Scuola

Educazione sessuale, a chi tocca? In Svezia ci pensa la Tv

Immaginate di accendere la televisione un pomeriggio qualsiasi e trovare in video sulla Rai, un testicolo con un cappello in testa, due occhi spiritosi, un sorriso accanto ad una fantasiosa vagina con tanto ci ciglia e sorriso verticale. I due “compagni” cantano e danzano raccontando ai bambini un’immagine positiva dei genitali. E’ quello che è accaduto in Svezia nei giorni scorsi quando Bacillakuten, un programma per bambini di Svt (la tv pubblica svedese) ha mandato in onda un minuto e sei secondi di una sorta di cartone animato sul pene e la vagina per fare educazione sessuale. La canzone, divertente e molto orecchiabile, dice tra le altre cose “la vagina è una cosa bella, credimi, anche in una vecchia signora. Sta lì tutta elegante”. Non sono mancate le reazioni in Svezia dove sul “The Local” qualcuno ha definito il filmato “bizzarro”. Non oso pensare se un video del genere fosse trasmesso in Italia. Immediata sarebbe la reazione della Chiesa. Si schiererebbero contro le associazioni delle famiglie cattoliche. Qualche psicologo di turno sarebbe pronto a fare la battaglia a difesa dell’educazione della famiglia: tocca a mamma e papà insegnare ai figli come fare l’amore, come usare i propri genitali. Si griderebbe allo scandalo.

Intanto in Germania, una mamma è stata arrestata per aver fatto fare alla figlia troppe assenze: non voleva che partecipasse a lezioni nelle quali si spiegava in maniera esplicita l’accettazione della varietà sessuale. Si tratta di una legge non generale dello Stato, ma dei Länder, che vietano la possibilità di istruire i figli a casa: è prevista una multa o l’arresto.

In Italia da mesi c’è in atto una battaglia da parte di alcune associazioni contro l’ideologia gender come se in ogni classe ci fossero dei militanti fondamentalisti di questa “dottrina”. Mercoledì a Roma l’Associazione genitori cattolici, ProVita Onlus, Agesc, Movimento per la vita e Giuristi per la Vita presenteranno una petizione diretta al Presidente della Repubblica, del Consiglio e al ministro dell’Istruzione: “In molte scuole – scrivono i promotori – vanno diffondendosi, senza informare i genitori, progetti educativi affidati ad associazioni Lgbt tesi a promuovere una visione della famiglia contraria a quanto affermato dalla Costituzione e una formazione sulla sessualità basata sull’ideologia gender. A partire dalla scuola dell’infanzia si utilizzano persino libri di fiabe attraverso i quali si vogliono rieducare gli studenti a considerare il proprio sessi biologico modificabile in qualsiasi “genere” ed equiparare ogni forma di unione e di “famiglia”.

E’ chiaro che la confusione regna. Non credo che l’educazione sessuale possa essere affidata solo ai genitori, solo al singolo docente o possa essere fatta solo con la collaborazione di qualche associazione Lgbt. Non credo che possa essere la sola Tv a svolgere questo delicato compito. Qui c’è un principio da chiarire: vogliamo una scuola che educhi alla sessualità e all’affettività senza pregiudizi, senza discriminazioni o vogliamo un’istruzione che censuri la sessualità? Perché devono essere i soli genitori ad educare i figli su questo tema? L’educazione sessuale non può essere affidata a nessuno senza formazione e senza un coinvolgimento dell’intera comunità educativa. Nemmeno mamma e papà sono sempre all’altezza del compito. Solo una Scuola che apre le aule a persone competenti, che formi i suoi docenti può provare a svolgere questo ruolo. Non servono battaglie tra pro “gender” e contro ma abbiamo bisogno che chi Governa si assuma la responsabilità di fare delle scelte.

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