Le due cooperanti, ascoltate dai pm, hanno raccontato di essere state sequestrate poche ore dopo il loro arrivo ad Aleppo e aver saputo da subito del motivo del rapimento. Amnesty International: "Per fare volontariato serve organizzazione"
“Dopo essere state catturate abbiamo chiesto ‘perché lo fate?’ Ci hanno risposto: per soldi”. Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti rapite in Siria lo scorso 31 luglio e liberate dopo cinque mesi e mezzo, hanno rivelato di aver saputo da subito del riscatto. Come riporta il Corriere della Sera, le due ragazze, ascoltate dai pm dopo il loro arrivo in Italia, hanno rivelato di non aver mai temuto per la loro vita anche perché non avrebbero mai ricevuto alcuna minaccia di morte. L’obiettivo dei rapitori, insomma, era chiaro. Più opache restano invece l’identità di questi ultimi e le modalità secondo cui è stata condotta la trattativa per liberare le ragazze. Intanto, Greta Ramelli è arrivata nella sua casa di Gavirate, in provincia di Varese ha esposto il Tricolore sul balcone e ha dichiarato: “Chiedo scusa a tutti, non volevo provocare dolore” ha detto la ragazza che si è detta “felice” di essere tornata a casa e ha aggiunto: “Per ora non voglio tornare in Siria perché la situazione laggiù è insostenibile”. “Ringraziamo tutti quelli che hanno lavorato per il nostro rilascio e tutte le persone che hanno pregato con noi”, ha detto la ragazza che poi ha salutato i giornalisti dalla finestra.
Le due volontarie sono state rapite poche ore dopo il loro arrivo ad Aleppo. “Sono arrivate due macchine con alcuni uomini armati e siamo state portate via. Cercavamo di non guardarli in faccia. – hanno raccontato – Loro comunque avevano il volto coperto”. Da lì le prigioni sono state almeno cinque, ma durante i trasporti da un nascondiglio all’altro le ragazze venivano sempre bendate e dei carcerieri sono riuscite a capire ben poco: “Erano uomini, ma c’erano anche alcune donne. Parlavano poco, soltanto uno – hanno spiegato – diceva qualche parola in inglese”.
La percezione che ci fosse un negoziato in corso è arrivata quando il commando ha detto che si doveva girare un video, quello diffuso il 31 dicembre dai jihadisti di al-Nusra, che rivendicavano la detenzione delle giovani: “Sono stati i rapitori a ordinare quali parole usare. Dovevamo dire di essere in pericolo così la trattativa si poteva sbloccare”. Dopo quel filmato la trattativa ha subito però uno stallo e, secondo quanto riportato dal Corriere, il via libera allo scambio è arrivato dopo un secondo video diffuso dai rapitori sui canali riservati. La conferma il giovedì mattina, quando uno dei sequestratori ha detto: “Vi stiamo rilasciando”.
Le indagini vertono su chi avrebbe tradito le cooperanti al loro arrivo in Siria, a partire dal tramite che ha fatto in modo che le ragazze potessero svolgere la loro attività di volontariato nel Paese: “Il viaggio era stato organizzato attraverso un contatto su Facebook con una persona conosciuta la prima volta che eravamo state in Siria”. Per quanto riguarda i sequestratori, si sospettano i gruppi ostili ad Assad, dallo stesso al-Nusra al “Free Syrian Army“, ma ancora non c’è alcuna conferma dagli inquirenti e della Farnesina, così come il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ci ha tenuto a smentire la notizia di un pagamento di 12 milioni per il riscatto, che ha scatenato numerose polemiche in Parlamento e nell’opinione pubblica. A proposito delle ragioni della partenza, ecco quanto Il Fatto Quotidiano ha potuto capire leggendo informative del Ros.
Il dibattito attorno a Greta e Vanessa ruota anche attorno alla presunta incoscienza con cui le ragazze si sarebbero imbattute in un’esperienza pericolosa, senza calcolare i rischi né l’affidabilità delle persone che le hanno fatte arrivare nel Paese. Greta, in lacrime, ha abbracciato la madre: “Ti chiediamo scusa. Ci scusiamo entrambe…con voi e con tutta l’Italia”. Sulla polemica è intervenuto anche il direttore di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, che ha sottolineato che per fare volontariato non bastano i buoni propositi, ma servono professionalità e organizzazione. E il segretario della Lega Nord Matteo Salvini con un post su Facebook: “Il padre di Vanessa, una delle due ragazze rapite e per fortuna tornate, dice che la figlia non deve scusarsi di nulla. Goditi tua figlia e taci, per rispetto degli italiani che hanno pagato, e dei lavoratori italiani che rischieranno altri rapimenti nel mondo”.