Una canzone che è un atto d’amore, una telecronaca, un contenzioso legale, forse un cattivo auspicio. Si intitola Fio Maravilha, in Brasile è famosissima e altrove anche. La scrisse nel 1972 Jorge Ben, un brano dedicato a João Batista de Sales: la meraviglia è lui.

Oggi Joao compie 70 anni, tanti auguri. Cento di questi giorni, possibilmente di migliori. Ci arriviamo.

Fio-Maravilha-cover

João fu un centrocampista estroso, discontinuo e assolutamente brasiliano. Fu paragonato da alcuni a Garrincha, più che altro per la leggera zoppia. Piccolo segno di riconoscimento: una dentatura che va assolutamente apprezzata su Google immagini.

Joao iniziò la sua carriera al Flamengo, dove giocò con alterni risultati tra il 1965 e il 1973. L’unico motivo per cui, tra centinaia di talenti brasiliani che si sono succeduti negli anni, ora leggete di lui risale al 15 gennaio del 1972. Allo stadio Maracanà i rossoneri affrontano il Benfica per la prima partita del torneo del Verao di Rio de janeiro.

Fio siede in panchina, come spesso gli accade. L’allenatore Mario Zagallo gli preferisce gente come Paulo Cesar, Caio e Arilson. Al 33esimo minuto, con la sfida sullo 0 a 0, entra al posto di quest’ultimo. La scelta l’ha presa il pubblico, che da un pezzo urlava il suo nome a una voce sola. Gli bastano un paio di minuti per entrare in possesso del pallone, bersi due difensori e scavalcare il portiere con un tocco. È gol, 1 a 0, che sarà anche il risultato finale.

Fu un gol di classe”.
“Fu un goal da angelo”.
“Un goal davvero memorabile”.
“Figlio Meraviglia ci piaci tanto”.

Strofa dopo strofa, di ritorno dallo stadio, il grande tifoso rubronegro Jorge Ben mise in musica quei dribbling. Nasceva Fio Maravilha, il brano più famoso del compositore brasiliano dopo la coverizzatissima Mas que nada.

Mentre la canzone diventava la colonna sonora di serate in spiaggia o discoteca, João terminava la sua esperienza a Rio. Girovagò per qualche anno senza gloria in Brasile, poi tentò la fortuna in America. A New York come a San Francisco, però, le cose non andarono bene. Alla disperata ricerca di soldi intentò una causa contro Jorge Ben per i diritti della sua hit. L’artista cambiò il titolo in Filho Maravilha e lo fregò, solo nel 2007 la querelle fu chiusa con il ritorno del nome originale.

João , oggi 70enne, vive ancora a San Francisco, dove lo conoscono in molti. Non per le sue imprese, ma per le pizze che per anni il suo motorino ha recapito nelle case dei quartieri Nord. Dopo la fine della carriera quella è stata la sua vita e bisogna imparare a apprezzare. Peccato non poterne ridere con suo fratello Germano, che è morto nel 1997 a soli 55 anni.

Nel 1962, dieci anni prima che Fio Maravilha illuminasse Jorge Ben e gli altri del Maracanà, Germano era divenuto il primo calciatore di colore della Serie A.

Nereo Rocca lo aveva voluto a tutti i costi al Milan e avrebbe avuto modo di pentirsene. Il giocatore, che rimase in Italia fino al 1965 con una parentesi al Genoa, non si fece mai notare per quanto fatto in campo, al contrario furoreggiò nelle notti meneghine.

In una di queste conobbe Giovanna Agusta, figlia del conte Domenico. La mise in cinta e la sposò in Belgio contro la volontà del padre e per la gioia dei rotocalchi scandalistici. Poi lasciò il pallone per allevare la figlia Lulù, infine si separò e tornò in Brasile dove aveva comprato una fattoria con i soldi del pioniere dell’aeronautica.

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