Volontarie e appassionate di Medio Oriente, le due giovani sono le fondatrici, assieme al 47enne Roberto Andervill, del Progetto Horryaty, un’iniziativa di solidarietà attiva nel settore sanitario e idrico nel Paese di Bashar Al Assad
Volontarie e appassionate di Medio Oriente: sono i tratti che uniscono Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due giovani rapite lo scorso 31 luglio in Siria e rilasciate il 15 gennaio. Le due sono le fondatrici, assieme al 47enne Roberto Andervill, del Progetto Horryaty, un’iniziativa di solidarietà per la Siria, che si occupa soprattutto di attività nel settore sanitario e idrico.
Vanessa Marzullo
Sul suo profilo Facebook Vanessa, 21 anni, di Brembate (Bergamo), scrive di essere una “studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale, curriculum Attività Internazionali e Multiculturali – lingue: Arabo e Inglese”. Vanessa, si legge ancora sulla pagina, è “volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social network all’organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del Progetto ‘Assistenza Sanitaria in Siria‘”.
Greta Ramelli
Greta, 20 anni, di Gavirate (Varese), è invece una “studentessa di Scienze Infermieristiche”. Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco, è volontaria presso l’Organizzazione Internazionale di Soccorso, operatrice di pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo). Nel maggio 2011 trascorre quattro mesi in Zambia, nelle zone di Chipata e Chikowa, lavorando come volontaria presso tre centri nutrizionali per malati di Aids, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 è stata per tre settimane a Calcutta, in India, dove ha svolto volontariato presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità e ha visitato progetti di assistenza alla popolazione indiana presente negli slum. Si è occupata poi di Siria, sia per quanto riguarda l’accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Al momento del rapimento collaborava con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle Comunità Arabe Siriane e IPSIA Varese nel progetto ‘Assistenza Sanitaria in Siria’.