Anno nuovo, vecchi problemi per Croce Rossa Italiana. L’ente pubblico è riuscito ad ottenere in extremis, grazie a una norma inserita nel decreto Milleproroghe, lo slittamento di un anno della privatizzazione che a gennaio 2015 avrebbe dovuto renderla un’associazione di diritto privato. Il comitato nazionale e i 19 presidi regionali avranno quindi più tempo per metabolizzare il cambiamento. Ma la trasformazione, già completata per le sezioni locali e provinciali, non sarà comunque indolore. Soprattutto perché il decreto legge 178 del 2012, che ha dettato i tempi di questa rivoluzione, non ha chiarito quale sarà il destino dei dipendenti in esubero né quantificato l’impatto del cambiamento sul servizio offerto ai cittadini.
Secondo la Cgil, la situazione sul fronte lavoratori resta molto preoccupante: le stime sindacali parlano di 4mila posti di lavoro a rischio per il personale civile e 1000-1.400 per quello militare. “L’attuale gestione della Cri spera in una facilità di “rientro a casa” dei militari che credo sia difficile immaginare, visto che il ministero della Difesa è in fase di ridimensionamento e ha 30mila dipendenti in uscita”, spiega Salvatore Chiaramonte, segretario generale funzione pubblica Cgil. Dal canto suo, la Croce Rossa è convinta che gli esuberi saranno al massimo un migliaio in tutto. “Il contingente del Corpo militare sarà di 300 persone – spiega una nota dell’ente – Gli altri, che rientrano nei 1.100 già dipendenti della Croce Rossa, non perderanno il lavoro, ma continueranno a operare da civili come hanno sempre fatto”. Per l’ente guidato da Francesco Rocca “l’unica vera battaglia da fare è quella dei 175 richiamati, gli unici a rischiare veramente”.
Al di là del balletto delle cifre sugli esuberi, resta il fatto che il sindacato chiede chiarezza sulle modalità con cui avverrà la privatizzazione dell’ente in forti difficoltà finanziarie. “E’ necessario che il ministro Marianna Madia preveda la mobilità: il personale sanitario, ad esempio, può essere reimpiegato nel pubblico dove c’è carenza di organico. Altrimenti c’è il serio rischio di sprecare risorse preziose”, aggiunge Chiaramonte.
Ma quale sarà l’effetto della privatizzazione della Cri sui servizi ai cittadini? Secondo i vertici dell’ente c’è stato un deciso recupero di efficienza. Per il sindacato invece è ancora presto per esprimersi. “Misureremo l’impatto della trasformazione dei comitati locali e provinciali – conclude Chiaramonte – Per ora posso solo dire che i dipendenti hanno accettato un pesante taglio ai salari, ottenendo la stabilizzazione dei precari. Quanto ai servizi, i segnali negativi non mancano. Il Centro educazione motoria di Roma (gestito dalla Cri e finanziato, cumulando ritardi su ritardi, dalla Regione Lazio, ndr) ha già licenziato 25 persone. Oggi si lavora con un organico ridotto per offrire il delicato servizio della riabilitazione motoria ai diversamente abili”.
Per il sindacato, insomma, la minore spesa pubblica sanitaria comporterà per forza di cose una riduzione dei servizi di primo soccorso e delle ambulanze in cui sono impegnati la maggior parte dei 150mila volontari. In più l’introduzione di una filosofia privatistica per la Croce Rossa inciderà sulla qualità dell’assistenza, settore con numeri importanti che, come è emerso prepotentemente in seguito allo scoppio dello scandalo di Mafia Capitale, fanno gola anche alla malavita organizzata. Un esempio fra tanti: il Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma. La struttura era gestita fino a poco tempo fa dalla Croce Rossa al costo di 60 euro a persona. Recentemente è stata indetta una gara al massimo ribasso per l’appalto del servizio, che è stato assegnato a un consorzio franco-italiano al prezzo di 28,8 euro pro-capite. La cifra però non copre il costo per il personale finora impiegato. Di conseguenza la forza lavoro è stata più che dimezzata. Difficile quindi definire oggi il prezzo finale, contabile e sociale, dell’operazione Ponte Galeria. Così come è molto complesso individuare con certezza quello della privatizzazione della Croce Rossa Italiana.