Forse non tutti sanno che, nel 2013, il 72% del petrolio totale estratto in Italia è stato prelevato dal sottosuolo di una regione che al nostro paese dà molto e riceve poco: la Basilicata. È la stessa regione che ha dei deficit infrastrutturali pesanti: altrove ho sottolineato il caso della splendida Matera, priva di treno, autostrada, aeroporto, ma Capitale Europea 2019.
Un breve, ma utile aggiornamento. Se n’è parlato poco, forse per nulla, sui media nazionali, ma il 4 dicembre 2014 un’imponente manifestazione si è svolta a Potenza, contro l’ulteriore trivellazione del suolo della Basilicata. Il Palazzo della Regione è stato assediato dai cittadini. Vi si discuteva il decreto Sblocca Italia. Definito, dai manifestanti e non solo, lo “Sblocca Trivelle”, in quanto trasferisce dalle Regioni allo Stato la competenza sul rilascio delle concessioni inerenti esplorazioni ed estrazioni. In possibile contrasto con il titolo V della Costituzione, si osservava…
Il 7 Gennaio scorso, a Lauria (Pz), si è tenuto un incontro informativo e divulgativo dal titolo “L’altra faccia del petrolio”, con l’intento di informare i cittadini del Lagonegrese sull’articolato e composito tema del petrolio. Tra i relatori, la Prof. Albina Colella, Ordinario di Geologia presso l’Università della Basilicata.
La docente mi ha permesso di leggere in anteprima la premessa del suo prossimo libro, “L’impatto ambientale del petrolio”, scritto a quattro mani col Prof. Massimo V. Civita, già Ordinario di Idrogeologia Applicata presso il Politecnico di Torino. Un libro che nasce dalla constatazione del fatto che manca, ai più, la consapevolezza dei rischi derivanti dall’industria petrolifera a terra e a mare. Pertanto, gli autori “si sono assunti il compito di condensare in questo libro l’esperienza, i rilievi, le indagini e le conclusioni di tecnici e ricercatori specialistici di gran parte del mondo, per ultime quelle effettuate dagli stessi curatori del testo”. Con un linguaggio che promettono essere comprensibile a tutti, per favorire la lettura, la comprensione e la divulgazione di quanto in esso contenuto. Senza tecnicismi. Promette bene una citazione di Antonio Gramsci, proprio nell’incipit della premessa: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.
Indubbiamente, in Basilicata come altrove, la responsabilità degli amministratori è la minimizzazione del danno arrecato dalle attività petrolifere alle economie locali e all’ambiente, promuovendo i controlli severissimi di cui necessitano territori così fragili (non si tratta di zone desertiche) e pianificando il territorio in modo da individuare le aree più vulnerabili all’inquinamento e di tutelarle.
La Basilicata, che sin qui è apparsa la regione dell’oro nero, è anche la regione dell’acqua. Sì, la regione che attraverso l’acquedotto pugliese fornisce il bene più prezioso (assai più del petrolio, consentitemelo) alla regione Puglia. Più volte, in passato, è stato sollevato il dubbio che l’acqua dell’invaso del Pertusillo, che approvvigiona l’acquedotto pugliese per circa il 65%, possa presentare tracce significative di metalli pesanti e idrocarburi.
E proprio il Consiglio Regionale pugliese ha deciso il 9 gennaio di impugnare lo ‘Sblocca Italia’, “ritenendo che si possano assicurare tempi certi e rapidi alle decisioni strategiche, senza estromettere i territori e senza contraddire i principi di partecipazione e leale cooperazione che costituiscono i cardini di un sistema decisionale democratico”.