Dopo l’attentato alla redazione del Charlie Hebdo in tanti avevamo detto che il clamore attorno a quella tragica vicenda sarebbe stato utile a chi rivolgeva l’isteria collettiva e la spinta islamofoba per violare diritti civili dei migranti e per sacrificare altra privacy in nome della “sicurezza”. Fu così dopo l’11 settembre ed è lo stesso anche adesso. Non so se ricordate quel tempo in cui in Italia era una continua caccia alle streghe e si accusarono di vicinanza a gruppi terroristi perfino persone che non c’entravano nulla. Errori clamorosi furono compiuti nell’indifferenza generale e il motto era: “Meglio un innocente in galera che dieci terroristi fuori”.
La fobia dei migranti di religione musulmana venne cavalcata ad arte da partiti di centrodestra e da politici che ebbero una parte enorme dell’istigazione all’odio contro gli stranieri. Si disse che erano brutti, sporchi e cattivi e che bisognava portare civiltà nelle in altre nazioni. Si disse che bisognava salvare le donne e le donne, ricordo ad esempio quelle afghane di Rawa, poi dissero che l’intrusione occidentale nelle loro battaglie di liberazione aveva semplicemente favorito un regresso ai loro danni. Costrette a stare a casa, a subire un nuovo e più restrittivo diritto di famiglia, senza poter scegliere liberamente tante cose.
È lo stesso film che mi pare di vedere adesso. Ovunque si vede un uomo con la barba che parla arabo si immagina vi sia un potenziale terrorista. Se le tue opinioni su quel che succede in Medio Oriente non sono esattamente coincidenti con quelle dell’Occidente colonialista e imperialista allora sei accusato di essere dalla parte degli jihadisti. Guadagnano spazio tutti gli stati che nel Medio Oriente lucrano sulle ricostruzioni post belliche e sulla vita della povera gente e tutte le persone che sulle politiche razziste contro gli immigrati guadagnano consenso. Guadagna consenso anche chi gode di una maggiore facilità nell’espulsione di persone la cui unica colpa è quella di essere arabe, forse musulmane o forse no, comunque di convinzioni diverse. Guadagna chi, ad esempio, lucra sull’industria del salvataggio e finisce per guadagnare anche sui Cie.
Non siamo a caccia della gente che mette le bombe ma a caccia di chi esprime idee non allineate, a chi non sputa sugli arabi e sui musulmani e a chi viene beccato a guardare siti jihadisti, qualunque cosa vuole dire tutto ciò. Come dire che si dà l’avvio alla demolizione delle moschee, alla persecuzione di arabi e musulmani e si dà il via a quelle regole che in altri tempi avremmo definito Leggi Razziali. Mi aspetto da un momento all’altro che qualcuno scriva all’esterno dei negozi “vietato l’ingresso ai cani e ai musulmani”. Mi aspetto anche che si formino delegazioni, o ronde, come preferiamo chiamarle civilmente qui in Italia, per cacciare i musulmani dalle nostre città. Mi aspetto che si premino i musulmani che si convertono alla religione cattolica, come si faceva secoli fa ai tempi dell’inquisizione spagnola, e mi aspetto anche che si dia il via ad una nuova stagione di decreti antiterrorismo dei quali non ci sarebbe affatto bisogno.
A me preoccupano sempre le leggi liberticide fatte sull’onda dell’isteria collettiva, dell’emotività, vale per le leggi sulla violenza sulle donne, per esempio, e vale per quelle che parlano di stranieri e di terrorismo. Mentre tanta gente è impegnata a lapidare virtualmente Greta e Vanessa, giusto quelli che si amputerebbero una mano per garantire la libertà di espressione a chi le ha pesantemente offese, oggi non dice nulla a proposito di un decreto, nuovo di zecca, in cui non si capisce dove stia il punto. Quello che capisco è che si mettono giù norme antiterrorismo nonostante l’esistenza dell’atroce Patriot Act e di tanta altra roba della quale gli Stati occidentali si servono – almeno così dicono – per evitare stragi e attentati. So che le norme antiterrorismo ci sono già e che ci sono anche reti poliziesche e di servizi segretissimi che generalmente non prevedono nulla ma si fanno pagare lo stesso. Mi chiedo dunque a cosa serva una nuova organizzazione che costerà soldi ai contribuenti se non si dismettono quelle dai mille acronimi incomprensibili che ci sono già. Capisco anche che ci sarà una legittimazione in più per violare i diritti civili dei migranti e ci sarà anche la possibilità di sorvegliare e violare la privacy di chiunque navighi su internet, come se non fosse già abbastanza quel che subiamo. Così avverrà quello che qualche giorno fa prevedeva Guido Scorza quando diceva che ora ci sarà la giustificazione per restringere le libertà di chi naviga in web.
Per ogni volta che sacrifichiamo la nostra libertà e la nostra privacy in nome della sicurezza non guadagniamo nulla. Perdiamo solamente una quota di diritti enorme. Allora vorrei sapere chi decide quale sito e quale opinione è filo-jihadista oppure no? Per esempio: se si analizzano le questioni del Medio Oriente senza dare per scontato che la Palestina debba subire bombardamenti o che gli Stati Uniti fanno bene a bombardare Afghanistan, Iraq, Iran, forse Siria, per cercare il fantasma di Bin Laden, si è filo jihadisti o no? Se non si sta con l’operato del governo di Israele, tenendo conto dell’ideologia vittimaria cui fa riferimento il bravo Daniele Giglioli in Critica della Vittima, si è filo terroristi o cosa?
Allora, chi ha paura delle restrizioni di diritti e di leggi liberticide in questo momento. Io molta. Chi è d’accordo con me alzi la mano.
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