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Parigi, come si finanzia un terrorista

I responsabili della strage di Charlie Hebdo sono riusciti ad acquistare armi attraverso donazioni in denaro, lo stesso denaro che poi è servito per compiere l’atto terroristico. Secondo le ipotesi di diversi giornali, il mitragliatore Scorpio di Amedy Coulibaly proveniva da Bruxelles. L’uomo avrebbe acquistato anche i kalashnikov usati dai fratelli Kouachi alla stazione di Bruxelles Midi per meno di 5mila euro.

Inoltre Al Qaeda avrebbe consegnato 20.000 dollari a Cherif Kouachi per portare a termine l’operazione terroristica. Mentre si discute su alcune lacune evidenti nella strage parigina si è riaperto il dibattito internazionale sul sistema hawala come sostegno al terrorismo di matrice islamica.

Questo sistema informale e legale prevede quattro figure: l’ordinante, il beneficiario e due operatori (hawaladar) che prendono una commissione per ogni transazione portata a termine. L’architettura costruita dai banchieri islamici richiede l’intervento quindi di un operatore hawaladar (broker) nella località di partenza ed in quella di destinazione. Tipicamente l’hawaladar incassa nella moneta locale del paese di appartenenza ed il suo corrispondente paga nella divisa del luogo ricevente. L’interesse verso il crimine organizzato e il terrorismo può ovviamente produrre hawaladar specializzati in compensazioni di denaro contro armi, operazioni che ottimizzano il matrimonio fra interessi fondamentalisti e interessi strettamente criminali.

Un caso su tutti resta quello di Al Takwa risalente al 2001. Accadde che le polizie di Svizzera, Italia e Liechtenstein decisero di svolgere indagini su di una struttura societaria del Cantone Ticino nata come al-Taqwa e ribattezzata Nada Management Organization, i cui dirigenti Youssef Nada e Ali Ghaleb Himmat risiedevano a Campione d’Italia. Il governo americano aveva indicato questa specifica compagnia come una probabile fonte di finanziamenti a favore di Osama Bin Laden.

La procura della Confederazione Elvetica dimostrò attraverso prove tangibili che Youssef Nada ed Ali Ghaleb Himmat si erano recati in Afghanistan tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta per incontrare il signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar. Inoltre nel novembre 2001, l’amministrazione Bush congelò i beni di Al-Barakat, una società rimessa hawala somala utilizzata principalmente da una grande quantità di immigrati somali.

Molti dei suoi agenti in diversi paesi vennero inizialmente arrestati, anche se poi liberati. Di sicuro i flussi finanziari provenienti dagli hawala vengono gestiti da professionisti capaci e preparati oltre che esperti dei mercati, selezionati fra i fedelissimi anche della causa fondamentalista. Non mancano neppure i compiacenti paradisi fiscali alcuni di questi presenti anche in Europa, lieti di accomodare ingenti conti senza porre troppe domande. Nonostante alcune ombre evidenti di riciclaggio di denaro sporco, hawala resta comunque un sistema per scopi legittimi visto che viene usato anche nella fornitura di servizi finanziari per l’erogazione di aiuti di emergenza e aiuti umanitari e di sviluppo per la maggior parte delle Ong internazionali e nazionali.