Le vignette irriverenti, l’assalto a Charlie Hebdo, i morti, lo sdegno e le condanne bipartisan. La storia si ripete ancora: dopo New York, Madrid, Londra e Parigi non è così difficile ipotizzare quale sarà il prossimo Paese nel mirino di Al Qaeda. Non diciamo niente per scaramanzia, incrociamo solo le dita e preghiamo in ginocchio che non tocchi a noi. Peccato, però, che nella storia dell’umanità c’entri molto poco la sorte e molto di più l’uomo che negli ultimi quattro millenni non ha fatto altro che mettercela tutta per autodistruggersi.
Non ci sono bombe intelligenti e bombe stupide, non ci sono missioni di pace o di guerra, non ci sono liberatori o terroristi, non ci sono islamici o cristiani, non ci sono buoni o cattivi, non ci siamo noi o loro; siamo tutti qui sullo stesso sassolino sperduto nell’universo dove una serie di eventi casuali ha permesso all’evoluzione di creare la vita. Ci sono voluti milioni di anni per plasmare il mondo in cui viviamo.
E cosa siamo stati capaci di fare noi in appena un paio di millenni? Siamo stati bravissimi ad alimentare la nostra avidità, l’attaccamento ai beni materiali e il perseguimento della ricchezza. E dove ci ha portato tutto questo? Ci ha condotto alle guerre, è ovvio: se ti serve qualcosa che non hai, devi prenderla a qualcun altro che non sarà certo disposto a regalartela, quindi dovrai prenderla con la forza.
E allora ecco il diamante dell’evoluzione, il nostro ingegno, messo a servizio della guerra: lance, spade, frecce, giavellotti, scudi, armature, cavalieri, eserciti, armate, flotte di navi, di aerei e di droni. E ancora: la polvere da sparo, le armi da fuoco, i cannoni, i missili, le armi biologiche e le bombe atomiche che, ricordiamocelo sempre, solo gli Stati Uniti hanno avuto il coraggio di lanciare per due volte a distanza di tre giorni uccidendo in pochi secondi almeno 200.000 civili innocenti, senza contare i danni provocati dalle radiazioni negli anni seguenti.
Io non sono uno storico e non tenterò neanche di cercare spiegazioni, ma credo che le immagini dei fratelli Kouachi che freddano il poliziotto musulmano Ahmed Merabet gridando “Allah è grande” sul marciapiede di boulevard Lenoir non vadano archiviate nella cartella “terrorismo”, quanto piuttosto nella cartella “Guerra” insieme alle immagini dei funghi atomici su Hiroshima e Nagasaki, a quelle dei milioni di ebrei, sinti, rom e gay gassati nei lager nazisti, insieme a quelle degli africani deportati come bestie nel nuovo mondo dagli schiavisti colonialisti, a quelle dei genocidi degli Inca, dei Maya, degli Atzechi e di tutti gli altri nativi americani trucidati in nome dell’evangelizzazione cristiana, dei giovani italiani morti di freddo nelle trincee o nella campagna di Russia senza aver mai sparato un colpo, a quelle dei prigionieri torturati ad Abu Ghraib o di quelli alimentati per via rettale a Guantanamo, a quelle dello studente che si parò davanti alla colonna di carri armati durante la protesta di piazza Tienanmen o a quelle della bambina vietnamita con la pelle liquefatta dal Napalm.
Quando tutte le immagini saranno insieme nello stesso posto, allora forse sarà chiaro anche a voi quale sarà la scena finale del film.
E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
(dal Vangelo secondo Giovanni 8, 7-11)
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