La prima pubblicazione di Charlie Hebdo dopo la strage è andata letteralmente a ruba. Non solo quella allegata – caso pressoché unico al mondo – al Fatto Quotidiano, in versione integrale e a seguito di un accordo con la redazione sopravvissuta. A ruba, stavolta in senso proprio, è andata anche su altre testate italiane che non hanno fatto la stessa scelta, ma non hanno disdegnato di attingere vignette a piene mani. Senza avere però l’accortezza – si scopre oggi – di interpellare né gli autori, né i sopravvissuti del settimanale satirico e gli altri vignettisti che si sono ispirati ai fatti di Parigi per esprimere solidarietà, sdegno e quant’altro. E sui social – incluso twitter, dove è trending topic l’hashtag #corrieresciacallo – esplode la polemica tra accuse, scuse e tante alzate di spalle.

“Perché il Corriere ha “rubato” la mia vignetta?”. Su Wired compare un post che è una stilettata. Si riferisce all’iniziativa del Corriere della Sera che ha stampato un libro con i #JeSuisCharlie di molti fumettisti italiani, a quanto pare senza chiedere loro il permesso. Neppure un grazie. Giacomo Bevilacqua, che ha anche realizzato la vignetta in testa a questo articolo, spiega come è andata: “E’ successo tutto molto in fretta – scrive – sono tornato a casa ieri e mi sono accorto di essere stato taggato in un post in cui si facevano i nomi delle persone presenti nel libro e distribuito nelle edicole”.

Il disappunto è totale. “Non riesco a capacitarmi – scrive Bevilacqua – del fatto che una delle principali testate giornalistiche italiane si sia arrogata il diritto di rubare le suddette immagini per usarle a scopo di lucro”. Ed è in buona compagnia. Altri autori pubblicati a loro insaputa contestano l’operazione. Roberto Recchioni, che ha già scritto una lettera aperta al Corriere, Leo Ortolani, Milo Manara, Giuseppe Palumbo, Paolo Bacilieri, Sio, Gipi, Manuele Fior e Don Alemanno, solo per citarne alcuni.

A fronte delle polemiche, risponde via twitter il direttore Ferruccio De Bortoli che assicura: “Per il libro #CharlieHebdo i ricavi vanno a #CharlieHebdo, il @corriereit non guadagna, i diritti agli autori sono riconosciuti”. E in effetti la quarta di copertina informa i lettori che “l’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire”. E perché farlo in modo postumo, anziché chiedere l’autorizzazione in via preventiva? “Aspettare di avere l’assenso formale di tutti gli autori, a nostro giudizio, avrebbe rallentato in maniera sensibile l’operazione”, è la versione ufficiale di via Solferino.

Caso chiuso? Niente affatto. Monta l’indignazione in rete, tra post e nuovi disegni contro l’iniziativa della testata diretta da De Bortoli. Recchioni spiega di non avere nulla contro l’iniziativa del Corriere che, anzi, “sembra una cosa a buon fine”. E tuttavia “i mezzi per metterla in pratica sono stati osceni”. E la riparazione del torto, a questo punto, potrebbe essere solo attraverso una lettera formale di scuse da pubblicare sulla versione cartacea “così com’è di carta il volume che hanno realizzato”.

Ma non è l’unico fronte aperto. Mercoledì anche Il Giornale è stato protagonista di un tentativo maldestro di appropriarsi di parte del nuovo numero del periodico satirico. Il quotidiano diretto da Sallusti ha pubblicato, contro la volontà della direzione di Charlie, parte del settimanale. A Parigi la direzione dell’hebdomadaire non esclude di trascinare Il Giornale in tribunale.

Sallusti, interpellato da ilfattoquotidiano.it, nega di essersi appropriato della pubblicazione. “Macché, come altri abbiamo pubblicato alcune vignette che circolavano a Parigi da ore. E lo abbiamo fatto per dovere di cronaca. Altra cosa è la pubblicazione integrale di Charlie, il cui valore è proprio nell’interezza della copia che uno legge per come è stata concepita, dall’inizio alla fine, e magari conserva. Ed è quello che avete fatto voi, vi faccio i complimenti”.

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