Al secondo posto, con 7175 voti, si conferma l’ex magistrato Ferdinando Imposimato. Il 'toto-Quirinale' dei quotidiani, da Mattarella a Prodi
Rispetto al giorno precedente, l’unica variazione riguarda Rosy Bindi, che sale di una posizione e si assesta alla 14esima. Scende invece alla 15esima l’ex segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani. Fino al 14 gennaio sono stati raccolti 56842 voti.
Al secondo posto, con 7175 voti, si conferma l’ex magistrato Ferdinando Imposimato. Seguono il giurista Gustavo Zagrebelsky (3911 voti) e Romano Prodi (3695).
In fondo alla classifica ci sono anche il governatore della Bce Mario Draghi (266), Salvatore Settis (218) e Beppe Grillo (164).
Il borsino dei giornali – E anche i quotidiani, sulla base delle dichiarazioni bipartisan dei politici, stilano il loro personale borsino sui nomi per il Quirinale.
Secondo Repubblica sono in ribasso i nomi degli ex leader dell’attuale Partito democratico, perché, secondo quanto risulta al giornale diretto da Ezio Mauro, possono essere divisivi. Mattarella sarebbe in pole position.
Scendono dunque Walter Veltroni – segretario Pd dal 2007 al 2009 -, Pier Luigi Bersani – leader dem dal 2009 al 2013 -, Piero Fassino – a capo dei Ds dal 2001 al 2007 – e Romano Prodi, “padre dell’Ulivo ed ex premier”, la cui candidatura al Colle “venne affossata dai franchi tiratori”. Anche Berlusconi poi si è detto contrario alla proposta di un ex segretario Pd e ha rilanciato il nome di Gianni Letta. Il cofondatore M5s Gianroberto Casaleggio, invece, avrebbe posto il veto su Romano Prodi, mentre il sindaco di Parma Federico Pizzarotti rilancia il nome di Rodotà.
Per il Corriere della Sera, invece, sembra che Renzi “abbia già un accordo di massima con Berlusconi“, ma il premier non è intenzionato a svelare “le sue vere intenzioni” nemmeno nel corso della direzione del partito. Intanto spunta l’ipotesi del presidente del Senato Piero Grasso eletto al primo scrutinio perché, nonostante i ripetuti no del leader di Forza Italia all’elezione di un magistrato, chi meglio di lui potrebbe “garantirgli l’agibilità politica senza destare scandalo?”.
Ma tra i dem regna un clima di “confusione” che “giova al premier” per arrivare alla “stretta finale”. Quindi emergono anche le ipotesi della vice presidente ella Corte Costituzionale Marta Cartabia, mentre Ncd e Scelta civica adombrano il nome di Veltroni e “tra i gruppi sparsi in Transatlantico si sussurra il nome del vicepresidente del Csm, Gianni Legnini“.
Per la Stampa, i “nemici del Patto del Nazareno” potrebbero convergere sul nome di Romano Prodi “per fare pressione nei primi tre scrutini”. Sul fronte del no, però, potrebbe farsi strada la candidatura del presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco” che il giornale torinese definisce “la carta scoperta di Renzi“. Bersani ha avanzato anche il nome di Giuliano Amato, forse un “tatticismo” per sfuggire alla rosa di nomi che gli proporrà Renzi (ovvero “Fassino, Veltroni, Mattarella e Castagnetti”).
Anche Il Messaggero stila il suo toto-nomi: in testa c’è Giuliano Amato, poi seguono il giudice della Consulta Sergio Mattarella e la presidente della Commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro. Lei e Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, sono nomi non sgraditi a Berlusconi, “anche se provenienti dal Pci“. E poi Walter Veltroni, Ignazio Visco e Romano Prodi, per la cui candidatura lavora “anche Nichi Vendola“.
Prodi, Amato e Violante sono invece i nomi che prendono quota secondo Il Giornale. Stabili Finocchiaro, Grasso, Visco e Bassanini. Scendono invece Monti, Franceschini e Fassino. Chi invece “spera nel colpaccio e si da da fare” per la corsa al Colle sono Veltroni – secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, il capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza sarebbe andato da Raffaele Fitto per sponsorizzarlo -, Mattarella, Casini e Castagnetti.