Scompare Romano Prodi, sale ancora Giuliano Amato, riemerge il leader centrista Pier Ferdinando Casini (sponsorizzato da Silvio Berlusconi e Angelino Alfano). A sorpresa, però, spunta il nome del presidente emerito della Corte Costituzionale Ugo De Siervo. Secondo Repubblica (Francesco Bei), “dopo aver scartato i segretari e i leader di centrosinistra Renzi ha iniziato a valutare gli outsider”. E fra questi l’inquilino di Palazzo Chigi potrebbe mettere sul tavolo proprio il profilo di Ugo De Siervo. “Un candidato nato in riva all’Arno il che non guasta nell’era renziana”. Altrimenti, scrive Francesco Bei, “si è quindi iniziato a guardare a Ignazio Visco, governatore della banca d’Italia”.
Anche sulle pagine del Sole24ore l’identikit del successore di Giorgio Napolitano rimanda al profilo di Ugo De Siervo, “un’ipotesi che piacerebbe al premier”. Riporta il giornale di Confindustria: “I rapporti fra Renzi e la famiglia De Siervo sono antichi. A legare il professore di diritto costituzionale con cattedra all’Università di Firenze e il premier c’è il figlio del giurista, Luigi De Siervo, amministratore delegato di RaiCome, presidente di Adrai”. Di più: “Lucia De Siervo, l’altra figlia del presidente emerito della Consulta, è una amica di Renzi e sua storica collaboratrice”.
Sul Corriere della Sera Paola Di Caro rivela la strategia del fronte moderato (Forza Italia- Nuovocentrodestra-Udc). Che nelle prime tre votazioni si orienterebbe sulla candidatura dell’ex ministro della Difesa Antonio Martino, “che rappresenterebbe la bandiera sotto la quale contare i propri voti e farli pesare per il quarto scrutinio”. Dopodiché, “si cercherebbe di far passare uno dei due candidati fra i più gettonati del Toto-Quirinale: o Giuliano Amato (che però non sarebbe certo il più gradito a Renzi) o Pier Ferdinando Casini, sul quale potrebbe convergere senza sforzo l’area ex popolare del Pd”.
Secondo il Giornale, invece, il match del Quirinale sarebbe già chiuso. “A questo punto della corsa, – scrive Massimiliano Scafi – Giuliano Amato è in testa. Nel Palazzo del Quirinale lo danno già per sicuro”. D’altronde, l’ex braccio destro di Bettino Craxi è “di sinistra ma non troppo. Parla bene l’inglese e sa di economia. Piace a Washington, a Berlino e a Bruxelles”. E ancora: “Può essere lui, dicono l’uomo capace di mettere d’accordo Renzi, Berlusconi e Alfano”.
Restano immutate le chance del giudice della Consulta Sergio Mattarella, “un altro di sinistra – scrive sempre il Giornale – ma non troppo”, “un ex democristiano quindi teoricamente più appetibile a Forza Italia”. Ma sarà una lotta dura perché un altro uomo con il profilo giusto potrebbe essere Walter Veltroni, che “può tornare in auge”, o Pier Luigi Bersani, “che ha comunque un ottimo rapporto con il Cavaliere, e frantumerebbe le resistenze interne”. Resta in pista la senatrice Anna Finocchiaro che – secondo Repubblica – “ieri, nella buvette di Palazzo Madama, elegantissima come una Iotti, distribuiva sorrisi e scongiuri a chi la salutava con un «signora presidente»”. Fra le quote “rosa” ricompare l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino. Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti riporta le parole di Marco Pannella: “Senza dubbio, se fosse chiamata in causa, Emma assumerebbe la responsabilità”. Scompare invece dai radar “quirinalizi” l’attuale sindaco di Torino Piero Fassino che fino ieri il Messaggero riteneva avesse “ottime credenziali anche internazionali nonché il nihil obstat del Cavaliere e il suo buon rapporto con Sergio Marchionne”.
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