L'ex leader della Cgil dichiara di non riconoscere l'esito della consultazione e annuncia "possibili esposti in procura". A ilfatto.it: "Futura alleanza con la destra farebbe perdere i voti a sinistra". La vincitrice renziana: "Saranno anni rock". Alle urne 55mila elettori Pd
Se il futuro sarà davvero rock, come preannuncia una scatenata Raffaella Paita, vincitrice delle Primarie liguri del Pd, il presente scricchiola e invia i segnali dell’ennesimo scontro interno al partito senza esclusione di colpi. Sergio Cofferati, sconfitto alle urne con quattromila voti di scarto, già dalla tarda serata di domenica aveva fatto sapere di non accettare il risultato e di voler ricorrere agli organi di garanzia del partito. Senza escludere – se le irregolarità risultassero decisive nel determinare l’esito del voto – di chiamare in causa la procura della Repubblica. “Gravi irregolarità nello svolgimento del voto” conferma a ilfattoquotidiano.it l’ex segretario della Cgil. Ad Albenga, dove Paita ha stravinto raccogliendo oltre 1000 dei 1300 voti, si sono notate comitive di extracomunitari indirizzate ai seggi. Alla Spezia gruppi di cinesi sono stati visti recarsi a votare e Paita è stata allontanata dal seggio Allende. A Lavagna folta la presenza di sudamericani, nei quartieri genovesi di Certosa (Valpolcevera) e Bolzaneto si è segnalato rispettivamente l’insolito attivismo della folta comunità siciliana di Riesi e della comunità Rom. Senza contare esponenti e noti elettori del centrodestra improvvisamente folgorati dall’offerta politica del Pd. Insomma, un quadro inedito che Cofferati ha interpretato come una chiara violazione delle regole delle Primarie. Proprio stamani, il Collegio regionale dei garanti per le primarie ha ricevuto segnalazioni relative a “gravi irregolarità nello svolgimento delle operazioni elettorali” da parte dell’europarlamentare e altre due persone. Il Collegio ha rinviato a mercoledì ogni decisione in attesa della documentazione integrativa preannunciata nelle segnalazioni.
Tornando alla consultazione, sono andati alle urne quasi 55mila elettori liguri del centrosinistra. Correva anche Massimiliano Tovo per il Centro democratico, fermato ad un modestissimo 1,27%, poco più di seicento voti contro i 28.917 della Paita e i 24.826 di Cofferati. Non tutti coloro che si sono recati alle urne erano elettori o simpatizzanti del Pd e del centrosinistra. Se si sta all’appello che Paita aveva rivolto – apertis verbis – anche ai sostenitori del centrodestra. Che infatti, a dar retta alla cruda eloquenza dei numeri, si sono schierati in massa al suo fianco.
Se si esclude infatti Genova e il Tigullio (Rapallo, Santa Margherita, Chiavari e Lavagna), la vittoria dell’aggressiva assessora alle Infrastrutture, erede del governatore uscente Claudio Burlando, risulta quasi omogenea e totale. Prima alla Spezia, sua terra d’origine, col 67,35% dei voti contro il 31,98% del rivale. Prima nella provincia di Savona con percentuali pressoché identiche, prima nella provincia di Imperia (57,78% contro 41,38%), antico feudo dell’ex ministro Claudio Scajola, rais decaduto ma non ancora uscito di scena. Cofferati ha tenuto a Genova dove ha raccolto il 63,05% ma questa volta il peso demografico del capoluogo non è bastano ad indirizzare il risultato. E anche questa è una novità. La perdita di importanza del capoluogo ligure segnala la parcellizzazione del potere. Paita è spezzina e non era mai capitato che un provinciale scalasse così rapidamente le gerarchie del partito. Certamente fa specie che la provincia genovese che conta quasi la metà dell’intera popolazione ligure abbia avuto alle urne meno di ventimila votanti, mentre la provincia di Savona abbia superato gli 11mila. E qui tornano in discussione le regole del gioco. Hanno senso le primarie aperte imposte da Paita, nelle quali chiunque sia residente in regione può votare? Questa tornata elettorale ha segnato la fine di una pratica di democrazia diretta che il Pd aveva giustamente innalzato a simbolo della propria politica. Ma quella era un’altra epoca.
Claudio Burlando, governatore uscente, respinge i sospetti.”La vittoria di Paita è netta, quattromila voti. Non vedo motivo di contestare il risultato. Anche noi potremmo segnalare episodi a favore di Cofferati. A Migliarina (Spezia) attivisti della Cgil hanno condotto molti residenti marocchini a votare per lui. Le Primarie erano diventate una sorta di referendum sui dieci anni del mio mandato in Regione – dice a ilfattoquotidiano.it – Una sconfitta per me sarebbe stata molto dolorosa”. Burlando nega che la spaccatura profonda provocata dall’aspro confronto elettorale interno possa riprodursi nelle scelte politiche del partito: “Le alleanze? Abbiamo sentito tutti il vicesegretario Guerini ricordare che è il Pd nazionale che le decide. Il quadro politico a Roma andrà chiarendosi con l’accordo fra Ncd e Udc che andranno a formare una nuova entità politica chiamata, credo, Area popolare, con la quale anche in Liguria dovremo confrontarci”. Lo schema ligure dunque è deciso. La cambiale firmata da Paita al centrodestra in qualche modo andrà onorata.
Il punto adesso, contestazioni a parte, è tutto politico. Come si muoveranno Cofferati e i suoi di fronte alla conclamata intenzione di Paita di chiudere a sinistra (peraltro ricambiata, il deputato di Sel, Stefano Quaranta ha chiarito: “Mai al governo della Liguria con lei?”. Sergio Cofferati ne ragiona con ilfattoquotidiano.it. “Se come dice Burlando è il Pd nazionale che decide le alleanze locali siamo di fronte ad un fatto inedito e molto grave. Non era mai accaduto. Quanto alla formula prospettata, ricordo che il governo di larghe intese venne promosso da Napolitano perché mancava una maggioranza in Parlamento. Con l’accordo che avrebbe realizzato le riforme (compresa la legge elettorale) per poi tornare alle urne. E’ grave, ripeto, che ci si adagi su questo schema del tutto estraneo alla realtà ligure. E’ una penosa bugia. Paita ha deciso di governare col centrodestra ma secondo me sta ficcandosi in una avventura pericolosa. Le elezioni bisogna ancora vincerle. E se l’alleanza con i vari Saso, Minasso & Co, fascisti ed ex fascisti e indagati vari fosse certificata agli elettori, i voti che si guadagnerebbero a destra si perderebbero a sinistra. Con l’astensionismo ancora in crescita e la Lega in progresso, se il M5S trovasse un candidato minimamente affascinante i giochi potrebbero riaprirsi. E la vittoria del Pd più il centrodestra non sarebbe affatto scontata”. Cofferati si ferma lì. Non vuole neanche ipotizzare la formazione di una lista di sinistra come ha già le due sollecitato Quaranta. La battaglia vuole dunque condurla all’interno del Pd.