Dopo l’attentato a Charlie Hebdo, in molti chiedono di rivedere il trattato di libera circolazione di Schengen per maggiori controlli alle frontiere nazionali. La paura dei terroristi diventa la scusa perfetta per mettere un tappo al flusso di immigrati che approdano in Italia per poi andarsene nel resto d’Europa.
Non è un mistero che l’Italia sia diventata ormai una terra di passaggio per buona parte degli immigrati – regolari e non – che arrivano dal Mediterraneo. La migliore attrattiva lavorativa esercitata dai Paesi del Nord Europa, e le maggiori affinità linguistiche nel caso della Francia, fanno del nostro Paese una specie di “ponte”: si arriva, si attraversa e si abbandona. Basti pensare allo scontro tra governo italiano e francese dell’aprile 2011, quando l’allora presidente Nicolas Sarkozy ordinò lo stop a Ventimiglia dei treni italiani sui quali viaggiavano alcuni immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno provvisorio rilasciato alle autorità italiane.
Oggi in Francia le formazioni di estrema destra – in primis il Front National di Marine Le Pen – chiede di ristabilire le frontiere nazionali “per proteggersi dal terrorismo fondamentalista e dal traffico di armi”. Premesso che entrambi questi fenomeni meritano la massima attenzione e contrasto da parte delle autorità europee, ad una più attenta analisi appare evidente il loro vero obiettivo: bloccare il flusso di immigrati che attraverso l’Italia va in Francia, Germania, Inghilterra e così via.
Questo il ministro degli interni italiano, Angelino Alfano, di destra pure lui, lo sa benissimo, tanto che ha prontamente ribadito quanto il trattato di Schengen sia uno dei principi inviolabili dell’Unione europea. Alfano è consapevole che con le frontiere nazionali chiuse, tutti gli immigrati resterebbero responsabilità dell’Italia a meno che questa – come vorrebbero altre forze politiche – si rifiuti di soccorrere i barconi abbandonati alla deriva e carichi di vite umane.
Ecco che una sospensione del trattato di Schengen, al di là dei luoghi comuni e dei pruriti autoritari, non si concilia affatto con una gestione comune e responsabile del problema immigrazione clandestina e non farebbe altro che mettere l’Italia in enormi difficoltà.
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