Mentre i due presunti killer sono asserragliati in una stamperia della zona industriale del paese a nord di Parigi, i bambini sono costretti a rimanere chiusi nelle classi, mentre le forze dell'ordine hanno intrapreso una trattativa con i sospetti
“Ho sentito il sindaco dire che stanno organizzando l’evacuazione delle scuole, operazioni che sono in corso anche anche nell’istituto dove studia la mia bimba più piccola, ma la direttrice mi ha detto che i bambini sono chiusi nelle classi, li stanno tenendo occupati in attesa che ci facciano sapere qualcosa. Sono molto preoccupato“. Kamel Larichi, 40 anni, di origini arabe, aspetta. Le sue due figlie sono rinchiuse insieme ad altri bambini in una scuola di Dammartin-en-Goele, nel dipartimento di Senna e Marna, a nord di Parigi, dove le forze dell’ordine hanno intrapreso una trattativa con i due fratelli Kouachi, sospettati di essere gli esecutori della strage di Charlie Hebdo.
Mentre i due presunti killer sono asserragliati con un ostaggio in una stamperia della zona industriale della città, i circa 9mila abitanti trattengono il fiato. I negozi sono chiusi, le strade deserte e i genitori aspettano con ansia di avere notizie sui propri figli chiusi a scuola secondo l’ordine del piano di confino che entra in vigore in casi di emergenza. In questo momento, gli alunni delle 4 scuole elementari e 4 materne, del liceo e delle medie del paese sono nelle loro classi in compagnia degli insegnanti.
“Mia figlia mi ha mandato dei messaggi sul cellulare, è molto spaventata perché non sanno cosa sta succedendo”, spiega Kamel Larichi che ha potuto sentire la ragazza di 13 anni soltanto via messaggio. Avendo sentito il sindaco della città alla televisione, si è precipitato a cercare di recuperare le figlie, ma un poliziotto gli ha spiegato che per ora non è possibile. Si aspetta l’ordine del prefetto che dovrebbe permettere l’evacuazione degli alunni, probabilmente a Mitry -Maury sotto scorta dei gendarmi. La scuola di una delle sue figlie, la più grande, di 13 anni, si trova proprio ai bordi della zona industriale e, come il liceo e la palestra, è circondata da imponenti forze dell’ordine.
La figlia più piccola, di 8 anni, è invece in una scuola materna più distante dal luogo dell’azione e Kamel, che ha sentito la direttrice al telefono, molto rapidamente, è preoccupato anche per lei, non avendo modo di rassicurare direttamente, anche se gli hanno assicurato che le maestre stanno facendo il possibile per distrarre i bambini. Altri genitori, non riuscendo né volendo tornare a casa ad aspettare con le mani in mano, sono fermi fuori dai cancelli di un’altra scuola elementare e hanno anche potuto intravedere alcuni dei loro figli nel passaggio dalle classi alla mensa nella pausa pranzo.
Le maestre non hanno lasciato che i piccoli si avvicinassero alla recinzione. Sono stati molto più fortunati di Kamel Larichi, però, che non ha potuto nemmeno rimanere davanti alla scuola media della figlia ed è stato subito allontanato dai gendarmi. “No, signore non si passa – gli ha spiegato in maniera gentile il poliziotto – ci pensiamo noi, i ragazzi sono a scuola, stia tranquillo”.