Il primo cittadino del Comune in provincia di Parma è noto per le sue continue provocazioni. Pochi giorni fa era andato a chiedere le elemosina per protestare contro i tagli agli enti locali
A nemmeno 24 ore dall’annuncio di dimissioni del presidente Giorgio Napolitano, c’è già un candidato al Quirinale. A fare un passo avanti è stato il sindaco Luigi Lucchi, che da Berceto, comune sull’Appennino parmense, ha proposto il suo nome per ricoprire la massima carica di Stato. Una provocazione che però ha anche la speranza di essere in parte ascoltata, perché tre le caratteristiche e i valori per cui l’aspirante presidente si propone al ruolo rimasto vacante, ci sono prima di tutto onestà, rispetto della Costituzione e soprattutto del popolo sovrano. “Il messaggio è che serve una persona onesta anche intellettualmente – scrive il candidato – che sappia difendere l’attuale Costituzione che non può continuare ad essere stravolta nella pratica con leggi anticostituzionali”. Questo l’appello che il primo cittadino, già promotore di manifestazioni a difesa della buona politica e delle amministrazioni locali, vuole lanciare ai parlamentari e ai segretari dei principali partiti, tra cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
L’idea dell’autocandidatura è in piedi dalla fine del 2014, quando l’addio del presidente Napolitano era già nell’aria. Lucchi ha deciso di scendere in campo allora, con tanto di cartoline promozionali e un video con il discorso immaginario di fine anno in cui traccia un bilancio da capo dello Stato, spalancando la porta sui possibili cambiamenti che apporterebbe con il suo contributo, come ad esempio un presidente della Repubblica che sull’esempio di Papa Francesco va in giro senza scorta e non vive al Quirinale ma in un monolocale, un Parlamento che ha modificato le leggi anticostituzionali approvate, o le forze dell’ordine confluite in un’unica arma, un tetto massimo per gli stipendi dei manager e un taglio sui costi della politica. “Il mio esempio sono Sandro Pertini e l’ex presidente dell’Uruguay Josè Mujica, ma soprattutto quello a cui tengo è il rispetto dei cittadini – spiega Lucchi a ilfattoquotidiano.it – La Costituzione stabilisce che può essere eletto presidente qualsiasi cittadino italiano di cinquant’anni che goda dei diritti civili e politici. Questo significa che ogni cittadino può essere importante e va trattato con riguardo, non come un servo, anche se quasi nessuno in politica si attiene più a questo principio”.
Lucchi già in passato si è reso protagonista di proteste clamorose: nel 2013 aveva minacciato di presentarsi in mutande davanti al Quirinale contro le tasse e aveva sostituito nel suo ufficio la foto di Napolitano con quella di Papa Francesco per protestare contro l’approvazione di leggi a suo parere anticostituzionali. L’ultima provocazione del sindaco di Berceto risale a pochi giorni fa, quando con tanto di fascia tricolore si è presentato all’uscita della Cattedrale di Parma per chiedere l’elemosina ed esprimere contrarietà ai tagli del Governo alle amministrazioni locali. La candidatura alla presidenza della Repubblica è solo l’ultimo atto di una lotta che va avanti da anni. “Non sarò mai nominato presidente ma in cuor mio, senza peccare di presunzione, per l’esperienza di una vita, so che sarei un grande presidente – prosegue Lucchi nel suo messaggio di candidatura – Resta il fatto che se l’urlo del popolo sovrano arrivasse ai parlamentari, ai segretari di partito, forse non avrebbero il coraggio di nominare presidente il più servo dei loro o quello più compromesso con la finanza mondiale. In definitiva – conclude – votare Luigi Lucchi è un gioco, ma soprattutto una protesta non violenta. Un messaggio non mafioso”.