Fonti della polizia, citate dai media spagnoli, riferiscono che l'uomo di origini maliane sarebbe rimasto nella capitale iberica dal 31 dicembre al 2 gennaio per accompagnare la compagna all'aeroporto. Gli inquirenti indagano su possibili contatti con membri di cellule terroristiche. In Russia, 10 uomini hanno fatto irruzione in una moschea a Mosca cercando di obbligare i fedeli ad andare a protestare contro le vignette del settimanale satirico
Amédy Coulibaly si trovava a Madrid dal 31 dicembre al 2 gennaio, pochi giorni prima di uccidere una poliziotta a Montrouge e dell’attentato al negozio kosher di Parigi. A rivelarlo sono i media spagnoli, che citano fonti di polizia, specificando che l’uomo si sarebbe recato all’aeroporto Barajas per accompagnare la compagna, Hayat Boumeddiene, sospettata di essere la complice dell’attentato, che si stava imbarcando per la Turchia per poi raggiungere la Siria. Ciò che le forze dell’ordine e gli inquirenti stanno cercando di verificare è se, durante quei tre giorni passati nella capitale spagnola, Coulibaly sia entrato in contatto con appartenenti a cellule terroristiche europee che potrebbero aver coordinato l’attacco dell’uomo di origini maliane.
Russia, irruzione nella moschea: “Andate a protestare contro Charlie”. Sono penetrati dentro la principale moschea di Mosca e hanno ordinato ai fedeli in preghiera di andare a protestare contro le vignette di Charlie Hebdo. Un gruppo di 10 uomini, nella serata di mercoledì, ha interrotto la funzione religiosa all’interno del più importante luogo di culto islamico della capitale russa, obbligando le persone in preghiera ad andare sotto l’ambasciata francese a protestare contro le vignette su Maometto pubblicate dal settimanale satirico. Un epilogo evitato, riferiscono i media russi, solo grazie al’intervento degli uomini a guardia dell’edificio, uno dei quali è stato picchiato dagli autori del blitz. “A giudicare dall’apparenza, i teppisti non erano russi”, ha detto Gulnar Gazieva, portavoce del consiglio russo dei Muftì, che rappresentano i 20 milioni di musulmani presente nel Paese, la comunità più grande d’Europa. Tesi confermata anche dal vice presidente del consiglio delle autorità religiose, Rushan Abbiasov, che ha rivelato come la maggior parte di loro fossero immigrati provenienti dai Paesi dell’Asia centrale.
Nessuno vuole seppellire le salme dei terroristi. Le autorità parigine devono risolvere anche la questione riguardante la sepoltura dei corpi dei tre terroristi. La legge parla chiaro: alla famiglia spetta decidere se seppellire i propri defunti nel cimitero del comune di residenza o in quello dove è avvenuto il decesso. Il sindaco di Dammartin-en-Goële si è già detto totalmente contrario alla possibilità di ospitare nel cimitero cittadino i corpi dei fratelli Kouachi. Il timore è che la piccola cittadina diventi un luogo di pellegrinaggio per estremisti e aspiranti terroristi che vengono a rendere omaggio ai due franco-algerini. Una possibilità che sembra poco plausibile rispetto a quella che vorrebbe gli attentatori seppelliti nell’unico cimitero islamico, quello di Bobigny, più vicino al quartiere di residenza sia dei due estremisti di Al Qaeda, sia di Amedy Coylibaly. Il tutto dovrebbe avvenire con una sepoltura segreta e totalmente anonima, anche ai familiari, per evitare che il luogo diventi una meta di pellegrinaggio. Stessa soluzione adottata per l’attentatore di Tolosa che, nel 2012, uccise tre bambini e un adulto davanti alla scuola ebraica cittadina. Questa opzione, però, presenta due problematiche: la prima è rappresentata dal fatto che, come spiega il Prefetto dell’Hauts-de-Seine che ha giurisdizione su quei comuni, questo potrebbe avere conseguenze “devastanti” sui giovani di una periferia già problematica; la seconda riguarda il fatto che nello stesso cimitero, pochi giorni fa, è stato sepolto il poliziotto musulmano ucciso nell’attacco a Charlie Hebdo, Ahmed Merabet.
Poliziotta investita a Parigi: “Non è attentato”. Oggi la Francia si è svegliata con il terrore di un nuovo attacco terroristico. Una poliziotta è stata investita volontariamente da quattro persone che guidavano un’auto, a Parigi, davanti al palazzo dell’Eliseo che ospita il presidente della Repubblica. Le forze dell’ordine, che sono riuscite ad arrestare due dei responsabili, fanno sapere che quello avvenuto stanotte è stato un attacco volontario, anche se non legato al terrorismo, bensì a un tentativo di evitare un controllo. La donna, rimasta ferita, è stata portata subito in ospedale con ferite al polso e alla schiena e non dovrebbe essere in pericolo di vita. Sul luogo si è recato subito il presidente francese, Francois Hollande.
Secondo i testimoni, l’auto, una Renault Clio nera, avrebbe investito l’agente di polizia volontariamente tra rue de Duras e rue du Faubourg Saint-Honoré, intorno alla mezzanotte di mercoledì. Secondo Liberation, che cita alcune fonti interne alla polizia, nonostante si tratti di un attacco volontario, questo non sarebbe dovuto al terrorismo, bensì del tentativo di evitare un controllo. “Il conducente -si legge sul quotidiano francese – non era ubriaco e non aveva il profilo di un giovane radicalizzato“.
Il guidatore, un ragazzo di 19 anni, visto il posto di blocco sarebbe andato nel panico e avrebbe deciso di accelerare, travolgendo l’agente che è finita sul tetto del veicolo. Dopo averla investita, il giovane si è dato alla fuga ma, inseguiti, il conducente e l’uomo sul sedile del passeggero sono stati prima raggiunti e poi arrestati. Le altre due persone che erano a bordo dell’auto, invece, sono fuggite.