Il primo regolamento antisismico europeo fu redatto ai tempi di Ferdinando IV di Borbone, a seguito del grande terremoto che in Calabria uccise circa 30000 persone, nel 1783. Non è un primato qualsiasi, visto che il nostro territorio è soggetto a una costante emergenza sismica. Sono cambiate le tecnologie costruttive, certo: l’avvento del calcestruzzo armato e l’impiego dell’acciaio nelle strutture, in primis.
Deve far riflettere soprattutto il fatto che, in un momento storico tanto distante, si fosse arrivati a delineare un regolamento e un sistema costruttivo in grado di sostenere efficacemente le sollecitazioni sismiche, scongiurando il collasso strutturale. Il sovrano borbonico non fece ricorso a baracche o container, ma tenne conto delle competenze locali delle maestranze e ai materiali reperibili in loco.
La ricostruzione postsismica, guidata da un corposo team di ingegneri, permise la ricostruzione di qualche decina di città. Una parte di esse fu ricollocata in luoghi più sicuri. Altre, come Reggio Calabria, furono ricostruite sul posto. Le Istruzioni sottoscritte dal Re Ferdinando prevedevano consistenti sezioni stradali (6-8 metri le secondarie; 10-13 quelle principali), piazze maggiori per il mercato e altre piazze minori, commisurando questi spazi alla popolazione, in modo che potessero fungere anche da utili posti di rifugio in caso di emergenza.
Al di là degli aspetti storici e urbanistici di quella poderosa “ricostruzione”, il cuore tecnologico delle nuove costruzioni era rappresentato da un accorgimento strutturalmente assai efficace: l’inserimento nelle murature in materiale lapideo di una struttura tridimensionale lignea, così da consentire ai maschi murari di resistere alle sollecitazioni sismiche orizzontali, senza pervenire agevolmente ai tipici quadri fessurativi a “X” che possiamo vedere ancora oggi nelle nostre costruzioni a seguito di eventi sismici significativi.
Durante il XVIII secolo iniziarono i grandi scavi archeologici di Ercolano (immagine 1) e Pompei, da cui poi riemersero le strutture miste di muratura e legno delle case del I secolo d.C.. In queste costruzioni, la struttura lignea presentava lo stesso spessore della muratura, mentre, nella tecnologia settecentesca, detta “Casa Baraccata”, essa costituiva una vera e propria armatura interna, trovando un precursore nella “Gaiola” portoghese (immagine 2), che prese il nome di “Pombalina”, dal nome del Marchese di Pombal, che fu codificata traendo spunto dalle costruzioni rimaste in piedi a seguito del sisma di Lisbona del 1755.
La tecnica costruttiva del regolamento del 1700, come emerge ad esempio dai corposi studi del Prof. Randolph Langenbach, ha avuto significativi precursori nei paesi mediterranei e non solo: a Kabul, in Turchia, dove simili strutture prendono il nome di hımış, in Portogallo e Grecia.
A livello scientifico internazionale, si parla oggi di timber framed with masonry infill. Ciò che il prof. Langenbach ha inteso porre in evidenza è che assai spesso nelle città colpite da forti terremoti, in uno scenario di desolazione e crolli di edifici con strutture in calcestruzzo armato mal costruite, son rimaste sorprendentemente in piedi strutture in muratura dotate di rinforzi lignei.
È il caso della costruzione himis riportata nella (immagine 3), rimasta in piedi a seguito del terremoto turco del 1999. In primo piano, una costruzione in calcestruzzo armato completamente collassata. Nel suo intervento presso il recente convegno H.Ea.R.T 2013, organizzato dal Cnr presso Cosenza, Langenbach ha inteso rimarcare lo sforzo degli ingegneri napoletani, nel 1700, di codificare l’ingegneria antisismica, passando da un approccio tradizionalmente empirico a un sistema rigorosamente disciplinato da calcoli matematici. Ho sentito il prof. Langenbach in questi giorni, per porre alcune domande sul sistema costruttivo del ‘700 borbonico, descritto da Giovanni Vivenzio, nel suo “Istoria de’ Tremuoti”, nel 1783, come “Casa baraccata”. Il vantaggio di includere la muratura in un telaio tridimensionale di aste lignee permette di favorire il comportamento strutturale d’insieme, in modalità 3-D. Non a caso, la principale debolezza alle azioni sismiche delle strutture murarie è rappresentata proprio dal mancato ammorsamento dei conci nelle murature, la sconnessione tra pannelli murari limitrofi e, per l’appunto, un mancato comportamento di tipo “scatolare”.
Assai interessante il caso del palazzo del Vescovo di Mileto, ricostruito dopo il 1783 adottando gli accorgimenti antisismici contenuti nel regolamento borbonico. La sua struttura ha attraversato oltre 200 anni di storia e sismi significativi, come quello di Messina del 28 dicembre 1908.
I ricercatori del Cnr hanno presentato risultati molto interessanti nel 2013 nel corso del convegno H.Ea.R.T 2013. Essi hanno dimostrato che il sistema costruttivo settecentesco borbonico può resistere a eventi sismici di una certa rilevanza e che questa tecnologia, fatti i dovuti approfondimenti e con design innovativi dei dettagli costruttivi, potrebbe essere applicata a moderne costruzioni, garantendo sicurezza strutturale agli abitanti.
Fa riflettere che, sul finire del 1700, a seguito di un sisma grave si fosse in grado di ricostruire decine di città con tecniche progettuali innovative mentre oggi, in quelle stesse terre, non si riesce nemmeno a realizzare un’autostrada…
Ringrazio il prof. Randolph Langenbach (http://www.conservationtech.com/) per la disponibilità a fornirmi le immagini riportate in questo intervento e per i preziosi suggerimenti inerenti la tecnologia costruttiva qui brevemente descritta. [English version]
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