“Fermiamo una legge sbagliata e rischiosa per la libertà di informazione…”, questo il cuore dell’appello lanciato da decine e decine di giuristi, giornalisti, cittadine e cittadini che hanno ancora a cuore i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione. L’appello, rivolto a Renzi e al Parlamento, si riferisce al testo della legge sulla diffamazione attualmente in discussione alla Camera.

Tra qualche ora scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti nella sede della commissione Giustizia e, dal momento che si tratta di una “terza lettura”, l’iter per l’approvazione definitiva potrebbe essere brevissimo.

La prevista abrogazione del carcere, per altro espressamente richiesta dalle istituzioni europee, non può essere utilizzata per far passare norme sbagliate e pericolose in materia di rettifica, di diritto all’oblio, di sanzioni pecuniarie.

A tutto questo si aggiunga che, nonostante promesse ed impegni, nulla è stato fatto per contenere il fenomeno delle cosiddette “querele temerarie”, usate come strumento di intimidazione e scagliate, in questi giorni, persino contro quei pochi cronisti che hanno avuto il coraggio di indagare su “mafia capitale”; per non parlare dei veri e propri network della querela incaricati di tenere sotto tiro trasmissioni scomode a partire da Report.

In questo contesto sarebbe stato e sarebbe meglio se il Parlamento avesse deciso di accantonare il testo, oppure si fosse limitato a recepire le indicazioni arrivate dall’Europa. Altrimenti meglio nessuna legge che questa legge!

All’appello, sin qui, hanno aderito la Federazione della stampa con il segretario Franco Siddi, il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, il sindacato nazionale dei giornalisti della Rai, Vittorio Di Trapani, il presidente della Casagit Daniele Cerrato, Libera Informazione, Ossigeno, Valigia Blu, strenui difensori della libertà di informazione come Stefano Rodotà, Arturo Di Corinto, Guido Scorza, Fulvio Sarzana, Domenico D’Amati, decine di giornalisti da Milena Gabanelli a Marco Travaglio, da Giovanni Tizian a Lucia Annunziata, da Santo della Volpe a Lirio Abbate, da Alessandro Giglioli ad Arianna Ciccone, da Paolo Butturini a Raffaele Lo Russo, per citarne solo alcuni.

Donne e uomini distinti e distanti su quasi tutto, ma uniti in questa comune battaglia civile. Non sappiamo se questo appello sortirà il risultato sperato, ma sicuramente è positivo che sia crollato il muro del quasi silenzio, dell’omissione, della rassegnazione.

Quello che non andava bene con i governi del passato, non può e non deve andar bene neppure in questa stagione. Per questo vi chiediamo non solo di aderire, ma anche di favorirne la massima circolazione e diffusione, anche perché l’articolo 21 della Costituzione non riguarda solo i diritti dei giornalisti, ma anche quello di ogni cittadino ad essere informato senza essere “oscurato” da bavagli o censure di qualsiasi natura e colore.

In queste ore, dopo la brutale esecuzione di Parigi, non sono mancati i solenni e pubblici giuramenti, anche da parte dei governi, a tutelare la libertà di informazione ed il diritto di satira. Ora c’è un’ottima occasione per dare un seguito a quelle parole! Sul sito Change.org potete firmare l’appello #nodiffamazione.

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