Il terzo posto e i grandi risultati in campionato hanno attirato le attenzioni delle big sul tecnico: Napoli in pole, al suo posto si punta su Di Francesco. L'attaccante azzurro chiede scusa ed è convocato, per il camerunense ci sarà da attendere ancora
Al culmine della felicità, per il terzo posto e il record assoluto di punti al giro di boa del girone di andata, il presidente della Sampdoria, il picaresco Massimo Ferrero se n’è uscito con una frase neanche troppo sibillina, che ha raggelato gli animi dei tifosi in festa: “Mihajlovic mi piace molto. Ma se si innamora di un’altra persona (leggi, squadra ndr) per me può andarsene tranquillamente. Lunga vita al mio allenatore“. Ferrero è un attore e per lui la vita è un lungo film. Ma cammina nella realtà delle cose. Ha capito che i grandi club faranno la fila per convivere Mihajlovic a scegliere una panchina prestigiosa. Il Napoli già si è mosso, De Laurentiiis ha intuito che Benitez, fosse anche Champions League, a giugno saluterà per tornare ad allenare il Liverpool. E il 45enne serbo di Vukovar, enclave croata teatro di una sanguinosissima contesa durante la guerra civile, sarebbe l’uomo giusto per compiere l’ultimo salto di qualità. Quello capace di portare il Napoli al livello della Juventus.
Ma attenzione, anche all’estero si guarda a Mihajlovic. Monaco e Paris Saint Germain, multinazionali del pallone, potrebbero muoversi per piazzare il colpo. Insomma, paradosso mortifero: quanto più la Sampdoria raccoglierà punti e consensi, tanto più le sarà difficile trattenere l’artefice principale del miracolo. Ferrero lo sa e non è uomo da covare rancori. Anche lui si guarda in giro e il nome dell’eventuale sostituto di Mihajlovic è già sull’agenda di Carlo Osti: Eusebio Di Francesco, allenatore del Sassuolo. Un tecnico che come Mihajlovic gioca sempre per vincere e dare spettacolo. La stoccata di Ferrero che ha mosso le acque è giunta al termine di una serie di parate e contrattacchi, invero condotte con sobria eleganza, fra il presidente e il tecnico. Primo assalto, subliminale, di Ferrero: dopo il sofferto 1-0 sull’Empoli. “La squadra non mi è piaciuta, dobbiamo giocare meglio”. Risposta di Mihajlovic alla vigilia della trasferta di Parma: “Stiamo facendo un grande campionato. Abbiamo abituato bene tutti. Ma vedo che sono diventati tutti molto esigenti: giornalisti critici, il pubblico che mugugna in tribuna se sei sullo 0-0 con l’Empoli. E qualche mio dirigente (appunto Ferrero, ndr) che magari non è contento della prestazione e di quello che si è fatto”.
Alla Domenica Sportiva Mihajlovic ha addolcito un po’ la pillola: “Ferrero un po’ ci fa e un po’ ci è. Si è sempre comportato benissimo con me, mantenendo le promesse fatte. E’ un presidente un po’ atipico, ma mi chiede consigli su tutto. Nelle ultime gare abbiamo fatto molto bene ma non so se alla fine andremo in Champions. Non voglio pensare al futuro ma solo alla Sampdoria”. Nel frattempo, fra una danza tribale in campo, con sventolio di fazzolettoni blucerchiati, un’intervista canterina in tv e una valanga di selfie, Ferrero twittava: “Terzo posto? No, non mi basta: Voglio la luna per la mia Samp”. Eccessivo, come al solito. Ma non visionario. Ora però gli è toccato ridiscendere d’urgenza sulla terra e grattarsi anche qualche rogna estemporanea. L’Everton ha emesso un comunicato in cui di fatto blocca il trasferimento di Eto’o alla Sampdoria. E si prende la bellezza di due settimane (ossia fino alla scadenza dei termini di mercato) per decidere se lasciar partire l’attaccante camerunense. La Sampdoria si era mossa sul giocatore perché il procuratore di Eto’o, Claudio Vigorelli, l’aveva informata dell’esistenza di un gentlemen’s agreement con il club di Liverpool che avrebbe permesso a Eto’o di sciogliersi dai suoi obblighi contrattuali in presenza di offerte da alcuni Paesi, tra i quali l’Italia. Eto’o da alcuni giorni aveva raggiunto l’accordo con la Sampdoria: due anni e mezzo di contratto a un milione e 400mila euro più bonus a stagione. Ora si lavora per ammorbidire la posizione dei Toffees. Mihajlovic, ovvio, non l’ha presa benissimo.
Disinnescata al volo, invece e per fortuna, la mina di Stefano Okaka. Rimproverato da Mihajlovic per lo scarso impegno negli allenamenti e per non aver salutato la curva doriana a Parma, l’attaccante ha replicato a muso duro al tecnico e lunedì scorso era stato allontanato dal centro di Bogliasco. Ha avuto anche un battibecco col ds Osti e a qual punto si pensava fosse multato e messo sul mercato. Saggiamente, la società ha spento il fuoco. Nessuna multa, scuse a Mihajlovic e convocazione per il match di coppa Italia contro l’Inter. Con probabilità di scendere in campo. A giugno Okaka andrà sul mercato. Ora no, anche perché non sono arrivate richieste. Il giocatore ha rifiutato di prolungare il contratto in scadenza a giugno 2016. Guadagna 600mila euro a stagione, la Sampdoria gli ha offerto un milione. Ieri si è visto a Bogliasco Luis Muriel, il gioiellino (ancora ai box per un vecchio infortunio) che Ferrero pagherà 9 milioni e mezzo di euro più bonus. Roba da fantascienza nella patria del “maniman” (traducibile con: “stiamo attenti che”…) e del dio palanche (soldi).
Niente male per un parvenu del pallone, accolto con scetticismo e ironie sulfuree al suo arrivo a Genova. Appena sette mesi fa. Un’altra era. Sosteneva il sommo Brera che la macaia (termine arabo che indica un tempo atmosferico appiccicoso, umido e insalubre) avrebbe impedito ad una squadra genovese di vincere lo scudetto. Il vate di Eupalla, smentito dalla Sampdoria tricolore di Vialli e Mancini, eccepì che la macaia – una sorta di ponentino alla genovese – poteva anche essere vinta ma che gli ozi e i vizi della riviera ligure alla lunga avrebbero slombato anche i calciatori più motivati. Nacque e morì in un batter d’ali, invece, la falsa leggenda della Samp d’oro, illanguidita dal sole di Portofino, dagli agi procurati da un presidente papà e da un pubblico rispettoso e governativo. Un presidente romano, Paolo Mantovani, e un allenatore serbo, Vujadin Boskov, ribaltarono la storia e oggi, vent’anni dopo, la gente blucerchiata torna a sognare ad occhi aperti. Grazie ad un presidente romano, Massimo Ferrero, e ad un allenatore serbo, Sinisa Mihajlovic (allievo di Boskov), la palingenesi è quasi realizzata. Terzo posto in classifica e record di punti al giro di boa del girone di andata. In arrivo un antico campione come Eto’o e un giovane talento colombiano, Muriel, strappato all’Udinese dopo un corpo a corpo da tregenda. Alla faccia del braccino corto di garroniana memoria. Eppure stavolta non sono la macaia né le blandizie rivierasche a metter pepe nella saporita minestra sampdoriana.