Oltre 40 tra docenti e giuristi scrivono al governo dalle pagine del Sole 24 Ore: "Non proroghi oltre il 31 gennaio la possibilità di deliberare con il quorum agevolato la concessione del diritto di voto multiplo ai soci di lunga data. Ne va della credibilità del nostro mercato azionario"
No a un’ulteriore proroga della possibilità di concedere a maggioranza semplice il doppio voto ai soci che tengono in portafoglio le azioni della società per almeno due anni. A lanciare l’appello diretto a governo e Parlamento, dalle pagine del Sole 24 Ore, è un gruppo di oltre 40 tra economisti e docenti di diritto: dal neo presidente dell’Inps Tito Boeri ai colleghi bocconiani Francesco Giavazzi e Guido Tabellini, da Massimo Bordignon a Francesco Daveri, da Alessandro Penati e Luigi Zingales ai giuristi Lucia Calvosa e Lorenzo Stanghellini, fino all’avvocato Alessandro de Nicola e all’ex commissario Consob Luca Enriques, che anche su Il Fatto Quotidiano si è espresso contro il quorum agevolato per l’introduzione del quorum maggiorato.
Un passo indietro: nel decreto Competitività varato l’estate scorsa l’esecutivo ha inserito un emendamento che consente alle società quotate e quotande di emettere azioni con voto multiplo in favore dei soci che ne restino titolari per più di 24 mesi. Un evidente “aiutino” a quel che resta dei vecchi assetti proprietari dei grandi gruppi finanziari, perché consente agli azionisti stabili di blindare il controllo a costo zero. E rende molto meno contendibili le società quotate. Non per niente gli investitori istituzionali sono fortemente contrari alla novità, che minaccia di ledere i loro interessi escludendoli dalla possibilità di influenzare le nomine di vertice. Assogestioni in dicembre ha pubblicato una nota tecnica che sottolinea il rischio di una stabilizzazione “all’infinito” del controllo di alcuni azionisti “con la metà dello sforzo”.
Ma non basta: in fase di conversione è comparso un comma che accorda appunto un abbassamento dei quorum per chi delibera la novità in assemblea straordinaria entro il 31 gennaio 2015. Sono già tre, ricordano gli economisti, le società che hanno convocato le assemblee nelle prossime settimane per sfruttare quella possibilità. Si tratta di Amplifon, Astaldi e Campari. Quest’ultima si è vista per questo motivo mettere sotto osservazione dall’agenzia di “rating etico” Standard Ethics, secondo cui il voto doppio crea asimmetrie ”non sempre giustificate da un interesse generale aziendale, piuttosto da interessi diversi imputabili anche all’azionista di controllo”.
A finire nel mirino degli economisti che hanno sottoscritto l’appello comparso sul Sole è però soprattutto la possibilità che quella scadenza sia ulteriormente essere differita “cedendo alle pressioni di altre società quotate”. “Il segnale che si darebbe agli investitori istituzionali sarebbe particolarmente negativo”, scrivono. “Non solo correranno ulteriormente il rischio del venir meno di un potere di interdizione su aspetti fondamentali della vita della società nelle società che hanno un azionista di maggioranza. Non solo saranno esposti al pericolo che nelle prossime assemblee annuali delle società con un azionista di controllo di fatto, questi rafforzi il proprio dominio senza dover comprare azioni facendo passare la proposta grazie al fisiologico assenteismo di molti soci di minoranza. Ma soprattutto, percepiranno con chiarezza il messaggio per cui è ingenuo, in Italia, confidare nelle tutele pur previste dalla legge e che ogni occasione è buona per metterle da parte sulla base di pressioni contingenti quanto opache”. Di qui la richiesta al governo di “non procedere all’estensione temporale del quorum agevolato. Ne va, in ultima analisi, della credibilità del nostro mercato azionario”.