Il Ceo Travis Kalanick ha annunciato l’impegno dell'azienda per stabilire nuove partnership con le città del Vecchio Continente per superare gli ostacoli che il servizio incontra in molti Paesi. L’obiettivo è espandere UberPool che permette di dividere il costo della corsa fra più utenti
Uber, l’incubo dei tassisti, rilancia e, tramite il Ceo Travis Kalanick, promette 50.000 posti di lavoro in Europa e 400.000 auto in meno sulle strade del Vecchio Continente.
In un intervento alla Dld (Digital-life-design) Conference di Monaco di Baviera Kalanick ha lasciato da parte per una volta l’approccio aggressivo e a tratti arrogante caratteristico della sua azienda per tendere un ramoscello d’ulivo alle amministrazioni delle città europee. “Per il 2015 – ha affermato il Ceo – Uber ha grandi obiettivi per i driver e le città d’Europa. Ma non possiamo arrivarci da soli”. Per questo Kalanick ha annunciato l’impegno di Uber per stabilire nuove partnership con le città del continente per garantire l’innovazione.
L’obiettivo è di espandere il proprio servizio UberPool, già presentato a novembre a Parigi, che permette di dividere il costo della corsa fra più utenti. Basato su UberPop, il servizio che mette in contatto driver che guidano la propria auto con utenti privati e che secondo il Comune di Milano è illegale, Pool tramite un algoritmo ottimizza le corse delle auto in modo da poter raccogliere altri passeggeri e dividere quindi il costo di parte o tutta la corsa. L’utente può scegliere la corsa solitaria, ma se sceglie l’opzione “pool” otterrà uno sconto dl 10% della tariffa che potrà arrivare a 50% se il suo itinerario corrisponde a quello di un altro passeggero.
Uber, ha proseguito il Ceo, sta lavorando con i governi per garantire la sicurezza e aumentare la concorrenza. Un’attività che solo nel 2014 ha portato 22 giurisdizioni degli Stati Uniti ad approvare nuove normative in tema di ridesharing. India, Olanda e città come Bruxelles e Helsinki stanno lavorando in questa direzione che secondo i dati presentati da Kalanick permette anche di migliorare i dati relativi agli arresti di driver che guidano dopo avere abusato di alcol o droghe.
Con l’arrivo dei contestati autisti di Uber a Seattle il numero di questi arresti è calato del 10%. “Quando i consumatori possono connettersi a qualsiasi provider di trasporto a prezzi diversi e i driver hanno la libertà di scegliere il modo in cui si guadagnano da vivere, le città vedono una riduzione degli arresti per guida in stato di ebrezza, aumentano le corse per i quartieri meno abbienti con maggiori guadagni per i conducenti”, ha concluso il Ceo che chiede l’abolizione dei limiti per il numero dei guidatori e una maggiore facilità nella concessione delle licenze.
Accanto ai successi elencati da Kalanick ci sono però ancora molti ostacoli. In Corea del Sud il Ceo è stato incriminato per servizio illegale del servizio taxi, e in Spagna il tribunale di Madrid ha dichiarato illegale il servizio.
In Italia siamo rimasti alle dichiarazioni del ministro Maurizio Lupi secondo il quale il servizio di Uber è illegale, ma da allora non ci sono stati passi successivi. Nel frattempo l’attività della società prosegue esplorando nuovi servizi. A Natale in collaborazione con Eatitaly è partita la consegna dei panettoni e la scorsa estate era disponibile anche quella dei gelati. Quella della consegna dei prodotti a domicilio è una delle strade del futuro. Che sembra piacere. La domanda per i panettoni ha infatti superato l’offerta dei driver di Uber.