I due magistrati hanno presentato ricorso al tribunale amministrativo del Lazio chiedendo la sospensiva della nomina del neo procuratore capo, scelto dal nuovo Csm con il voto decisivo dei nuovi consiglieri laici nonostante la minore anzianità di servizio e il curriculum inferiore
Si erano visti battuti da un concorrente più giovane che vantava un curriculum più debole. Per questo motivo hanno deciso di fare ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio. A un mese di distanza dalla nomina da parte del Csm di Francesco Lo Voi a procuratore di Palermo, arrivano i ricorsi di Sergio Lari e Guido Lo Forte. Il procuratore di Caltanissetta e il capo dell’ufficio inquirente di Messina hanno depositato al Tar del Lazio la loro istanza di contestazione in riferimento alla decisione presa dal Csm il 17 dicembre 2014. Con tredici voti il plenum di Palazzo dei Marescialli aveva eletto Lo Voi a capo della procura di Palermo, bocciando le candidature di Lari e Lo Forte: decisivi, per la prima volta, i voti dei consiglieri laici, cioè i membri del Csm indicati dai partiti politici.
I due magistrati sconfitti, però, vantano maggiore anzianità, sia anagrafica che di servizio, rispetto a Lo Voi, essendo entrambi nati nel 1948, e poi entrati in magistratura nel 1975: il nuovo procuratore di Palermo, invece, è nato nel 1957 e indossa la toga dal 1981. Nel ricorso, presentato dall’avvocato romano Giuseppe Naccarato, che assiste i due magistrati, Lari e Lo Forte rivendicano anche di avere un curriculum migliore rispetto a quello del procuratore scelto dal Csm: dirigono un ufficio giudiziario e sono stati entrambi procuratori aggiunti a Palermo. Lo Voi, invece, si è fermato al grado di sostituto procuratore, migrando poi al Csm, e quindi ad Eurojust, grazie alla nomina di Angelino Alfano, all’epoca guardasigilli del governo di Silvio Berlusconi.
Per ottenere l’annullamento della nomina di Lo Voi, Lari e Lo Forte dovranno aspettare una sentenza del Tar e poi una del Consiglio di Stato: un procedimento lungo per i due magistrati che andranno in pensione a 70 anni, anche se una decisione favorevole ai ricorrenti avrebbe un effetto retroattivo, spostando in avanti l’età in cui l’eventuale nuovo pm di Palermo andrebbe in pensione. È per questo motivo che, oltre all’annullamento della nomina, i due candidati sconfitti chiedono al Tar del Lazio anche di ordinare la sospensiva: ovvero congelare l’attività del procuratore capo di Palermo, dato che la permanenza di Lo Voi alla guida dell’ufficio inquirente siciliano potrebbe pregiudicare i diritti acquisiti da Lari e Lo Forte. Appare difficile, però, che il Tar decida di lasciare senza guida una delle procure più esposte d’Italia. Proprio per evitare che si verificasse un’ipotesi simile, Giorgio Napolitano aveva firmato, appena cinque giorni dopo la nomina del Csm, il decreto presidenziale per dare il via libera al cosiddetto “possesso anticipato”, ovvero la presa di possesso del nuovo incarico da parte di Lo Voi, prima che il decreto di nomina venisse pubblicato sul bollettino del Ministero della Giustizia, come prevede la legge. Il 30 dicembre, dunque, il nuovo procuratore si era insediato al vertice dell’ufficio inquirente di Palermo: uno degli insediamenti più veloci della storia giudiziaria. E anche uno dei più contestati: nel recente passato, infatti, non si ricordano ricorsi contro la nomina di un procuratore capo di Palermo. Sarà per questo motivo che né Lo Voi, né tantomeno gli autori del ricorso al Tar, vogliono rilasciare commenti.