Il movimento sindacale, le idee socialiste, anarchiche e comuniste, ancor più tutte le idee di progresso, hanno le loro radici in Europa. È nel vostro continente che sono nati i primi grandi movimenti popolari, i principali propositi di cambiamento sociale. Per questo motivo continua a sembrarmi curioso che un militante sociale di un piccolo Paese sudamericano susciti tanta attenzione, fino a diventare il protagonista del libro di una importante casa editrice, Eir, che raccoglie la tradizione della sinistra del passato e vanta fra i suoi autori prestigiosi nomi della sinistra del presente.
Forse il motivo si può trovare nella realtà attuale dell’America Latina, nei cambiamenti sociali che hanno portato al governo molti movimenti di sinistra (…) È però legittimo domandarsi se non ci sia dell’altro. Perché quel movimento operaio e della sinistra europea, che è stato per tanti anni all’avanguardia, guarda ora con tanta attenzione ai passi difficili e spesso contraddittori che noi latino-americani facciamo, in cerca del nostro progresso sociale e di una vita più degna e solidale per la nostra gente? Sarà solo per la ricchezza che trovate da queste parti, o non sarà forse per una certa perdita di punti di riferimento nelle vostre proprie ricerche? Perché diventa un personaggio interessante uno come me, che non è altro che un vecchio militante, che ha commesso molti errori e patito molte sconfitte, al di là di quello che è sempre stato l’obiettivo principale: conquistare una vita migliore per i suoi compatrioti? Perché suscita tanta attenzione il fatto che qualcuno difenda la politica come una passione superiore e pretenda che i governanti diano ai loro popoli un esempio di vita sobria e vicina a quella della maggioranza?
Perché fa scalpore che qualcuno lanci l’allarme contro il crescente discredito che, per mancanza di questo esempio, i politici e la politica stanno soffrendo in molti Paesi? Perché sorprende che un Presidente allerti il mondo contro la folle corsa al consumo sfrenato e contro lo spreco, la crisi di governo globale, le gravi minacce all’ambiente, la debolezza delle politiche nell’affrontare la fame e la miseria che ancora patiscono milioni di esseri umani?
In realtà credo che tutto questo susciti attenzione non tanto per il merito di chi propone questi temi, quanto per l’assenza di altre idee, di altre proposte e di altri esempi. Già da molti anni, ormai, noi che cerchiamo ispirazione per la nostra azione sociale e politica, che vorremmo nutrirci dell’esperienza di coloro che sono già passati per i nostri drammi, non troviamo in Europa quel che sempre vi avevamo trovato in passato.
Talvolta rattrista sentir parlare persone destinate ad altissime responsabilità, che rappresentano Paesi con una profonda tradizione culturale, e verificare una totale mancanza di idee, di lungimiranza, di capacità di comprendere pienamente il mondo in cui vivono, a volte dotate persino di una dubbia caratura morale.
La sinistra, il movimento popolare, gli intellettuali europei, hanno un enorme debito pendente nei confronti dei militanti di tutto il mondo. In quale altro luogo esiste tanta intelligenza accumulata, a livello d’economia, di ricerca sociologica, di politica e di movimenti sociali, come in Europa? Quali altri Paesi possono essere laboratori migliori per avanzare nella generazione di altre forme di produzione, di altre forme di convivenza che superino lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo? Quali altri Paesi possono essere migliori di quelli in cui lo sviluppo economico e sociale ha raggiunto livelli tanto alti come nella maggior parte dei Paesi d’Europa? Noi stiamo provando a fare la nostra parte, cerchiamo il nostro cammino, a volte centriamo il bersaglio, altre volte commettiamo errori, ma abbiamo bisogno delle vostre idee, del vostro impegno, del vostro desiderio di cambiare le condizioni materiali e ideali di vita di questa umanità.
Non potete rifuggire questo impegno, dovete assumere la sfida, pensare, lottare, provare e anche sbagliarvi, ma con lo sguardo rivolto a migliorare la vita dei vostri popoli, a superare questo sistema e questo modello di società, che deve essere cambiato prima che conduca tutti alla catastrofe.
di José “Pepe” Mujica
da il Fatto Quotidiano del 17 gennaio 2015
La felicità al potere di José “Pepe” Mujica
a cura di Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi
traduzione di Cristina Guarnieri, Silvia Guarnieri e Filippo Puzio
Prefazione di Omero Ciai
Postfazione di Donato Di Santo
casa editrice Eir
2015
pp. 288
16 euro