I nomi dei fratelli franco-algerini ricercati per la strage di Parigi erano inseriti da anni in una lista di persone da tenere sotto controllo per minacce terroristiche e in una no-fly list. E Alfano venerdì ha rivelato che il più giovane era conosciuto anche alle nostre forze di sicurezza
Erano in due database di sicurezza degli Stati Uniti, compresa la “black list” delle persone da tenere sotto controllo per minacce terroristiche. Ma uno dei due era noto anche alla polizia italiana. Mentre in Francia continua la caccia all’uomo per fermare Said e Cherif Kouachi, i fratelli franco-algerini di 34 e 32 anni ricercati perché sospettati di essere gli attentatori che mercoledì hanno fatto strage nella redazione di Charlie Hebdo, da entrambi i lati dell’Atlantico arrivano notizie inquietanti sull’efficienza delle forze di sicurezza e di intelligence internazionali.
Negli Usa i Kouachi, stando a quanto riferiscono fonti del governo, erano stati inseriti anni fa in due database di sicurezza, uno altamente riservato – Tide – che contiene informazioni su 1,2 milioni di possibili sospetti terroristi e uno più piccolo, una “no-fly list” tenuta dall’agenzia Terrorist Screening Center. L’emittente Abc News riporta che i fratelli erano in quelle liste da anni. Un portavoce del Terrorist Screening Center, Dave Joly, non ha confermato né smentito la notizia. “Le rivelazioni di ogni inclusione o non inclusione di soggetti nei TSDB (terrorist screening database, ndr) significherebbero compromettere in modo significativo l’abilità del governo di indagare e agire contro il terrorismo”, ha detto Joly.
Venerdì mattina il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in un’informativa urgente alla Camera ha poi rivelato che Cherif Kouachi “era noto alle forze di polizia italiane in quanto implicato nelle filiere estremiste islamiche dirette in Iraq”, pur sottolineando che l’uomo “non è mai stato sul territorio nazionale”. In effetti è noto che Cherif è stato in carcere per 18 mesi (dal gennaio 2005 all’ottobre 2006) in Francia per avere provato a recarsi in Iraq, 10 anni fa, con l’obiettivo di combattere insieme a una cellula islamica. Lo ha ammesso, parlando alla Cnn, la ministra della giustizia francese Christiane Taubira, che ha spiegato come il giovane avesse partecipato alla jihad anche in Yemen.
Secondo fonti statunitensi ed europee vicine alle indagini Said Kouachi, il maggiore dei due, nel 2011 andava in Yemen una volta alla settimana per addestrarsi con i militanti di al-Qaeda nella penisola arabica (Aqap), uno dei gruppi più attivi. L’intelligence sta cercando di mettere insieme i collegamenti dei fratelli con lo Yemen. Una fonte dell’intelligence yemenita ha riferito a Reuters che Said in quell’occasione incontrò Anwar al Awlaki, l’imam americano-yemenita legato ad Al Qaeda e ucciso da un drone Usa nel 2011.