Faraonica campagna d'immagine per l'esposizione "universale", al via il primo maggio, segnata da ritardi e tangenti: meno del 10% dei fondi, però, è destinato a invogliare i turisti stranieri. Raccolte "manifestazioni d'interesse" da parte dei maggiori gruppi editoriali, da Rcs a Libero. Cicconi: "Trattative discrezionali, non c'è trasparenza". La società: "Procedura corretta"
Cinquantacinque milioni di euro per lisciare le rughe che le inchieste giudiziarie hanno inciso sulla fronte di Expo 2015 Milano. E per rifarsi il trucco agli occhi di un’opinione pubblica sempre più scettica, dal 2012 la Spa cerca il supporto dei più forti attori nel panorama mediatico italiano. In tutto, un budget di 55 milioni di euro, di cui tracciabili al momento ne risultano solo 12,4 milioni, il 22% circa. Mentre mancano soltanto cento giorni al via, in calendario il primo maggio, di questo fiume di denaro soltanto cinque milioni sono destinati a testate straniere: meno del 10% del budget, dunque, per un’esposizione “universale” che dovrebbe avere nell’afflusso di turisti stranieri una delle principali ragioni d’essere. Non si parla di inserzioni pubblicitarie, che compaiono su molti mezzi di informazione compreso ilfattoquotidiano.it, ma di iniziative editoriali ad hoc che parlino dell’esposizione universale.
Cominciamo da due ‘manifestazioni d’interesse’ di cui non si conosce il budget messo a disposizione da Expo, i tempi di realizzazione dei servizi né tantomeno i contenuti. Si chiamano ‘Daily media prodotti editoriali’ e ‘Gruppi editoriali per eventi’, entrambe visibili sul sito di Expo. Di cosa si tratta? La società Expo Spa invita le testate italiane, e non solo, a presentare proposte editoriali ed eventi che celebrino l’esposizione universale 2015 e la sua storia. In cambio offre uno (sconosciuto) contributo economico, per entrambe le manifestazioni di interesse. Sulla pagina degli Rfp (Request for proposal, nome tecnico di queste manifestazioni di interesse), si leggono solo i nomi dei media che hanno passato l’esame di idoneità, per altro basato su criteri e punteggi non esplicitati. Ci sono tutti i gruppi editoriali italiani più forti: da Rcs, al gruppo Espresso, passando per il Sole 24 Ore, Mondadori e Libero. E quanto vale la torta? “Il budget stanziato non è stato predefinito nella manifestazione di interesse perché non si tratta di gara di appalto tradizionale”, risponde Expo. Ergo, si deciderà in seguito, in trattativa privata. Come (quasi) sempre.
CICCONI (COMITATO TRASPARENZA): “TRATTATIVE DISCREZIONALI”. “Non c’è la minima trasparenza. Ogni trattativa è condotta in modo discrezionale. Non viene specificato nulla”. Ivan Cicconi, membro del Comitato regionale per la trasparenza degli appalti e sulla sicurezza dei cantieri di Regione Lombardia, avrebbe scelto ben altre procedure previste dal Codice per gli appalti: l’appalto concorso e il dialogo competitivo. Entrambi sono strumenti attraverso i quali una stazione appaltante che non ha liquidità a sufficienza per coprire un servizio si rivolge al mercato affinché, attraverso la competizione tra gli attori, si individui l’offerta economica più vantaggiosa. A differenza dei bandi RFP, però, è chiarita l’offerta economica massima, il criterio per stabilire la graduatoria dei progetto e il numero totale dei progetti da realizzare. Per altro, il Codice unico sugli appalti all’articolo 118 impone di inserire, alcune caratteristiche nei bandi: “La stazione appaltante è tenuta ad indicare nel progetto e nel bando di gara le singole prestazioni“. Non solo: “E’ fatto obbligo all’affidatario di comunicare alla stazione appaltante, per tutti i sub-contratti stipulati per l’esecuzione dell’appalto, il nome del sub-contraente, l’importo del contratto, l’oggetto del lavoro, servizio o fornitura affidati”. Quindi, a meno che tutto non venga realizzato internamente, i giornali avrebbero dovuto comunicare a chi, ad esempio, affidavano la stampa del volume speciale sulle esposizioni universali. Ma anche di questo non si trova traccia nel sito dell’esposizione.
La società di via Rovello non la pensa come l’esperto di appalti: “La Manifestazione di interesse è stata considerata da Expo 2015 S.p.A. il modo più adatto e trasparente per garantire a tutti i gruppi editoriali la stessa possibilità di esprimere in modo completo le proprie proposte”, replicano alle nostre richieste di chiarimenti. Sono dieci, ci spiega la società, i prodotti editoriali realizzati fino ad oggi. “Un altro gruppo – si legge nella nota di risposta – uscirà tra novembre e dicembre. E l’ultimo gruppo tra gennaio e aprile 2015 (ancora da definire)”.
I VINCITORI: “DOPO MESI NON SAPPIAMO ANCORA NULLA”. Esiste, infine, un terzo Rfp che, come i due precedenti, nasconde ancora molte incognite. Si tratta della gara per diventare media partner ufficiale dell’esposizione. Pare, però, che i vincitori (Gambero Rosso, LT Multimedia Audiopress) ancora non sappiano quali delle loro proposte hanno ricevuto il via libera da Expo. “Ancora non sappiamo quali prodotti nello specifico ci sono stati approvati poiché non abbiamo ricevuto risposta da Expo”, ci risponde Corrado Azzolini, vicepresidente di LT Multimedia, la società che possiede i canali satellitari Marcopolo, Nuvolari, Alice e Leonardo: Il leit motiv è sempre lo stesso: ritardo. “Dovevano risponderci diversi mesi fa ma ancora niente. Anche perché la nostra proposta concerne esclusivamente la promozione dell’esposizione, quindi tutto il pre-Expo. Ci aspettiamo novità entro la fine di novembre”. E a quanto ammontano i finanziamenti per l’Rfp ‘Media Partner’? “In merito al budget, preferirei non parlarne fino alla presentazione del palinsesto”, chiude Azzolini.
