“L’introduzione della rivoluzione tariffaria nei musei dello Stato il primo luglio ha accelerato fortemente la tendenza positiva all’aumento dei visitatori registrata nel 2014. Solo nel secondo semestre 2014 infatti il numero dei visitatori nei luoghi della cultura statali è aumentato di circa 1.300.000 unità (+6,4%), l’aumento degli ingressi gratuiti è stato di 350.000 unità (+ 3,6%) ma è nella crescita degli introiti che si registra il dato più rilevante, con un aumento di circa 6.300.000 euro (+9%)”. Così si può leggere sul sito online del Mibact, nella pagina dedicata alla presentazione dei dati sui Musei statali italiani nel 2014. Partendo dalla rivoluzione tariffaria introdotta dal ministro Franceschini.
Un successo, indiscutibile, a quanto sembrerebbe. Confermato dall’analisi dell’andamento sull’intero anno. “I visitatori sono stati 40.287.393, rispetto al 2013 si segnala un +6,2% che corrisponde a +2.355.687 visitatori; gli introiti sono stati 134.860.105 euro, rispetto al 2013 si segnala un +7% che corrisponde a +8.784.486 euro; gli ingressi gratuiti sono stati 21.346.214, rispetto al 2013 si segnala un +5% che corrisponde a +987.067 visitatori”. Insomma un risultato più che positivo. Con delle riconosciute eccellenze. “I primi 30 luoghi statali della cultura italiani “. A partire dal Colosseo, con oltre 6 milioni di presenze, passando per Pompei con circa 2 milioni e mezzo e quindi gli Uffizi, appena sotto i 2 milioni. Proseguendo con luoghi della cultura che hanno registrato significativi incrementi di presenze, come nel caso del Museo di Palazzo Ducale di Mantova, del Museo Nazionale Romano, del Museo Nazionale Archeologico di Napoli, oltre che degli scavi di Ostia antica e di Villa Adriana a Tivoli.
Solo pochi giorni fa un Franceschini raggiante ha illustrato questi numeri. E’ passato da una tabella all’altra, segnalando incrementi, sottolineando scelte felici, soffermandosi su un sistema riattivato. Ma a scorrere le trenta pagine della Rilevazione su “Musei, Monumenti e Aree Archeologiche”, a leggere tra i diversi siti suddivisi per Regioni, le sicurezze del ministro sembrano farsi un po’ più incerte. Il quadro generale costituito da riconosciute eccellenze, ma anche da meno note precarietà. Casi nei quali si è registrato un decremento a due cifre degli ingressi complessivi. Ai quali vanno aggiunte le chiusure, anche da lungo tempo. Partendo dall’Abruzzo, dove la black list vede primeggiare il complesso delle Terme romane di Chieti passato dai 1.327 visitatori del 2013 ai 43 del 2014. Seguito dal Museo archeologico di Campli passato da 8.292 a 5.914 visitatori e dall’Area archeologica di Alba Fucens passato da 41.727 a 33.137. Realtà evidentemente diverse, unite tuttavia da criticità “profonde”. Un mix di capacità disperse e di incapacità aumentate, non sempre dall’esiguità di risorse a disposizione.
In Basilicata, dove i segni meno non sono pochi, a segnare il tracollo è l’Area archeologica di Rossano di Vaglio passata da 529 a 265 visitatori, seguita dal Parco archeologico di Serra di Vaglio passata da 267 a 219. In Calabria spicca il Museo e Parco Archeologico Nazionale di Locri passato dai 24.988 visitatori del 2013 ai 10.617 del 2014, seguito dal Museo Statale di Mileto passato da 4.515 a 3.349. In Molise c’è il Museo Archeologico di S. Maria delle Monache di Isernia passato da 1.200 a 671 visitatori e poi l’Area Archeologica di Sepino passato da 17.368 a 14.770. In Puglia c’è il Centro di Documentazione Messapica di Oria passato da 3.819 a 741 visitatori, il Castello Svevo di Bari passato da 79.346 a 70.642 e poi il Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia passato da 31.356 a 28.205 visitatori. In Lombardia ci sono il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo a Capo di Ponte passato da 5.441 a 1.434 e i Rupestri di Capo di Ponte passati da 44.246 a 17.493 presenze. In alcune regioni va appena meglio. Così in Sardegna c’è l’Archeologico Nazionale di Cagliari passato da 3.835 a 1.559 e il Museo Archeologico Nazionale G. Asproni di Nuoro passato da 3.065 a 2.569. In Umbria il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto passato da 15.907 a 12.820 visitatori, l’Ipogeo dei Volumni e la Necropoli del Palazzone a Perugia passati da 11.780 a 9.880 visitatori. Fino a raggiungere i casi nei quali è segnalata un’unica, grande criticità. Accade in Piemonte dove c’è l’Area Archeologica di Bene Vagienna passata da 7.935 a 6.293. In Emilia Romagna dove a primeggiare, si fa per dire, è il Museo Archeologico Nazionale di
Parma che ha visto scendere gli ingressi dai 22.188 del 2013 ai 17.230 del 2014. In Liguria, solitario ma estremamente preoccupante, il caso della Villa Romana del Varignano a Portovenere che è passata da 1.797 a 895 visitatori. Nelle Marche c’è l’Antiquarium statale di Numana passato da 3.281 a 2.465 visitatori. Poi ci sono le regioni più disastrate. A partire dalla Campania, dove i casi sui quali riflettere sono davvero tanti, il Teatro Romano di Teanum Sidicinum è scivolato da 3.280 a 1.875 visitatori, il Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno da 2.594 a 1.890, il Museo Storico archeologico di Nola da 7.776 a 6.393, il Museo archeologico di Eboli e della Media Valle del Sele da 4.604 a 3.843 e il Museo Archeologico di Calatia da 4.002 a 3.423. Nel Lazio, prescindendo dal caso di Roma, non va meglio. C’è la Basilica di S. Ippolito e l’annesso Antiquarium a Fiumicino passato da 233 a 12 visitatori. Ci sono le Terme Taurine o di Traiano di Civitavecchia passate da 6.452 a 1.790, il Museo Archeologico Nazionale di Formia da 5.481 a 4.378, il Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia da 14.374 a 11.959, la Necropoli “Madonna dell’Olivo” a Tuscania da 2.514 a 1.523 visitatori, l’Area del Foro e Domus Privatae della Città Romana di Volsinii a Bolsena passati da 3.850 a 3.647. In Friuli-Venezia Giulia il caso più eclatante quello della Grotta del Mitreo di Duino-Aurisina passato da 480 a 254 visitatori, seguito dal Museo Archeologico Nazionale e “Cripta” scavi Basilica S.M. Assunta di Aquileia, che è sceso da 40.055 a 33.899, dalla Villa Romana di Duino-Aurisina passata da 1.661 a 1.442 e dalla Basilica Paleocristiana di Trieste passata da 507 a 440.
“Se vogliamo parlare delle cose che non vanno possiamo star qui fino a domani mattina. Sto cercando di risolvere i problemi, ma per voi è facile fare un articolo”, ha risposto Franceschini ai giornalisti che nel corso della conferenza stampa di presentazione della Rilevazione gli avevano ricordato alcuni dei casi negativi. Il ministro ha ragione, quei casi, i tanti casi nei quali è documentata una sostanziosa decrescita degli ingressi, sono solo una parte del problema. Molto più complesso. Molto più articolato. Ma in fondo da qualche parte bisognerà pur partire per tentare di trovare una soluzione. Iniziare da una consapevole conoscenza dei problemi non è mai una trascurabile circostanza. Nonostante a qualcuna possa apparire fastidioso.
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