Stefano, come nasce la tua passione per i Foos?
È una naturale conseguenza degli anni 90. Ero un fan dei Nirvana, quindi ho assorbito tutto quel movimento musicale, il Grunge, con la pancia. Certo, Nirvana e Foo Fighters sono due band completamente differenti, oltretutto i Foos hanno avuto il tempo di diventare un progetto mentre i Nirvana no. Non è possibile paragonarli e non mi è mai venuto in mente di farlo. Tentare di cristallizzare un gruppo, un linguaggio o un genere significa non credere in una naturale evoluzione. Se ci fossero ancora i Nirvana suonerebbero diversi da come siamo abituati ad ascoltarli. In quest’ottica cito un estratto dall’intervista a Marco Fantin (fondatore del Foo Fighters Italian Fan Club, ndr): ‘Dal 2010-2011 in poi la loro è stata una vera e propria evoluzione (Sound City, Il Garage Tour, Sonic Highways) è musica a 360 gradi, non stanno facendo l’album, vanno in tour e poi tutti a casa. E io credo che stiano guadagnando un sacco di punti anche per chi magari finora non li apprezzava o addirittura non li conosceva’.
Qual è la genesi di questo Doof?
Nasce quasi per caso, come tutte le cose belle. Nel 2011 esce Wasting Light, che considero un album grandioso. Erano anni che un album non mi appassionava così tanto. Ovviamente avevo i biglietti per quello che doveva essere il mio primo live dei Foo Fighers, a Milano al Rock in Idro, ma con un tempismo perfetto è nata mia figlia.
E sono rimasto felicemente fregato. L’anno successivo, mentre ero coinvolto in un progetto musicale con una band romana, ho scoperto che il chitarrista di questa band aveva tra i vari progetti paralleli, anche una tribute dei FF. Ed era la cosa più vicina ai Foo Fighters che avessi in quel momento, a parte il biglietto mai utilizzato. L’idea di fare un documentario puntando l’attenzione per una volta dalla parte opposta al palco, mi sembrava il modo migliore per rendere un tributo ai FF per i loro 20 anni di carriera, considerando anche il loro particolare rapporto coi fan, che va dal Garage tour, ai secret show, da Sound City fino a Sonic Highways. E in breve tempo ho iniziato a girare.
Qual è la storia più interessante che hai ascoltato dai fan?
Ho avuto la fortuna di intervistare diversi tipi di persone, ognuna con le sue storie e le sue passioni, e ho avuto la fortuna di incontrare persone vere. Ci sono dei personaggi veramente sopra le righe, ma la storia più assurda è proprio alla fine del doc. Non posso ovviamente svelare il finale, ma posso dire che non avrei mai immaginato di ascoltare la musica dei Foo Fighters in un contesto come quello in cui mi sono trovato!
Quali sono le tue ambizioni legate a esso?
Sto lavorando senza una produzione e senza un budget adeguato, per questo sto navigando in solitaria. Ed è veramente tosta, considerando anche che è il mio primo lungometraggio. Ma adesso posso finalmente dire di essere vicino alla conclusione. Una volta realizzato inizierà una fase complicata ma soprattutto oscura. Trovare un modo per distribuirlo o iscriverlo a qualche festival. Dovrò superare l’altissimo muro della burocrazia, cosa che mi spaventa più del lavoro fatto fino ad ora. Per fare ciò dovrò inviare Doff alla band per la questione dei diritti d’autore, e a quanto pare già il solo tentare di contattarli pare una missione impossibile.
Tu hai fatto anche un viaggio al loro seguito. Mi racconti qualche aneddoto al riguardo?
Oltre a regalarmi una esperienza personale incredibile è stato anche un grande valore aggiunto per il mio film indipendente. In tre giorni a Washington di cose ne sono successe tante, oltretutto vedere la seconda puntata di Sonic Highways insieme al pubblico locale di Washington DC ha reso l’esperienza magica e familiare. Ma tra tutte le cose viste che potrei raccontare, ti racconto cosa non ho visto. Non ho visto rockstar. Ho visto dei musicisti, ho visto persone vere che hanno suonato per il piacere di farlo e per comunicare con il pubblico indipendentemente dal numero di persone. Eravamo in 300 in un piccolo locale e hanno suonato per tre ore. Indimenticabile.
Personalmente ritengo che il loro ultimo disco sia il migliore uscito nel 2014: quali sono le tue impressioni su Sonic Highways?
Prima di ascoltarlo ho aspettato di finire di vedere la serie, perché sapevo che era un progetto, non un disco, e prima di ogni canzone c’era la possibilità di vedere un film. Già questo tipo di fruizione era una occasione da non perdere. Per questo non lo considero un album, ma una splendida colonna sonora di 8 canzoni per 8 film. E ogni film è una storia di emozioni, proprio come una canzone. Un progetto bellissimo.
Mi fai la tua top ten sui migliori brani dei Foos?
È la domanda più difficile a cui rispondere, perché la risposta sarà sempre sbagliata.
Per questo ti faccio la top ten sulla base della colonna sonora di Doff, omettendo volontariamente l’ultimo album per farlo stagionare ancora un po’:
• The pretender
• All my life
• Razor
• Everlong
• Monkey wrench
• Wheels
• White limo
• Walk
• Best of you
• Times like these
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