Dopo che i ribelli sciiti houdi hanno assaltato il palazzo presidenziale e oscurato i media ufficiali del Paese, al-Sakkaf, a capo del ministero dell'Informazione, ha ammesso il golpe imminente. Su Twitter l’attivista Hisham Al-Omeisy denuncia: "Corpi per strada".
“Siamo a un passo dal golpe. Potremmo vedere un altro Yemen entro stasera”. Lo ha detto il ministro dell’Informazione, Nadia al-Sakkaf, dopo gli scontri tra l’esercito e i ribelli sciiti houthi, che avrebbero tentato l’assalto al palazzo del governo. “Parte dell’esercito – ha aggiunto ai microfoni di Al Jazira – non obbedisce agli ordini del presidente Abed Rabbo Mansur Hadi. Credo che nessuno abbia il controllo di San’a (la capitale, ndr) in questo momento”. I media ufficiali yemeniti sono interrotti, ma stando alle notizie che circolano sul web nella capitale ci sono stati morti ed è in corso un viavai di ambulanze nella zona della sede del governo. Su Twitter l’attivista Hisham Al-Omeisy ha parlato di “corpi per strada”.
Lunedì mattina sono scoppiati disordini tra i ribelli e i soldati governativi vicino al palazzo presidenziale nella capitale. I testimoni hanno riferito di aver udito colpi di mortaio e intense sparatorie. Secondo una fonte sono stati usati fucili automatici e lanciarazzi portatili e la polizia ha chiuso l’accesso alla zona degli scontri. Le due fazioni si sono accusate a vicenda di aver provocato la guerriglia. Il canale tv dei ribelli, al-Maseera, ha incolpato l’esercito di avere aperto il fuoco contro i miliziani nell’area del palazzo, mentre un alto funzionario militare affermava che erano stati gli houthi ad attaccare per primi, colpendo alcuni checkpoint militari. I media statali non hanno riportato la notizia a causa di un’improvvisa interruzione della corrente elettrica. Inizialmente si è pensato a un guasto, ma Sakkaf ha poi dichiarato che gli houti hanno assaltato la sede dell’agenzia di stampa statale Saba e la tv.
Il presidente, che al momento degli scontri si trovava nella sua residenza privata, distante dai combattimenti, ha quindi tentato di siglare un accordo per un cessate il fuoco. Successivamente ha organizzato un vertice con i suoi consiglieri politici e i rappresentanti dei ribelli. Dopo l’incontro, in cui erano presenti anche il consigliere houdi del presidente, Saleh al-Samad, e il primo ministro Khaled Bahah, il convoglio di quest’ultimo è stato attaccato con colpi di arma da fuoco da parte dei miliziani. Secondo quanto riportato da al-Sakkaf su Twitter, nessuno è rimasto ferito.
Fallito questo tentativo di mediazione, il ministro dell’Informazione ha quindi ammesso che ormai i ribelli, che esercitavano da settembre un parziale controllo sulla capitale, stanno per prendere il potere. Al-Sakkaf ha poi aggiunto che il presidente e gli altri ministri non abbandoneranno San’a.