Correva l’anno 2003, l’anno della guerra in Iraq e la stampa internazionale, un po’ meno quella italiana, metteva in guardia gli Stati Uniti e i suoi alleati sull’opportunità di attaccare militarmente un Paese accusato di possedere le famigerate armi di distruzione di massa, armi che non furono mai trovate, armi che l’allora capo degli ispettori dell’Onu, Hans Blix, insisteva a definire inesistenti. A proposito, che fine ha fatto Hans Blix? Sarebbe interessante saperlo dato che dopo di allora nessuno più lo interpellò.

Colin-Powell

All’epoca Gianfranco Funari conduceva una trasmissione di approfondimento su Odeon Tv, io ero al suo fianco come autrice e co-conduttrice e durante la riunione di redazione nelle ore che seguirono il discorso del segretario di Stato americano Colin Powell al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio decidemmo di mandare in onda per intero quel discorso tradotto in italiano perché era qualcosa che ci riguardava da vicino. Colin Powell su indicazione del presidente George W. Bush parlò agitando la famosa fiala contenente una polvere bianca per convincere l’America e il mondo intero dell’esistenza della cosiddetta “smoking gun”, la pistola fumante, la prova mai provata dell’esistenza dell’antrace e delle micidiali armi batteriologiche nelle mani di Saddam Hussein, la prova che era giusto, opportuno e assolutamente urgente muovere guerra contro l’Iraq e il suo sanguinario dittatore che rifiutava di disarmarsi spontaneamente.

Contrariamente a ciò che qualcuno può sostenere però quel discorso non riguardava soltanto i cittadini americani bensì i cittadini di tutto il mondo e soprattutto i cittadini di quei Paesi i cui governi avrebbero appoggiato gli Usa non solo con l’invio in Iraq di aiuti umanitari per la popolazione civile ma anche di mezzi militari pesanti e soldati. Quindi anche l’Italia che di lì a poco avrebbe pagato a carissimo prezzo il suo contributo con l’attentato di Nassiriya, sacrificio reso ancor più inutile dalla successiva scoperta che gran parte delle informazioni e delle ricostruzioni presentate da Colin Powell erano false, non c’erano laboratori mobili ne enormi arsenali di armi di distruzione di massa. Nessun’altra televisione italiana, nemmeno quella del servizio pubblico, mandò in onda per intero quel discorso e noi, come tanti altri italiani credo, ci siamo sempre chiesti il perché.

E’ la stessa domanda che mi sono fatta l’altra sera quando ho constatato che soltanto Enrico Mentana su La7 e ha deciso di mandare in onda in prima serata uno speciale sull’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo mentre le altre reti, non il servizio pubblico, hanno pensato di modificare il palinsesto per fare altrettanto. Le dodici persone assassinate a sangue freddo da un commando di terroristi armati fino ai denti mentre stavano facendo una riunione di redazione non è qualcosa che riguarda anche noi italiani? L’Italia non è in Europa? La sede del giornale difesa in maniera inadeguata nonostante la soglia altissima di allarme non è argomento di cui si dovrebbe trattare in modo approfondito se non altro per evitare di commettere gli stessi errori? Il fanatismo e il terrore sono argomenti che vanno bene solo quando si deve fare campagna elettorale e convincerci che bisogna chiudere le frontiere?  O forse la cancellazione dello sceneggiato in onda su Rai Uno era questione di vita o di morte?

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