“Too much, too young” cantavano The Specials. Fare troppe cose quando sei troppo giovane, per ritrovarsi poi a non fare nulla. Questo il rischio che aleggia su Martin Odegaard, talento norvegese del pallone che, a 16 anni compiuti da un mese, passa al Real Madrid per 3 milioni di euro circa, dopo essere stato l’oggetto del desiderio dei più grandi club europei. Dal Bayern all’Arsenal, dal Liverpool all’Ajax al Manchester United, Martin in un solo anno ha visitato tutti i ritiri di queste squadre, si è allenato coi loro campioni e ha parlato con i loro dirigenti. Per lui Rumenigge, dirigente del Bayern, ha speso parole al miele: “È un talento eccezionale e un bravo ragazzo, abbiamo buone chance di prenderlo”. Ma il ragazzo ha scelto Madrid, dove questa stagione giocherà nella squadra B, il Castilla, agli ordini del tecnico Zinedine Zidane.
E a Zidane somiglia il ragazzino, nel ruolo in campo da trequartista o da mezzala, nella visione di gioco e nel piede delicato (anche se a differenza del francese il suo è il sinistro). Forse un po’ gracile e minuto, fisicamente simile a Messi, a cui molti lo paragonano. Odegaard riesce però a sfruttare questa caratteristica come punto di forza in agilità e rapidità: di pensiero ed esecuzione, come si conviene ai grandi campioni. Nato a Drammen, sobborgo portuale di Oslo in cui i campetti da calcio aprono squarci tra cantieri navali e palazzi dormitorio, figlio d’arte, il padre Hans Erik Odegaard ha calcato a lungo i campi della prima divisione norvegese, il piccolo Martin ha bruciato tutte le tappe: aggregato in prima squadra allo Stromsgodset a soli 13 anni, fa il suo esordio in campionato il 13 aprile 2014 contro l’Aalesund a 15 anni e 118 giorni, in nazionale a fine agosto in amichevole contro gli Emirati Arabi, in una partita competitiva della nazionale il 13 ottobre, subentrando dalla panchina nel 2-1 alla Bulgaria. Un record dopo l’altro.
Eppure il ragazzo ha la testa sulle spalle, assicurano tutti. Quello che ha colpito i dirigenti dei maggiori club europei che da un anno a questa parte hanno fatto a gara per assicurarselo, promettendo un lavoro al padre come da regolamento per i trasferimenti internazionali Under 18, oltre alle sue indubbie qualità tecniche e mentali in campo è la sua maturità fuori. I suoi profili Twitter e Facebook sono sobri in linea con il personaggio, e per avere il suo nome al videogioco Football Manager di cui è appassionato ha chiesto il permesso al padre.
Se il mondo del pallone è pieno di chi si è bruciato “too much, too young” (basti pensare a Haruna Babangida o a Freddy Adu, o senza andare troppo lontano a quel Vincenzo Sarno che a 11 anni fu comprato per 120 milioni dal Torino e soprannominato il nuovo Maradona e oggi giochicchia nel Foggia in Lega Pro), nel caso di Martin tutto fa pensare che sia nata una stella. E che Zidane e in un prossimo futuro Carlo Ancelotti non dovranno far altro che aiutarla a splendere.