Eva come il poliziotto di fede mussulmana Ahmed freddato davanti alla sede di Charlie Hebdo. Eppure, sia Ahmed che il terrorista pregavano lo stesso Dio, Allah.
Dopo i tragici fatti di Parigi, in questo scontro violentissimo come non mai di fedi, “rileggo” la mia Eva, anche lei vittima/martire di un intreccio perverso e aberrante d’ideologie (marxista/comunista/ebraica).
Il taccuino di Eva che par hazard mi è caduto tra le mani mi ha subito fatto pensare al Diario di Anna Frank, ma se la ragazza quindicenne è stata ammazzata dai nazisti, Eva, altrettanto giovane, è stata vittima di fuoco amico, amicissimo, se così si può dire.
Eva, senza protestare ingoia la fialetta di cianuro. Ad allungargliela è la mano del compagno Lakatos, nelle vesti del boia. Entrambi fuggitivi, scappavano dal nemico comune: Hitler.
Il Sacrificio di Eva Izsak (di cui sono autrice per Chiarelettere), un “femminicidio”, ante litteram, collocato in un contesto “intoccabile”: la Resistenza e l’ Olocausto.
Ma prima Lakatos le aveva sussurrato: Eva ti immoliamo per essere ricordata, perché in ogni piazza ci sia il tuo nome e il tuo coraggio sarà di sprone per i popoli finalmente liberi. Dal tuo sacrificio nascerà la Nuova Europa. No, Eva è stata assassinata da uno della stessa religione e ideologia, per essere dimenticata subito dopo, confusa in un trafiletto di giornale: il suicidio dell’ennesima ebrea in fuga verso la salvezza.
Così come presto sarà dimenticato il sacrificio del poliziotto Ahmed Merabet: rimarrà soltanto un nome in mezzo a quello delle altre 17 vittime di Charlie. Ma almeno per Ahmed il presidente Hollande ha promesso di insignirlo con la Legione d’Onore postuma. Per Eva neanche una targa nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme. E sono passati 70 anni dal suo inutile sacrificio!
“Il passato non è morto e a ben guardare non è nemmeno passato, direbbe Christia Wolf.
Il meccanismo del potere di decidere della vita, e soprattutto della morte, il desiderio di esercitarlo, la soddisfazione di governare le vite degli altri, non hanno risparmiato nessuno. Di tutte questa è la parte del libro che trovo più inquietante, ma anche più significativa. E forse anche per questo, di questo libro sembra che nessuno voglia parlare. Così scrisse Davide Bidussa (storico sociale delle idee, ma sopratutto autorità della intellighenzia ebraica, non solo italiana).
Hanno poi parlato di doppia mafia cultural-politica per silenziare il libro “Il sacrificio di Eva Iszak” che solo Giorello e Mannucci hanno perforato sul Corsera (apertura Cultura).
Sono andati a toccare il nervo scoperto, il tabernacolo di una certa cultura oxford-scientifica-logica, perbenista, ipocrita…quella della London School of Economics , di cui Imre Lakatos rimane un pilastro come autorevolissimo filosofo della scienza del Ventesimo Secolo. Ne fece la sua “armatura”. Diventando intoccabile. Nessuno osava scalfire la sua reputazione. Certo, non gli diedero mai la cittadinanza britannica. Fino alla morte, avvenuta nel 1974, fu il cruccio di Lakatos, il mancato coronamento alla sua folgorante carriera accademica. Lo scheletro di Eva rimase chiuso a chiave nell’armadio della sua coscienza. Appena due anni fa, a ottant’anni dalla nascita, London School of Economics l’ha celebrato. In pompa magna e senza vergogna.
@januariapiromal