Il presidente venezuelano Nicolas Maduro, in visita ufficiale in Cina, ha detto che esiste “una cospirazione internazionale per cercare di far credere al mondo che il Venezuela è un paese in fallimento“. L’accusa arriva a tre settimane dal declassamento del rating di Caracas da parte dell’agenzia Fitch, che l’ha tagliato a un livello riservato agli Stati a un passo dal crac. Peraltro Moody’s già nel dicembre 2013 aveva fatto una previsione analoga, riducendo di due gradini in un colpo solo il merito di credito del Paese. Che, in seguito al crollo del prezzo del petrolio, da cui deriva il 96% delle entrate statali, attraversa una crisi economica senza precedenti: l’inflazione è al 63,6% e il Pil si è ridotto del 2,3% nel quarto trimestre del 2014. Con la conseguenza che la popolarità del presidente è crollata in pochi mesi dal 30,2 al 22,6%.
In questo contesto arriva però il soccorso di Pechino: Maduro ha annunciato la firma di accordi per oltre 20 miliardi di dollari destinati a investimenti in progetti industriali ed energetici. Non è stato precisato se sia prevista anche la concessione di una nuova linea di credito. La notizia degli accordi è arrivata nella seconda giornata del viaggio del successore di Hugo Chavez nella capitale cinese, dopo un incontro formale con il presidente Xi Jinping e numerose riunioni con dirigenti economici locali, ed è stato presentato come un grande successo dalla stampa ufficiale di Caracas. “Questo è un incontro fra civiltà, un incontro storico nella lotta dei popoli che non hanno voluto accettare lo schiavismo che è alla base del colonialismo“, ha detto Maduro, aggiungendo che la Cina “sta dimostrando che si può essere una potenza senza pretese imperiali o egemoniche“. Al contrario, è il sottinteso, dei Paesi occidentali che “cospirano” contro Caracas.
L’ottimismo di Maduro non è però condiviso da molti esperti, come Orlando Ochoa, docente dell’Università Cattolica di Caracas, secondo il quale “i cinesi gli hanno dato qualcosa perché potesse annunciare qualcosa e non fare brutta figura”, ma “in realtà questi progetti di investimento sono lettere di intenzione che arriveranno a termine tra anni, e se si danno le condizioni”, come dimostra il fatto che “esistono progetti di questo tipo per oltre 150 miliardi di dollari già firmati in Venezuela che non sono mai stati applicati”.