E' la scoperta dei vigili del fuoco di Brindisi durante il primo tentativo di calarsi nelle parti più basse del traghetto andato a fuoco la notte del 28 dicembre. Prende corpo l’ipotesi che l'incendio sia divampato nei ponti 3 o 4, il primo dei quali è quello di accesso dei mezzi
Tanto fumo, aria irrespirabile ma mezzi pressoché intatti. Doveva essere un primo blitz in quella che si riteneva potesse presentarsi come una delle parti più danneggiate dall’incendio. Si è trasformata in una grande sorpresa che restringe lo spazio in cui il rogo ha avuto origine. Nei ponti 1 e 2 della Norman Atlantic le autovetture non sono state intaccate dalle fiamme, se non in minima parte. Lo hanno scoperto domenica pomeriggio i vigili del fuoco di Brindisi durante il primo tentativo di calarsi nelle parti più basse del traghetto andato a fuoco la notte del 28 dicembre, dopo aver spento gli ultimi focolai e aperto le porte pilota nella giornata di sabato. È altamente improbabile, quindi, che l’incendio abbia avuto origine nei locali garage più carichi di mezzi, apparsi pressoché intatti ai primi pompieri che si sono aperti una via riuscendo ad affacciarsi nella pancia della motonave.
Prende quindi corpo l’ipotesi che l’origine del rogo debba essere ricercata nei ponti 3 o 4, il primo dei quali è quello di accesso dei mezzi sulla Norman Atlantic, lo stesso in cui una passeggera greca, Urania Thireou, ha riferito a Il Fatto Quotidiano d’aver sentito, poco prima della sosta a Igoumenitsa, quattro membri dell’equipaggio discutere “perché c’erano solo quattro spine”. Un dialogo che potrebbe riferirsi agli attacchi per i camion frigoriferi che necessitano di corrente per alimentare le celle e non far deperire la merce.
Domenica è stato anche il giorno della prima ispezione a bordo del team di medici legali guidati dal professore Francesco Introna. La ricognizione si è limitata ai piani superiori e ad alcune cabine finora rimaste chiuse. Oltre non è stato possibile procedere a causa delle alte concentrazioni di monossido di carbonio che rendono difficile una lunga permanenza nei tre piani più bassi. Non sono stati ritrovati cadaveri e, riferiscono gli investigatori, nel ponte 3, anche qualora vi fossero state vittime, sarà difficile rintracciarne tracce biologiche – se non ossa calcinate – perché le alte temperature raggiunte durante l’incendio hanno risparmiato solo le lamiere di autovetture e tir. Dei dettagli del sopralluogo è già stata informata la Procura di Bari, che per il momento ha iscritto nel registro degli indagati il capitano Argilio Giacomazzi, l’armatore Carlo Visentini e altre quattro persone per naufragio, omicidio colposo plurimo e lesioni.
Oggi gli investigatori di polizia e carabinieri, delegati dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capasso, torneranno sul relitto ormeggiato nel porto di Brindisi. I nuovi rilievi porranno l’accento sull’analisi dello stato dei luoghi e dei sistemi d’allarme della nave, in particolare sul dispositivo antincendio. Mentre a Bari, a partire dal primo pomeriggio, sono in programma le autopsie di nove delle undici vittime accertate del rogo divampato mentre la Norman Atlantic navigava verso Ancona con circa 500 persone a bordo. Due corpi, avvistati in mare durante i soccorsi, non sono stati recuperati mentre all’appello mancano ancora tra le dieci e le quindici persone, nove delle quali greche. Il numero è ancora impreciso – probabilmente undici – a causa delle difficoltà incontrate finora dagli inquirenti nel ricevere una lista d’imbarco definitiva.