Scrivo questo post quando i dati Auditel non sono ancora stati resi noti, e lo faccio di proposito. Nemmeno l’exploit più clamoroso, infatti, potrà cambiare il mio personale giudizio su un prodotto televisivo imbarazzante per struttura narrativa, qualità, contenuti, cast, regia. Raffaella Carrà aveva abbandonato la poltrona di giudice di The Voice per lanciarsi in questa nuova avventura con uno scopo ambizioso: cercare il nuovo Fiorello.
Ecco, non solo siamo distanti anni luce dall’obiettivo, ma Forte Forte Forte non è in grado di scovare neppure un decente animatore di villaggi vacanze. Colpa di un casting evidentemente sbagliato, fatto raccattando gli avanzi indigesti di altri talent più blasonati, ma anche di una scrittura del programma anacronistica, lontana dagli standard alti a cui la tv ci ha abituati negli ultimi anni.
Raccogliendo le idee per scrivere questo post, non sapevo davvero da dove cominciare. Forse dalla pessima regia di Sergio Japino, che per inseguire le mode televisive del momento si è avventurato in un approccio nervoso, a scatti, confuso, ottenendo solo il risultato di non essere né carne né pesce, né varietà classico né talent da tv contemporanea.
O ancora da una giuria male assortita e almeno per due quarti impalpabile. Lo stilista tedesco Philip Plein è evidentemente l’uomo sbagliato al posto sbagliato: non ha competenze nel mondo dello spettacolo, non conosce la tv italiana, non sa e non può giudicare una performance. Joaquin Cortes è un vecchio pallino di Raffa, che appena poteva lo invitava puntualmente a Carramba, ma la sua presenza lascia il segno come Stefano Fassina nella storia politica italiana. Raffaella Carrà non andrebbe nemmeno giudicata, per rispetto alla sua storia professionale, tanto è sembrata fuori posto e sfocata nel ruolo che ha ritagliato per se stessa in Forte Forte Forte. L’unica che si salva è Asia Argento, che quantomeno prova a non essere banale, che mette un po’ di pepe, che tenta di interagire con gli imbarazzanti concorrenti.
E sono proprio i concorrenti il punto più basso di questo raschiatissimo fondo di barile che è Forte Forte Forte: la prima puntata di casting non ha regalato uno straccio di talento nemmeno alla lontana. Nessuno che sappia cantare davvero. O ballare. O intrattenere. Solo un manipolo di giovinastri esaltati, al limite dell’iperattività patologica, privi di qualsiasi qualità artistica, convinti di poter essere i nuovi Fiorello solo perché “sono sempre stato il clown della classe”, “ho ballato latinoamericano per anni”, “sono un vulcano di energia”. Un abisso dagli altri talent italiani di successo come Amici di Maria De Filippi o X Factor, e persino dal non irresistibile The Voice.
Ivan Olita, scelto come conduttore, per adesso è non classificato. Si è visto poco o niente, e bisognerà aspettare i live per poterlo giudicare con cognizione di causa.
Potrei continuare per ore a sgranare il rosario di quello che non è andato. Ma onestamente, dopo l’imbarazzante programma televisivo a cui mi è toccato assistere, preferisco fermarmi qui, tacere e limitarmi a dire che Forte Forte Forte, a prescindere dal risultato dell’Auditel che francamente poco mi interessa, è una delle cose più brutte viste in televisione negli ultimi anni.
Il fatto è che c’è un tempo per tutto, e quello di Raffaella Carrà, spiace dirlo, è finito anni fa. Se poi il programma è così brutto, non c’è proprio speranza.