La confusione è il pane del Diavolo. Capire la natura del pericolo che abbiamo di fronte è essenziale. Gli assalti di Parigi non sono frutto di un complotto internazionale dei servizi segreti, e non sono neppure il segno di uno scontro tra civiltà, né questi terroristi sono l’avanguardia di milioni di islamici pronti a attaccare l’Europa come sostiene Salvini.
A Parigi ha agito un piccolissimo gruppo di sbandati e come vedremo questo è ampiamente dimostrato dagli errori grossolani che hanno compiuto. Il fatto che non siano guerriglieri super addestrati e organizzati è un punto essenziale da capire perché questo li rende molto più pericolosi e ci mette nella necessità di utilizzare sistemi di difesa diversi da quelli fin qui impiegati. Inoltre, la dinamica degli omicidi di Parigi contiene una serie di casualità incredibili che ci danno la possibilità di ritorcere la violenza contro chi l’ha gestita e di svelare i vizi profondi sia del pensiero dell’ala violenta dell’Islam sia delle componenti razziste di casa nostra. È come se colpendo la satira i terroristi siano stati contagiati e costretti a entrare dentro un fumetto satirico. Hanno vinto sul piano delle pallottole ma su quello della comunicazione hanno fatto un disastro. Ma andiamo per ordine…
Combattenti dilettanti. Pochi individui, smisuratamente fanatici e spietati che si buttano alla cieca, infischiandosene della loro stessa vita… O addirittura cercando la morte come premio divino. Forse sono realmente convinti che dopo la morte avranno decine di vergini al giorno sempre pronte e portarli più in alto del paradiso. Siamo alla follia, la stessa che porta Madame Le Pen a richiedere il ripristino della pena di morte in Francia; una pena con potere deterrente pari a zero contro individui tanto fanatici.
1) La prima azione che scopre il livello di preparazione dei due fratelli Kouachi è il loro ingresso in scena: sbagliano indirizzo; vanno all’archivio di Charlie Hebdo ma la redazione è due portoni più avanti.
2) Arrivati all’indirizzo giusto, già con i passamontagna in testa e le mitragliette spianate, non sanno come entrare perché occorre un codice per aprire il portoncino. Ma, ahimè, i due assassini hanno un gran colpo di fortuna. Arriva una giornalista e la costringono a digitare il codice. Se non fosse arrivata lei cosa avrebbero fatto? Due in mezzo alla strada in tuta da combattimento…
3) Finalmente entrati non sanno dove trovare i redattori. Se lo fanno dire dal portiere: sono al secondo piano. Poi lo ammazzano. Un altro errore che dà il tempo a molti di fuggire sul tetto. Compiuta la strage, tentano la fuga. Hanno i passamontagna in testa quindi sono convinti di poter far perdere le tracce… Lì per lì non cercano il martirio… Sono lenti e una, forse due auto della polizia li intercettano. Si salvano sparando come fossero in una strada di Damasco, mostrando un livello di determinazione che paralizza gli agenti.
4) Tamponano un’auto guidata da una donna e perdono così altro tempo. Li intercetta anche un poliziotto in bicicletta, che uccidono.
5-6) Dopodiché perdono una carta d’identità e un passamontagna con tracce di dna. Quindi nel giro di mezz’ora i loro nomi sono noti al mondo. Per inciso si sono scritti fiumi di inchiostro su questa perdita della carta di identità, qualcuno ha scritto che “non è mai successo un fatto del genere nella storia del terrorismo”. Mi permetto di obiettare, di episodi del genere è piena la storia del terrorismo e del crimine. Eccovi ad esempio sei casi di arresti avvenuti così (1–2–3–4–5–6)
7) Evidentemente i due fratelli non si sono premurati di procurarsi una seconda auto da usare per far perdere le proprie tracce. Quindi ne rapinano una minacciando il guidatore. Così dopo pochi minuti i poliziotti sanno con quale auto i due terroristi stanno fuggendo.
8) Riescono comunque a scappare ma poi si presentano in un distributore di benzina in divisa da combattimento e rimettono così gli agenti sulle loro tracce. Cercano di dileguarsi rubando una terza auto e si nascondono in una tipografia, sequestrandone il direttore; sperano ancora di non essere presi.
9) Ma non si danno la pena di ispezionare la nuova base e così non si accorgono che dentro c’è un dipendente, Lilian Lepere, che si è nascosto in uno scatolone dal quale manda sms alla polizia. I poliziotti circondano così il locale e i due assassini sono perduti.
10) L’altro terrorista, Amedi Coulibaly, entra in un negozio ebraico, un ragazzo, Yoav Hattab, riesce a rubargli una delle armi quando lui la appoggia sul bancone, ma la pistola si inceppa e lui lo uccide. Alla fine gli uomini uccisi saranno 4.
11) Non si accorge che una quindicina di altre persone si sono nascoste in una cella frigorifera.
12) Telefona a una radio, poi lascia aperta la comunicazione e così la polizia riesce a sentire tutto quello che succede nel negozio.
Ma è sparando alla cieca che i terroristi hanno commesso un grave errore politico. Infatti, in questa storia ci sono due eroi musulmani. Uno è pure nero! Vorrei notare che si tratta di una coincidenza assolutamente improbabile che abbiano avuto modo di dimostrare così platealmente il loro coraggio… È come se attraverso queste coincidenze lo spirito della satira avesse contagiato tutta l’azione degli assassini rendendo più chiaramente visibile il delirio della violenza islamica quanto quello dei razzisti cristiani. Il primo eroe è Ahmed Merabet, il poliziotto in bicicletta che da solo non esista a intercettare i due assassini di Charlie e viene ucciso mentre giace a terra ferito, con le mani alzate. Il discorso funebre di suo fratello sull’assurdità dell’odio verso l’Islam è di una lucidità e forza morale che resterà nel tempo. Il secondo eroe è Lassana Bathily, originario del Mali che lavora nel supermercato ebraico. Quando si accorge dell’irruzione del terrorista riesce a mettere in salvo 15 persone chiudendole in una cella frigorifera. E si ricorda pure di spegnere l’impianto di refrigerazione. Poi si cala con un montacarichi nell’interrato e da lì raggiunge la polizia fornendo informazioni preziose.
Questi due eroi dicono al mondo che i musulmani che vivono con noi sono la nostra prima risorsa contro i terroristi. E dicono ai musulmani di tutto il mondo che i terroristi sono prima di tutto nemici del popolo islamico (un altro musulmano viene ucciso all’interno di Charlie).
E anche uccidere i ragazzi di Charlie porterà loro grave danno. È vero che i vignettisti hanno preso in giro l’islamismo fondamentalista ma la comunità islamica francese ben sa che per 40 anni hanno deriso ben più violentemente i razzisti, gli xenofobi e i guerrafondai che hanno voluto la guerra in Somalia, Afghanistan e Iraq. E hanno denunciato con decisione i massacri di civili, le torture e il sostegno dato dagli Usa a Saddam, Bin Laden e l’Isis, quando facevano gli interessi Usa, l’appoggio occidentale ai peggiori dittatori e la rapina delle ricchezze dei Paesi in via di sviluppo prima causa della miseria. Colpire chi ha sempre difeso i musulmani contro tutti potrebbe rivelarsi un errore enorme. La nostra speranza sta nel fatto che la verità dei fatti alla lunga mostri il delirio dei violenti. A volte Dio non ferma i killer, si limita a deriderli.
Ps. Ho scritto un lungo articolo a proposito di Charlie, di Wolinski, Reiser e Willem e di quello che sono stati per me e per la nostra cultura: puoi leggerlo qui: La mia vita con Wolinski