Perché il suo arresto – hanno notato in molti – ha svelato che la Francia è la patria di Voltaire un po’ a giorni alterni. Ed è ovvio che i principi, come i diritti, non si possono utilizzare a piacimento: o sono assoluti o non sono. Il pericolo potenziale è proprio nel relativismo. Oltralpe il dibattito su Dieudonné riesplode ciclicamente: l’anno scorso andò in scena un balletto tra prefetture e Tar che volevano vietare i suoi spettacoli. Il tutto con il placet dell’esecutivo e ministri che esultavano (“È una vittoria della Repubblica contro l’antisemitismo”, aveva detto Manuel Valls, ai tempi ministro dell’interno; “Non possiamo accettare che nella nostra società ci sia anche la minima compiacenza con l’antisemitismo, totalmente estraneo ai nostri valori e ai nostri principi”, disse l’allora premier Ayrault). Ora: questo signore si vanta di aver fatto pipì sul Muro del pianto. E questo qualifica bene le sue posizioni, senza bisogno di aggettivi e considerazioni a latere.
Ma l’arresto di Dieudonné è due volte sbagliato: non solo perché la libertà di manifestazione del pensiero va garantita a tutti, ma anche perché mette un megafono alle posizioni antisemite. E qui giustamente torna d’attualità il dibattito sull’ipotesi di introdurre in Italia il reato di negazionismo, di cui molto si è parlato lo scorso anno quando un
disegno di legge proponeva la punibilità di chi nega “l’esistenza di crimini di guerra, di genocidio o contro l’umanità”. In tanti hanno notato il rischio amplificazione. Ma la cosa grave, molti giuristi hanno aderito a questa lettura, è che ci si proponeva di perseguire un pensiero in sé per quanto si trattasse di un pensiero abietto.
Senza contare che le censure sviluppano sempre i propri antidoti, non è ammissibile prendersi la libertà di negare la libertà. Dietro l’angolo ci può essere, potenzialmente, qualunque repressione del pensiero (per questo i reati d’opinione andrebbero aboliti).In queste settimane abbiamo sentito fiumi di parole, parole giuste, a proposito del diritto di satira, del diritto di dire, scrivere, disegnare le proprie opinioni. Anche quando offendono qualcuno: è la democrazia, bellezza. Ma quella che non accetta un’opinione inaccettabile, è una democrazia ridotta.
@silviatruzzi1