Da rifare il processo all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, con il quale il 21 maggio era stato condannato a tre anni di carcere per appropriazione indebita di milioni di dollari di fondi pubblici. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione del Cairo che ha annullato la condanna riscontrando vizi procedurali nel primo processo. Rimane però il giallo se l’ex rais sia rimesso in libertà o meno. La tv di Stato egiziana cita una una “fonte della sicurezza” per annunciare che l’ex presidente e i suoi figli resteranno in detenzione dato che la decisione della Cassazione di celebrare di nuovo il processo non comporta una loro liberazione.
Mentre Farid el Dib, l’avvocato di Mubarak, sostiene che l’ex-presidente ha concluso il periodo di custodia cautelare e per questo sarà rimesso in libertà in attesa della celebrazione del nuovo processo ordinato della suprema corte. All’uscita del tribunale, il legale ha precisato che Mubarak resterà fuori dell’ospedale militare di Maadi, nella zona sud del Cairo, dove è detenuto per motivi di salute (l’ex rais a maggio compirà 87 anni).
Con la stessa accusa i figli di Mubarak, Gamal e Alaa, erano stati condannati a quattro anni di carcere. A maggio un tribunale del Cairo aveva infatti riconosciuto l’ex presidente colpevole di aver sottratto fondi pubblici per un valore di 100 milioni di lire egiziane, ovvero 14 milioni di dollari, destinati alla ristrutturazione dei palazzi presidenziali. Secondo l’accusa, Mubarak e i suoi due figli avevano utilizzato il denaro per i loro uffici e loro residenze private.
La Corte di Cassazione del Cairo aveva già annullato per vizi procedurali il processo che nel giugno 2012 aveva condannato l’ex rais all’ergastolo per omicidio di manifestanti antigovernativi durante gli incidenti della rivoluzione del 25 gennaio 2011. Il nuovo processo è culminato il 29 novembre scorso con l’assoluzione dell’ex presidente egiziano, così come del suo ex ministro dell’Interno, Habib El-Adly, e di alcuni ex capi dei servizi segreti. In quell’occasione Mubarak e i figli Alaa e Gamal sono stati assolti anche dalle accuse di corruzione e di guadagni illeciti mosse contro di loro nell’ambito di un’inchiesta sulla presunta vendita di gas naturale ad Israele a prezzi inferiori a quelli di mercato.