Cucina

“Prima facevo… Ora faccio la chef”: Lucia Simeone, dalla danza al cake design

di Barbara Giglioli

Lucia Simeone si è trovata a fare dolci per caso e da quel momento ha deciso che non c’è arte più adatta a lei. Ballerina, pittrice e ora anche decoratrice di torte. Dolce Lulù è il suo nome d’arte. Lulù è il soprannome con cui la chiamava sua madre, una scultrice di grande talento. Nel cake design di Lucia c’è molta ricerca e sperimentazione che l’hanno portata a creare una nuova tecnica di cakadesigndecorazione: la “wafer paper”.

Dalla danza alla pittura al cake design. Come sono avvenuti questi cambiamenti?
Ho sempre avuto bisogno di esprimermi attraverso l’arte. La danza è stato il mio primo amore, mentre la pittura è sempre stata nel mio dna, dato che mia madre era pittrice. Poi però la vita ti porta verso altre scelte e il cake design è arrivato per caso, provando a fare una torta quasi per gioco. Ho capito subito però che era quello che forse cercavo da anni.

Spesso il mondo della danza non ha un buon rapporto con il cibo. Come ha vissuto lei queste due sue passioni?
Per molti anni il rapporto con il cibo e il mio corpo è stato fin troppo duro. Poi fortunatamente, si cresce. Con la nascita dei miei figli, ho cambiato molte visioni, facendo entrare colori e sapori nella mia vita. Anche se confesso, non sono una grande golosa.

Come ha scoperto il mondo del cake design?
Non lo nascondo, l’ho scoperto tramite la tv. Figlia di un ex pasticcere, da un bel po’ di anni in pensione , conoscevo solo la pasticceria tradizionale, poi mi sono avvicinata a questo straordinario mondo che piano piano mi ha conquistata.

Quanto ha aiutato lo studio della danza e della pittura nella tua professione di decoratrice?
Sicuramente la mia predisposizione per la creatività mi ha aiutato moltissimo. Dalla danza ho acquisito la predilezione per le linee semplici e pulite, dalla pittura tutto il resto: l’amore per il colore, per le emozioni che tramite le tinte prendono forma.

Da piccola le piaceva cucinare?
Assolutamente si. È sempre stata la mia passione. Non amavo fare i dolci, ma in fondo c’era mio padre che ci regalava straordinari sapori.

Cosa ha imparato da suo padre?
Da lui ho imparato i sapori semplici, delicati e non troppo carichi, l’amore per i prodotti eccellenti.

Quando ha capito che avrebbe cambiato vita e si sarebbe dedicata alla decorazione e all’insegnamento?
Quando per la prima volta dipingendo un petalo di ostia ho visto come questo si trasformasse nelle mie mani, prendendo forme e sfumature diverse in base a come recepiva il colore. Una magia, almeno per me.

A proposito di decorazione di ostia, con la sua tecnica del “wafer paper” ha vinto il premio per l’Innovazione 2014.
Si un’emozione ed un momento indimenticabile. Aver usato in modo diverso un materiale così tradizionale, dipingendolo, strapazzandolo e trasformandolo in qualcosa di nuovo mi ha permesso di raggiungere questo grande risultato.

Cosa le piace dell’ostia?
Amo la sua leggerezza, la possibilità di poter fare con un foglio bianco qualsiasi cosa. La utilizzo come una tela su cui dipingere emozioni.

Se potesse tornare indietro cambierebbe ancora vita come ha fatto quasi tre anni fa?
Si, non c’è cosa più bella che poter insegnare qualcosa che è uscito dai propri pensieri ed emozioni, e soprattutto non c’è momento più bello di quello della consegna di una torta e scoprire il sorriso di felicità che fa nascere.

Lei ha capito che il bello deve essere anche buono. Spesso la critica che si muove al cake design è che le creazioni siano molto belle, ma immangiabili perché troppo dolci…
Per forza! Abituata ai dolci che sono sempre girati in casa non potevo che fare questa scelta. Mi sento di dire che è anche una questione di gusto e di saper dosare i sapori. Se la qualità dei prodotti è eccellente ed il loro utilizzo equilibrato, le torte decorate possono essere assolutamente buone oltre che belle.

Se fosse un dolce sarebbe….?
Un profitterol…. potrei mangiarne a non finire, non sono poi così poco golosa.

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