Si parla molto del pugno di Papa Francesco nel caso uno offenda la madre altrui e nulla si dice degli schiaffi alla natura che l’uomo dà e di cui pure ha parlato sull’aereo del viaggio in Sri Lanka e Filippine.
Nella conferenza stampa, il Papa ha risposto anche ad un’articolata domanda del giornalista britannico Gerard O’Connell: “Abbiamo concordato di fare una domanda ponte, che colleghi la visita in Sri Lanka e quella nelle Filippine. Abbiamo visto in Sri Lanka la bellezza della natura, ma anche la vulnerabilità di quell’isola: dai cambiamenti climatici al mare etc. Stiamo andando nelle Filippine e Lei visiterà la zona già colpita. Sta già studiando da un anno e più la questione dell’ecologia e della cura della creazione. La mia domanda, quindi, prevede tre aspetti. Primo: il cambiamento climatico è maggiormente dovuto all’opera dell’uomo, alla sua mancanza di cura della natura? Secondo: la Sua Enciclica, quando uscirà? Terzo: Lei insiste, come abbiamo visto in Sri Lanka, molto sulla cooperazione fra religioni, Lei intende invitare le altre religioni a riunirsi per affrontare questo problema?“.
Il Papa ha risposto: “La prima domanda. Lei ha detto una parola che mi evita una precisazione: ‘maggiormente‘. Io non so se del tutto, ma maggiormente, in larga parte è l’uomo che prende a schiaffi la natura, continuamente. Noi ci siamo un po’ impadroniti della natura, della sorella terra, della madre terra. Mi ricordo, voi avete già sentito questo, quello che un vecchio contadino una volta mi ha detto: ‘Dio perdona sempre, noi – gli uomini – perdoniamo alcune volte, la natura non perdona mai’. Se tu la prendi a schiaffi, lei lo fa a sua volta. Credo che abbiamo sfruttato troppo la natura; le deforestazioni, per esempio. Io ricordo ad Aparecida: in quel tempo non capivo bene questo problema, quando sentivo i vescovi brasiliani parlare di deforestazione dell’Amazzonia non riuscivo a capire bene. L’Amazzonia è un polmone del mondo. Poi, cinque anni fa, con una commissione dei diritti umani ho fatto un ricorso alla Suprema Corte di Argentina per fermare nel nord del Paese, nella zona nordest, Salta, Tartagal, per fermare almeno temporaneamente una deforestazione terribile. Questo è un aspetto. Un altro sono le mono-coltivazioni. I contadini, ad esempio, sanno che se tu coltivi il granoturco per tre anni, poi devi fermarti e fare un’altra coltivazione per uno-due anni, per nitrogenizzare la terra, perché la terra cresca. Per esempio da noi si coltiva solo soia e si fa soia finché la terra non si esaurisce. Non tutti fanno questo, ma è un esempio, come ce ne sono tanti altri. Credo che l’uomo sia andato troppo oltre. Grazie a Dio oggi ci sono voci, ci sono tanti, tanti che parlano di questo; in questo momento vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo [il Patriarca ortodosso di Costantinopoli], che da anni predica su questo tema. E io ho letto tante cose sue per preparare questa Enciclica. Posso tornare su questo ma non voglio essere lungo. Guardini – dico soltanto questo – ha una parola che spiega abbastanza. Lui dice: la seconda maniera di incultura, è quella cattiva. La prima è l’incultura che riceviamo con la creazione per farla cultura, ma quando ti impadronisci troppo e vai oltre, questa cultura va contro di te, pensiamo a Hiroshima. Si crea una incultura, che è la seconda…Le altre religioni hanno una buona visione. Anche su questo punto c’è un accordo per avere una stessa visione“.
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