In merito alla mia candidatura respinta dal Movimento Cinque Stelle e alla sospensione ricevuta, Luigi Di Maio stamattina in radio ha detto che ne sto facendo una questione personale. Per chi ha ascoltato non ho avuto tempo per controreplicare in diretta e questa è stata la mia risposta in privato. La pubblico qui di seguito e lasciandola come lettera aperta, a lui, a Beppe Grillo a tutti i deputati e senatori del M5S d’Italia, ai membri del comitato per espulsioni e del direttorio di cui lui stesso fa parte, composto in maggioranza dai campani Roberto Fico, Carlo Sibilia e Carla Ruocco.
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Caro Beppe, Luigi e cari tutti,
La vita ci insegna che le questioni di principio non si possono far passare per questioni personali. Quando si difendono i principi, ci si batte per tutti ed essi o valgono per ognuno o per nessuno.
Non ho mai rinnegato i valori a cui si ispira il Movimento ed ho sempre rispettato la sua base. Questa volta ho partecipato alle Primarie risultando regolarmente eletto.
Le mie critiche del passato, in quanto pubbliche, erano appunto sincere e si sono dimostrare costruttive. Difatti, a differenza delle precedenti, se a queste ‘Regionarie’ si sono resi noti i risultati di tutti i candidati in lista, ciò, è stato anche grazie ad esse.
In riferimento a fatti appunto già noti e pubblici nonché risalenti a ben prima di queste elezioni, se avessi leso in modo irrimediabile il Movimento non vedo il motivo della mia sospensione dalla lista a voto già avvenuto.
Del resto, qualora andassimo a rivangare dichiarazioni del passato, c’è chi ha detto anche di peggio sebbene sia tuttora ancora in lista. Posso ricordare Federico Pizzarotti, uno su tutti, il quale ha espresso dubbi anche maggiori, ad esempio, sulla validità delle stesse nella selezione di candidati realmente rappresentativi del territorio. Basta consultare, le cronache sono piene di critiche e fiumi di parole.
Per cui, mi oppongo alla sospensione e sono ancora in attesa di risposte. Resto fiducioso in un mio reintegro in quanto le opinioni rientrano nel legittimo esercizio del diritto di critica, onde non veder mortificati e calpestati i principi costituzionali e democratici per i quali tanto ci battiamo.
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