Offrivano sostegno a Domenico Scilipoti, si alleavano con Raffaele Lombardo, facevano campagna elettorale sotto le bandiere del Movimento per l’Autonomia e promettevano addirittura 300 mila posti di lavoro. Dopo Sicilia Libera, voluto da Leoluca Bagarella in persona negli anni delle stragi, dopo che decine di collaboratori di giustizia giurano di aver ricevuto l’ordine di votare Forza Italia, fondata da Marcello Dell’Utri oggi condannato in via definitiva per concorso esterno, c’è un altro partito fondato direttamente da Cosa Nostra.
Nasce il 4 giugno del 2008, quando davanti ad un notaio di Catania, Francesco Caruso e Giuseppe Scuto fondano il Partito nazionale degli autotrasportatori. Un tir in primo piano, il tricolore sullo sfondo e uno slogan entusiasta: “Insieme verso un nuovo futuro”. Peccato che a quel futuro fosse interessato anche Vincenzo Ercolano, figlio del boss Pippo, fratello di Aldo, il killer del giornalista Pippo Fava e nipote del capo dei capi di Cosa Nostra catanese Nitto Santapaola. A scoprirlo è stata la Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi con l’operazione Caronte, che alla fine del 2014 ha aperto le porte del carcere per ventitré persone, sequestrando beni per 50 milioni di euro. Coinvolti nell’operazione del Ros dei Carabinieri anche Caruso e Scuto, rispettivamente segretario e presidente del neonato partito. “Il cardine del nostro impegno politico è la riqualificazione del ruolo dell’autotrasportatore, settorizzando (sic!) le merci e i servizi richiesti tramite l’istituzione di una tariffa controllata che permetta di regolamentare il settore” diceva Caruso presentando il partito nel lussuoso Ergife Palace Hotel di Roma.
Il presidente Scuto alzava il tiro: “Puntiamo a creare 300 mila posti di lavoro” prometteva entusiasta. Subito dopo la presentazione del 30 giugno 2008, a Scuto squilla il cellulare: è Vincenzo Ercolano, che chiede informazioni sull’esito della conferenza stampa. Ercolano è il titolare della Geotrans Srl ed è l’ex presidente della Federazione Autotrasportatori Italiana della provincia di Catania, dove conta 1500 iscritti: è anche in rappresentanza dei camionisti se nel 2012, il nipote di Nitto Santapaola aderisce ai Forconi, il movimento che in pochi giorni riesce a paralizzare la Sicilia, isolando l’intera Isola. Nel 2008, però, quelli che poi diventeranno i Forconi, militano ancora tutti o quasi sotto le bandiere dei partiti autonomisti: il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, e poi anche Grande Sud di Gianfranco Micciché. E dopo che il leader del Mpa riesce a vincere le elezioni regionali, facendosi eleggere governatore, incontra i due leader del Partito sostenuto da Ercolano.
“I primi contatti con il governatore venivano stabiliti dal Caruso nel settembre 2008 per il tramite dell’avvocato Pietro Maravigna e di Carmelo Ragusa, addetto alla segreteria di Lombardo – scrivono i magistrati nell’ordinanza Caronte – Caruso e Scuto riuscivano ad avere un appuntamento con il Presidente Lombardo, il 2 aprile 2009, grazie all’intesa che i due stabilivano con l’on. Giovanni Cristaudo”. Cristaudo è in quel momento un deputato regionale del Mpa: oggi è condannato in secondo grado a cinque anni di carcere per concorso esterno a Cosa Nostra. La stessa imputazione che è costata a Lombardo una condanna di primo grado a sei anni e otto mesi. In quell’incontro del 2009, tra l’ex governatore e i dirigenti del partito voluto da Enzo Ercolano si discute di un’alleanza in vista delle imminenti elezioni europee: un accordo che venne formalizzato il 21 aprile dello stesso anno. Poi il 6 maggio Scuto, Caruso e Lombardo ufficializzano l’alleanza in una conferenza stampa convocata a Roma.
