Nello stabilimento lucano di Fiat Chrysler si chiude la cassa integrazione ed è previsto il rientro immediato dei 5.418 dipendenti. E l'amministratore delegato prefigura 1.000 nuovi inserimenti con il nuovo contratto a tutele crescenti. Ma in realtà all'inizio saranno tutti interinali
“A Melfi avremo mille lavoratori nuovi di zecca che senza il Jobs act sarebbero stati assunti come interinali“. Se fino alla scorsa primavera pensava che la riforma del lavoro targata Matteo Renzi non avrebbe influenzato in alcun modo i destini dell'(ormai ex) Lingotto, nel 2015 Sergio Marchionne sembra aver cambiato idea. In mezzo c’è stato il più che amichevole incontro con il premier a Detroit. E ora l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles ritiene che le nuove norme – peraltro i decreti delegati varati il 24 dicembre devono ancora essere pubblicati in Gazzetta ufficiale – avvicinino l’Italia al resto del mondo. “Non siamo più una realtà anomala“, ha detto il manager in conferenza stampa nella sede statunitense. Annunciando che nello stabilimento Sata di Melfi saranno assunti 1.000 nuovi lavoratori. “Assumiamo perché ne abbiamo bisogno”, ha aggiunto Marchionne, ma “il fatto che ci sia un sistema di regole che aiuta a gestire anche una potenziale contrazione del mercato aiuta moltissimo”. Chiaro riferimento alla possibilità di licenziare senza i lacci e lacciuoli dell’articolo 18.
L’occasione per commentare le novità in arrivo sul fronte legislativo è stata proprio l’annuncio della chiusura della cassa integrazione per Melfi, con il rientro immediato al lavoro di tutti i 5.418 dipendenti. Nei prossimi tre mesi, ha annunciato il gruppo, saranno inoltre inseriti nella fabbrica che produce i due nuovi modelli Jeep Renegade e Fiat 500X “1.500 nuovi lavoratori”. In realtà, come chiarito da Marchionne, i nuovi assunti saranno mille, “mille lavoratori nuovi di zecca che senza il Jobs act sarebbero stati assunti come interinali”. E lo saranno anche adesso, “inizialmente”, sia perché i decreti devono ancora entrare in vigore sia perché il gruppo aspetta di vedere l’evoluzione del mercato. Solo “una volta stabilizzati i volumi produttivi e in ragione dell’andamento della domanda e dei risultati negli oltre 100 mercati dove le vetture saranno vendute”, si legge infatti nel comunicato di Fca, “alle persone inizialmente inserite con contratto interinale potrà essere proposto il nuovo contratto a tutele crescenti, attualmente in via di definitiva approvazione”. Altre 350 persone saranno temporaneamente trasferite dagli stabilimenti di Cassino e da quello di Pomigliano d’Arco. Stando alla nota del gruppo, sarà così possibile “saturare totalmente le potenzialità produttive dell’impianto”.
Alle domande dei giornalisti sulla quotazione della Ferrari, annunciata a fine ottobre, Marchionne ha ribadito che dovrebbe andare in porto entro il primo semestre del 2015, ma non è stata ancora decisa la seconda piazza per la quotazione oltre a Wall Street. Harald Wester, il numero uno di Maserati e del brand Alfa Romeo, ha poi sottolineato che gli otto nuovi modelli di Alfa previsti dal piano industriale al 2018 saranno prodotti tutti in Italia. La Giulia e il Cuv dovrebbero essere costruiti a Cassino, mentre gli altri sei modelli dovrebbero essere assemblati fra Cassino e Mirafiori.
L’annuncio delle assunzioni a Melfi è stato accolto positivamente dai sindacati: “Una splendida notizia che premia la responsabilità del sindacato nel condividere scelte ed obiettivi col gruppo Fca in Italia”, ha commentato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Il sito produttivo della Fiat in Lucania produrrà a pieno regime con turni di lavoro di 18 ore e ciò significa livelli occupazionali e produttivi assicurati a lungo termine.