CINQUE MILIONI ALLA RAI. MA LA REDAZIONE EXPO E’ A ROMA. Chi si è preso la fetta più grande della torta da 55 milioni di euro per la copertura mediatica dell’Expo è la Rai. Viale Mazzini porta a casa 5 milioni di euro per costruire una piattaforma dedicata all’esposizione: RaiExpo, nota più per avere una squadra di 47 giornalisti a Roma, che per i contenuti. Per imprimere su pellicola le prodezze di Expo, la Movie People ha ottenuto 1.186.000 euro per la realizzazione di un generico ‘Progetto cinematografico’ e di un film sui “paesaggi e sulla produzione alimentare italiana”, benché la società non produca film bensì noleggi attrezzatura cinematografica. Alla società Four in the Morning sono invece andati 90mila euro per lo sviluppo di ‘Exchanges, Expo cambia il mondo’, un documentario al miele sulle esposizioni universali proiettato addirittura alla mostra del cinema di Venezia e firmato dalla direttrice di RaiNews Monica Maggioni. La stessa Maggioni siede nella commissione di RaiExpo.
Persino a Mediaset, principale competitor della Rai, sono rimaste le briciole: 80mila euro per il progetto ‘Mediaset news lab’ (di cui ad oggi conosciamo solo l’etichetta) più altri 520 mila al gruppo Publitalia ’80 per garantire spazi pubblicitari alla manifestazione.
C’è poi il capitolo giornali. Forse i 15 mila mila lettori del Foglio si sono chiesti cosa avesse spinto Giuliano Ferrara a pubblicare nel 2012 un opuscolo sulle esposizioni universali dal dopoguerra a oggi. La risposta sta negli 85mila euro avuti da Expo Milano Spa per finanziare l’operazione. A Il Sole 24 Ore sono andati 63 mila euro per il ‘Progetto Gazzettino’ e altri 25 mila per la pubblicità.
DALL’ANSA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI, PIOGGIA DI MILIONI. E non poteva mancare la più importante agenzia di stampa nazionale. L’Ansa si è aggiudicata quattro appalti e due contributi, di cui uno sconosciuto e l’altro per un misterioso ‘Tour around Italy’. All’Ansa fanno compagnia l’agenzia LaPresse, che prende 50mila euro di abbonamento, e l’agenzia TM News, alla quale Expo versa 55mila euro per “copertura testi, foto e video” a e altri 210 mila per l’attivazione abbonamento. Anche in questo caso, si tratta di prestazioni in più rispetto alla normale copertura di notizie e immagini propria delle agenzie di stampa.
All’elenco si aggiungono poi gli eventi culturali. Alla Fondazione Feltrinelli vanno ben 1.840.000 euro per la creazione di ‘Laboratorio Expo’, “unico progetto di ricerca nell’ambito dell’esposizione – fanno sapere dalla casa editrice – e cofinanziato da Expo Spa”. La Fondazione Mondadori con ‘We-Women for Expo’, un progetto in pianta stabile nel Padiglione Italia per valorizzare il mondo femminile, porta a casa 850mila euro.
Non mancano i due quotidiani più prestigiosi d’Italia, Repubblica e Corriere della Sera: in quanto principale sponsor dell’iniziativa ‘Repubblica delle idee’, sembra che il giornale diretto da Ezio Mauro abbia intascato mezzo milione di euro. È andata un po’ meglio al gruppo Rizzoli: il ciclo d’incontri ‘Convivio, a tavola tra cibo e sapere’, ha portato nelle casse della Fondazione Corriere della Sera 410 mila euro in quanto “contributo per massima visibilità di Expo 2015”. A Rcs Sport ne sono andati 154 mila per mettere il logo di Expo nell’ambito della Milano City Marathon. Anche Condé Nast è della partita. La società ha vinto due finanziamenti per la realizzazione degli eventi ‘Wired Next Fest’ (13mila euro) e ‘Fashion Night Out’ (39 mila euro).
E dulcis in fundo, il nome noto alle cronache: si tratta della AB Comunicazioni, vincitrice di 1.750.000 euro del budget stanziato per la visibilità di Expo. L’azienda guidata da Andrea Bertoletti è infatti una di quelle di riferimento del ‘sistema Giacchetto’, dal nome di Faustino Giacchetto, il “re della pubblicità” in Sicilia a cui i pm di Palermo contestano il reato di truffa per 10 milioni di euro ai danni della Regione. Nelle carte dell’inchiesta spicca una frase emblematica: “Per l’intensità dei rapporti che li legano a Giacchetto si segnalano AB Comunicazioni e il Gruppo Moccia e, a conferma di come tali società siano ormai ‘radicate’ in Sicilia, si evidenzia che le stesse hanno tutte stabilito una sede operativa a Palermo e nel caso della AB Comunicazioni addirittura coincidente con lo studio di Giacchetto”.
di Lorenzo Bagnoli e Lorenzo Bodrero
(Irpi, Investigative Reporting Project Italy)
E’ possibile inviare segnalazioni su possibili casi di corruzione nell’ambito di Expo 2015 tramite la piattaforma ExpoLeaks, un progetto indipendente che vive attraverso le sole donazioni degli utenti e ideato dal centro di giornalismo di inchiesta Irpi