“La coalizione L’Autonomia, formata da Mpa, La Destra di Francesco Storace, Alleanza di centro e Partito dei pensionati, avrà alle elezioni europee del 6 e 7 giugno giugno prossimi il sostegno del Partito nazionale degli autotrasportatori che conta 70mila iscritti su tutto il territorio nazionale” racconta l’agenzia Adnkronos. “L’accordo – continua il take d’agenzia – prevede che il Mpa in Parlamento si faccia portavoce e promotore delle proposte avanzate dal Pna nel settore dell’autotrasporto, prima fra tutte quella del blocco dei Tir dalle 22 alle 5 del mattino. Una proposta di legge in tal senso sarà presentata dai parlamentari del Mpa nei prossimi giorni”. Comincia la campagna elettorale: e lo stesso Enzo Ercolano si adopera con alcuni conoscenti per far votare Lombardo e per il Movimento per l’Autonomia. Nel frattempo il volto baffuto di Lombardo, con annesso logo del Mpa, compare su enormi manifesti portati in giro da decine di camion: sono i mezzi di proprietà degli aderenti al Partito degli autotrasportatori. Che per quel servizio di campagna elettorale si erano accordati con lo stesso Lombardo: avrebbero dovuto ricevere una somma di denaro. Ma l’ex governatore non pagherà mai il conto al Partito voluto da Enzo Ercolano. E Scuto e Caruso si vedranno costretti a mettere in mora il movimento di Lombardo, con un decreto ingiuntivo da 171.600 euro.
Ma non c’è solo Lombardo nell’agenda di Scuto e Caruso. “Io con l’onorevole ci sono andato. Abbiamo discusso. Dice lui che è a disposizione sia per Roma sia per qua in Sicilia. Quando lo vogliamo chiamare è a nostra piena disposizione” dice Salvatore Favazzo, un’emissario di Caruso, a sua volta attivista del partito dei camionisti, il 30 agosto 2008. L’onorevole in questione è Domenico Scilipoti, originario di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, diventato famoso quando lascia l’Italia dei Valori per votare la fiducia al governo di Silvio Berlusconi e quindi aderire a Forza Italia. Quando Scilipoti si mette a disposizione del partito dei camionisti è ancora un parlamentare dell’Italia dei Valori. Secondo la ricostruzione dei magistrati della procura di Catania, nei primi giorni di ottobre, Scilipoti avrebbe dovuto incontrare Scuto e Caruso. Un incontro che non lascia traccia nelle indagini della magistratura: cosa si disserro Scilipoti e i due dirigenti del partito voluto da Enzo Ercolano rimarrà dunque un segreto.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Roma, 20 gennaio 2015
Egregio Direttore,
nell’articolo ‘Mafia, dopo Sicilia Libera Cosa Nostra fondò un altro partito” a firma di Giuseppe Pipitone, leggo che nel mese di agosto del 2008 avrei avuto un incontro con tali Francesco Caruso e Giuseppe Scuto, indicati da ‘Il Fatto quotidiano’ come i fondatori del “Partito nazionale dei trasportatori”. Nonostante sia da sempre impegnato a rappresentare le istanze provenienti dal territorio, in particolare quelle espresse dai lavoratori, non ho mai incontrato né tal Caruso né il signor Scuto, persone che, tra l’altro, non conosco personalmente. Tuttavia, nella veste di parlamentare che si sforza di assolvere al proprio mandato dando voce alle esigenze dei cittadini, non escludo di essere stato avvicinato, tra gli altri, anche dai rappresentati del variegato mondo degli autotrasportatori. Tra imprenditori, rappresentanti sindacali, esponenti di associazioni, giovani e meno giovani impegnati a vario titolo nel mondo del volontariato, durante la scorsa legislatura ho incontrato centinaia di persone. Come si addice ad un Parlamentare che assolve appieno al proprio mandato, ho offerto a tutti la mia disponibilità a farmi carico delle loro difficoltà. Trovo estremamente grave, pertanto, che una generica mia disponibilità a dar voce ai problemi degli autotrasportatori sia bastata ad accostare il mio nome a quello di persone che non conosco e che, apprendo solo adesso, sarebbero coinvolte dalla Procura di Catania in un’inchiesta per infiltrazioni mafiose. D’Altronde lo stesso Pipitone rileva nel suo pezzo che del presunto incontro tra me e i signori Caruso e Scuto non esiste alcuna traccia. Ciò nonostante, egli conclude il suo pezzo dando per scontato che un incontro ci sia stato, tradendo non solo poca linearità intellettuale, ma anche un inaccettabile pregiudizio nei miei confronti. Sono certo che vorrà dare spazio a queste mie precisazioni, nella certezza che il quotidiano da Lei diretto è attento a garantire una informazione corretta e rispettosa della verità.
Domenico Scilipoti Isgrò