Il car sharing non è uguale per tutti. Prendiamo l’industria premium. Mercedes
Più soft la strategia di Bmw con il servizio DriveNow, attivo solo in 5 città tedesche (Monaco, Berlino, Düsseldorf, Colonia e Amburgo) e a Vienna e San Francisco: 360 mila clienti e una flotta di 3 mila vetture, Bmw e Mini. A primavera si aggiungerà Londra, una città che invece Car2go ha abbandonato, inizialmente con 30 elettriche i3 per poi arrivare a 300 auto totali.
Incerta invece Audi. Oppure più che sicura. Fate voi. Luca De Meo, membro del Board e responsabile marketing e vendite Audi, mi ha detto recentemente che “con il car sharing non si fa business“. Almeno come è stato pensato fino ad ora.
Ecco perché il gruppo di lavoro di De Meo ha un’altra idea: “Il car sharing per come lo vediamo noi deve diventare un servizio aggiuntivo per i nostri clienti“. Nulla da fare quindi per il servizio pubblico aperto a tutti adottato dalle rivali Mercedes e Bmw. Tre le strade intraprese fino a oggi da De Meo: l’Audi Select e il Corporate Car Sharing a Berlino e l’Audi Unite a Stoccolma. Tre forme differenti basate sulla condivisione di diverse auto tra un unico cliente, tra dipendenti della stessa azienda oppure di un acquisto di una stessa auto fatto da più persone.
La sfida fra Audi, Bmw e Mercedes per la conquista del primato mondiale del mercato premium si gioca insomma anche sul car sharing: chi vincerà?
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