“C’è un ‘cerchietto magico’ per le presidenziali. Delle dimensioni dei favolosi hula hoop degli anni ’50. Lo disegna Ennio Doris sulla sabbia del Quirinale, si chiama Mediolanum. Insieme all’agibilità politica, che gli verrebbe garantita con la grazia attraverso la legge sulla truffa fiscale attraverso la ‘manina’ di Renzie, è il prezzo per i voti di Forza Italia per il Quirinale”. A lanciare l’accusa sul suo blog è Beppe Grillo. Secondo il leader M5S, “la politica non c’entra nulla, ma solo gli interessi di un privato cittadino condannato in via definitiva e espulso dal Senato, parodia di un imprenditore sulla soglia del disfacimento (vedesi Mondadori e Fininvest) che vuole salvare la sua quota in Mediolanum. Infatti la cessione del 9,9% di Mediolanum detenuta da Fininvest comincia a prendere forma”.
Il riferimento è al fatto che in ottobre Bankitalia ha imposto all’ex Cavaliere, che in seguito alla condanna per frode fiscale ha perso i requisiti di onorabilità, di cedere la maggior parte delle quote (35,1%) detenute attraverso Fininvest nella banca guidata da Doris, riducendo la sua partecipazione al 9,9%. Una decina di giorni fa Fininvest, per ottemperare alla delibera di via Nazionale, ha istituito un trust a cui intestare il 20% delle azioni. Contestualmente, però, gli avvocati Andrea Di Porto, Luigi Medugno e Andrea Saccucci hanno impugnato il provvedimento.
“Silvio Berlusconi non ci sta e porta davanti ai giudici la Banca d’Italia oltre alla trattativa per il Quirinale”, chiosa Grillo, ventilando che B. sia pronto a garantire i voti del suo partito in cambio di una norma che, oltre a consentirgli di ricandidarsi, gli permetta anche di restare azionista forte di Mediolanum. “Se Parigi val bene una messa, Mediolanum val bene il Quirinale. Il nome non importa, può essere chiunque, fatti salvi gli interessi. E’ il mercato della vacche. Le Vacchinarie”.