Il fondatore del social network interviene sul suo profilo in difesa della libertà d'espressione e ricordando di essere stato minacciato di morte da un estremista pakistano perché la piattaforma non vietava di pubblicare contenuti su Maometto. Ma tanti utenti lo criticano
“Tutto quello che dobbiamo evitare” è “un gruppo di estremisti che cerca di zittire la voce e le opinioni degli altri nel mondo”. Mark Zuckerberg interviene sul suo profilo Facebook per commentare l’attentato a Charlie Hebdo, nel corso del quale sono morte 12 persone. “Facebook – ha scritto – è sempre stato un posto dove le persone potevano scambiare i proprio punti di vista e le proprie idee. Rispettiamo la legge in vigore nei vari Paesi, ma non permetteremo che uno Stato o un gruppo di persone decida ciò che le persone possono condividere nel mondo”.
Il fondatore del social network scrive inoltre di essere stato minacciato di morte da un estremista islamico pakistano “perché Facebook non vieta di pubblicare contenuti offensivi sul Profeta Maometto“. A proposito dei commenti che lo riguardano, Zuckerberg ha precisato che ”parlare del Profeta Maometto non è contrario alla nostra politica. Abbiamo bloccato i contenuti (offensivi, ndr) in Pakistan dove è illegale (parlar male di Maometto, ndr), ma non li bloccheremo nel resto del mondo dove è legale”. Usando l’hashtag #JeSuisCharlie per porgere le proprie condoglianze alle vittime del massacro di Parigi, Zuckerberg ha scritto che “il mio pensiero è alle vittime, alle loro famiglie, al popolo della Francia e a quello del mondo che ha scelto di condividere le proprie idee e i propri punti di vista, anche quando bisogna avere coraggio” per farlo.
Ma le sue parole hanno suscitato anche le critiche di molti utenti. C’è chi ritiene il post “ipocrita” perché proprio l’account di Charlie Hebdo nel 2011 venne minacciato di chiusura dal social a causa dei contenuti postati online. Allo stesso tempo, però, i commenti offensivi continuavano a moltiplicarsi sulla pagina della rivista senza che la piattaforma effettuasse alcun intervento e impedendo agli amministratori del giornale di editarli o cancellarli. Inoltre, c’è chi lo accusa di non avere mai condannato “atti barbarici” avvenuti in Siria, Iraq, Afghanistan e Medio Oriente, e chi ancora gli ricorda che il “suo” social network continua a bannare innumerevoli pagine che postano semplicemente contenuti comici e inoffensivi. Infine, alcuni commentatori sottolineano che hate speech e libertà di espressione sono concetti tra loro diversi. E si rivolgono a lui dicendogli: “Educate yourself“.