Tra gli imputati il segretario piemontese del Pd, Davide Gariglio, e l’attuale vicepresidente della giunta regionale, Aldo Reschigna. Il gup Daniela Rispoli ha accolto, nel processo con rito abbreviato, la tesi della stessa procura, secondo la quale gli episodi di peculato contestati non costituiscono reato
Il fatto non costituisce reato. Nove consiglieri regionali del Piemonte sono stati assolti dal gup di Torino Daniela Rispoli. Erano accusati di aver ottenuto rimborsi illeciti tra il 2010 e il 2012. Tra di loro ci sono anche due assessori della giunta di Sergio Chiamparino, il vicepresidente della Regione e assessore al Bilancio Aldo Reschigna (Pd) e l’assessora alle pari opportunità e al diritto allo studio Monica Cerutti (Sel). Stando alla sentenza letta in aula l’aver ottenuto rimborsi – esigui – per cene e trasferte non è stato peculato, così come avevano ribadito più volte i sostituti procuratori Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta. “Da questo momento in avanti abbiamo tutte la serenità necessaria per impegnarci ancora di più sull’importante lavoro di riordino e di rilancio della Regione”, ha detto il governatore.
Proprio i due pm martedì, nella requisitoria di questo processo abbreviato, avevano spiegato che per loro “il fatto non costituisce reato” perché a questi nove politici mancava il “dolo”, l’intenzione di compiere il peculato. Dall’inizio di questa vicenda, cominciata nell’autunno del 2012, era la terza volta che ribadivano questa affermazione nei confronti di questi politici. Al termine della sterminata inchiesta della Guardia di finanza avevano chiesto l’archiviazione, ma il giudice per l’indagine preliminare Roberto Ruscello aveva voluto vederci chiaro e i due pm avevano ribadito le loro ragioni in un’udienza filtro. Ciò nonostante il gip ha aveva disposto l’archiviazione per sette di quelli rimasti in ballo (tra cui l’ex presidente Mercedes Bresso) e l’imputazione coatta per altri nove che hanno scelto invece il rito abbreviato: così, a porte chiuse, la posizione dei politici è stata chiarita “allo stato degli atti”.
All’uscita dall’aula il segretario regionale del Pd Davide Gariglio (che era accusato di aver speso poco più di novemila euro) si è detto soddisfatto “sia sul piano personale, sia sul piano del partito”: “Abbiamo dimostrato di aver agito senza la volontà di raggirare le leggi”. Secondo lui se ci fosse stata una condanna “la giunta Chiamparino sarebbe andata avanti ugualmente. Adesso però sono state sgomberate alcune grosse pietre d’inciampo”. Il vicepresidente della Regione Reschigna (a cui erano contestati rimborsi per 5.500 euro circa) sostiene per lui è stato importante “riuscire a preservare un’immagine e mantenere fede a un impegno di trenta anni”, come ha più volte detto ricordando le sue attività a Verbania dopo la tangentopoli locale che nell’autunno del 1993 aveva spazzato via l’amministrazione cittadina. Nel caso di condanna sia lui sia la collega Cerutti erano pronti a dimettersi: “Legge Severino o no, non avrei potuto reggere l’incarico col pensiero di difendermi di più e ricorrere in appello”, ha detto l’assessora di Sel, che doveva giustificare circa 20mila euro di rimborsi. “Sono state assolte persone che ho sempre ritenuto essere persone oneste, dichiarandolo anche pubblicamente”, ha commentato Chiamparino. Nel centrosinistra sono stati assolti anche il senatore Stefano Lepri e la consigliera regionale Angela Motta (Pd) e Eleonora Artesio della Federazione di sinistra.
Si sono salvati pure alcuni politici del centrodestra, come Fabrizio Comba, Gianluca Vignale e Giampiero Leo: “Spero che questa sentenza possa aiutare anche i colleghi che stanno facendo il dibattimento”, afferma quest’ultimo. Questa sentenza potrebbe infatti essere usata dalle difese nell’altro processo nel quale, tra gli imputati, compare anche l’ex governatore leghista Roberto Cota. La procura, però, con questa impostazione pensa di poter proseguire e chiedere le condanne di coloro che avrebbero ottenuto rimborsi esorbitanti e ingiustificabili. In estate 14 ex consiglieri avevano patteggiato e altri quattro erano stati condannati.