La seconda categoria della pallacanestro italiana nel caos: i romagnoli abbandonando il campionato, che rischia di perdere anche i siciliani. "Chi non è in regola alla fine di ogni stagione, non dovrebbe avere la possibilità di partecipare alla successiva" attacca coach Perdichizzi
Forlì ha già chiuso i battenti, Barcellona corre il rischio di farlo a breve. E anche Napoli non se la passa bene. Il basket italiano perde pezzi lungo il tragitto e rischia di concludere la stagione con una truppa falcidiata dai ritiri. Si stesse parlando di un campionato minore, la questione non desterebbe scandalo. Ma che tutto questo accada nella A2 Gold, il secondo gradino della pallacanestro italiana, apre un grande interrogativo sullo stato di salute del movimento. Oltre a togliere pathos alla seconda parte di stagione perché la sedicesima e la quindicesima classificata, sulla carta, dovrebbero giocare gli spareggi per non retrocedere contro penultima e terzultima della A2 Silver, visto che il prossimo anno entra in vigore la riforma dei campionati e le due categorie si fonderanno. La rinuncia di Forlì ha già ridotto i playout, ‘salvando’ anche la terzultima della Silver. Ma se Barcellona dovesse annunciare il ritiro, tutte le squadre della seconda serie potranno brindare allo scampato pericolo con quattro mesi d’anticipo.
Il 2 gennaio la Fulgor Libertas Forlì ha rinunciato a proseguire il campionato, dopo aver visto i giocatori fermati in estate fuggire a gambe levate e con il portafoglio vuoto. Da dicembre è in allarme anche Barcellona Pozzo di Gotto, squadra che negli scorsi anni ha investito tanto senza mai riuscire a raggiungere la Serie A: stipendi non pagati, tesseramenti bloccati per lodi sportivi pendenti e “giocatori che fanno fatica a restare perché devono vivere in città ma non percepiscono le loro mensilità”, denuncia il coach dei siciliani Giovanni Perdichizzi. “Non ci sono le risorse che si erano messe nel budget di previsione. Ci avevano garantito che, ad agosto, era già coperto l’80 per cento di quanto si sarebbe speso, poi è crollato tutto. La situazione è drammatica”, afferma Perdichizzi a ilfattoquotidiano.it.
L’allenatore di Barcellona si è recentemente sfogato in conferenza stampa raccontando della totale assenza della società, guidata dall’imprenditore Immacolato Bonina, e di quanto questo intacchi la quotidianità della squadra fino al “dover dare i soldi al custode perché compri l’acqua per allenamenti e partite”. Si sono mobilitati i tifosi, raccogliendo 10mila euro. Ma si tratta di gocce in un mare di problemi che sta provando a risolvere anche il sindaco della città Maria Teresa Collica. “Ora però serve un segnale della proprietà. Devono dirci cosa vogliono fare. Finora ho tenuto insieme il gruppo parlandoci ma qui ci sono giocatori che percepiscono, anzi dovrebbero percepire, dei veri e propri rimborsi spese – spiega Perdichizzi – Se i soldi non arrivano per più mesi diventa davvero difficile vivere. Serve liquidità per far fronte al pregresso già maturato, subito”.
Altrimenti Barcellona è destinata a smembrarsi a stagione in corso. Come è accaduto a Forlì. In Romagna, durante l’estate, la società era finita nelle mani di Massimiliano Boccio, ex giocatore e già proprietario della Caffè Maxim, società di bar in franchising poi fallita. Si era presentato con queste parole: “La mia volontà è fare di Forlì la prima società d’Italia e di Europa quotata in Borsa. In questo modo chiunque, dal bambino alla vecchietta, potrà sentirsi partecipe della proprietà con una piccola quota azionaria”. E ancora: “Per essere quotati in Borsa l’unica caratteristica che ci manca è essere una società professionistica. Se andremo in Serie A non andremo a farci ridere dietro. Stimo Armani ma non ho paura di andare a competere con lui, senza timori reverenziali”. Era agosto. Sembrava un salvataggio in grande stile, era un naufragio imbellettato che ha solo allungato l’agonia. L’aumento di capitale non è mai arrivato, a settembre l’iscrizione al campionato è avvenuta con un assegno circolare da 30mila euro invece che con una fideiussione bancaria scatenando l’ira di altri club e tre mesi dopo Forlì non esiste più. I giocatori sono stati sfrattati dalle abitazioni, poi hanno deciso di salutare non avendo percepito buona parte degli stipendi. In campo è stata mandata due volte la formazione under 19 prima che Boccio tirasse i remi in barca mentre Armani comanda la classifica in Serie A.
Anche Napoli, partita con grandi sogni, zoppica. Valerio Spinelli ha rescisso il contratto e da settimane si rincorrono voci circa la possibile cessione di alcuni americani per abbassare un monte ingaggi che la società non riesce a sostenere. “Il problema principale è legato ai controlli. Chi non è in regola alla fine di ogni stagione, non dovrebbe avere la possibilità di partecipare alla successiva – attacca Perdichizzi – E poi bisognerebbe alzare il peso della fideiussione per l’iscrizione al campionato. Ora è di 30mila euro, ma servirebbe portarla a cifre che possano davvero garantire perdite non ingenti ai tesserati nel caso in cui le società non rispettino gli impegni”. La situazione attuale non è una novità assoluta. Nel 2012/13, quando la A2 Gold si chiamava Legadue ed era una lega professionistica a sè stante, si trasformò in un campionato monco e senza retrocessioni già a ottobre. Il Nuovo Napoli Basket venne infatti escluso dopo appena tre partite dal Giudice Sportivo della Federbasket per il mancato pagamento della prima rata dei contributi obbligatori previsti. Una decisione confermata in secondo grado dalla Commissione giudicante nazionale e poi ribadita dal Tnas. Appena due anni dopo il rischio è lo stesso, sempre più concreto.