A Rimini è stato di recente inaugurato l’Osservatorio provinciale sulle infiltrazioni mafiose. Un luogo che è nato con doppio scopo: da un lato, lo Sportello Giustizia fornirà un servizio gratuito di consulenza, ascolto e orientamento ai percorsi di denuncia per i reati di mafia, estorsione ed usura. Dall’altro il Centro di Documentazione servirà sia a monitorare la presenza mafiosa nel territorio, attraverso analisi e inchieste su fenomeni criminali di maggior rilievo sia a diffondere una cultura antimafia nel territorio. Un piccolo passo e certamente non risolutivo dei problemi legati al radicamento mafioso in Emilia-Romagna, ma che tuttavia assieme con le altre esperienze presenti in Regione può fungere da stimolo per la creazione di una rete stabilmente organizzata per essere di aiuto e da pungolo per la cittadinanza.
Come ci è capitato di notare con il nostro lavoro di informazione in rete e soprattutto nella vita reale, il primo commento della persona “perennemente scettica” verte su due argomenti: “Avete scoperto l’acqua calda, io lo sapevo già che c’era la mafia nella città X” oppure “la mafia è altro, non solo il mafioso X o Y”. Nel secondo caso si tende sempre a sfociare in una visione del mondo dove tutto è mafia, per cui qualsiasi sia l’illecito commesso (in particolare da un politico) automaticamente viene affibbiato l’aggettivo mafioso al “soggetto” in questione. Nel primo caso, quando anche viene chiesto di argomentare il perché o come la persona sia venuta a conoscenza di fatti di mafia, la risposta è vaga ed elusiva, spesso una generalizzazione di tematiche che si conoscono per sentito dire.
Premesso che l’opinione di tutti è da tenere in debita considerazione, esperienze come quelle di un osservatorio nascono proprio per evitare di trasformare tutto “in mafia” o di rimanere sul generico. Un osservatorio come questo (e altri nel territorio) vorrebbe avere l’ambizione di capire – e non è detto che l’ambizione poi sfoci nella realtà – proprio “cosa” sia la mafia nel territorio preso in considerazione, “come” si sia evoluta nel corso dei decenni la presenza, “perché” si sia infiltrata e radicata in un territorio, “chi” siano i mafiosi che abitano il territorio e “quali siano” le buone pratiche da mettere in campo per tentare di arginare il potere economico e talvolta anche politico delle mafie.
Non accontentandosi di addossare la colpa alla classe politica o di generalizzare (appunto) il fenomeno: capire le specificità delle organizzazioni mafiosi presenti in una regione (e anche in ogni provincia, dove si possono riscontrare modalità d’azione differenti o addirittura agli antipodi!) significa avere gli strumenti per agire. Colpire nel mucchio serve a poco e spesso si fanno più danni di quanti siano i problemi risolti.
Ovviamente, non si tratta di fornire risposte univoche valide per tutti e in tutte le epoche: la mafia è prima di tutto un fenomeno sociale e in quest’ambito le sensibilità diverse di ognuno di noi possono portare a letture diverse del fenomeno e quindi anche a “ricette” diverse.
Parlare, però, di queste “letture” e “ricette” è quanto mai centrale per meglio conoscere il fenomeno. L’Osservatorio a Rimini proverà a fornire entrambi questi strumenti: letture e ricette.
Con i suoi limiti, ma anche con la consapevolezza di avere tanta strada ancora da fare.