Quali sono le auto più popolari negli Stati Uniti? Se conoscete un po’ gli Usa la domanda è banale, in caso contrario potreste essere tratti in inganno da qualche serie televisiva o da uno dei tantissimi film ambientati a New York, Los Angeles o San Francisco. I pick-up, è la risposta corretta. Non le Toyota Prius da “fighetto” californiano, non le Mustang dei teenager in cerca di sensazioni forti, giammai le berline a tre volumi dei pensionati e nemmeno le compatte giapponesi di tutti quelli che cercano il “value for money” e comprano l’auto come fosse un frigorifero. L’americano vero, quello che fa il barbecue nel giardino dietro casa, che guarda il football al pub ingozzandosi di birra e che gioca al tiro a segno nel bosco sparando alle lattine di Coca-Cola, ha il pick-up. Perché vive in campagna, in montagna, sulle rive del lago o lontano dal primo centro abitato, perché necessita di un cassone dove caricare qualsiasi cosa e di un mezzo a quattro ruote motrici che sia anche adatto al traino.

Nell’ultimo lustro le case automobilistiche lo hanno un po’ snobbato, impegnate come erano nel seguire l’ultima tendenza “green” del mercato automobilistico. Anche il Governo americano ha fatto la sua parte, prima con Bush e poi con Obama, prestando alle case automobilistiche oltre 80 miliardi di dollari ma pretendendo in cambio l’introduzione di nuove tecnologie, la riduzioni dei consumi e la produzione di veicoli più piccoli. Tre linee guida che sono l’esatto contrario di tutto ciò che un pick-up è e rappresenta. Nati alla fine degli anni Quaranta, come veicoli commerciali (light-truck) civilizzati, si sono evoluti molto lentamente, mantenendo inalterati i principi tecnici basilari. Telaio a longheroni, sospensioni semplici ma solide, equipaggiamenti spartani e motori potenti, a benzina. Si, perché la maggior parte di questi “bestioni” – difficilmente sono più corti di 5 metri – hanno sotto il cofano motori V6 o V8, con cilindrate che vanno da 3 litri fino a più di 6. I consumi è meglio lasciarli perdere. Quei pochi che se ne interessano optano per la motorizzazione diesel Cummins, una sorta di “centrale termica” da 5/6 litri e 700/800 Nm di coppia massima.

Ad ogni modo, anche negli anni della crisi più nera, l’auto più venduta in Usa è stata la Ford F-150, ovvero il pick-up storico della Casa di Dearborn. Nel 2007, ultimo anno prima della crisi, gli americani ne hanno acquistate 690.589. Due anni dopo, invece, è stato toccato il limite minimo di 413.625 unità. Poi la risalita e il recupero, con gli ultimi due anni chiusi a oltre 750.000 unità. Dal 2010, poi, lo Chevrolet Silverado suo concorrente principale, si è issato al secondo posto scalzando la berlina Toyota Camry. Nel 2013, infine, è rientrato nella “top five” anche il Dodge Ram, che ha chiuso il 2014 al terzo posto. Un podio a forma di pick-up, dunque, segno che terminata la crisi e tornato a livelli umani il prezzo della benzina, gli americani hanno abbandonato ogni remora di natura economica e hanno ricominciato ad acquistare i modelli che amano di più. La somma totale dei “light truck” venduti, infatti, ha superato quella delle automobili.

Le case automobilistiche, ovviamente, se ne sono accorte e al Salone di Detroit hanno mostrato di voler sfruttare questo “ritorno alle origini” con un’offensiva di nuovi modelli, anche perché su questo tipo di veicoli hanno ottimi margini di guadagno. Ram ha presentato il 1500 Rebel (seconda foto dall’alto) anche con un 3 litri turbodiesel che è parente di quello delle limousine Maserati e fa quasi 12 km con un litro, Chevrolet il Colorado Crew Cab a 5 posti e Ford l’F-150 Raptor (terza foto) alleggerito con il cambio automatico a 10 marce. Anche i giapponesi si sono dati da fare, con il Nissan Titan (qui sopra) e la Toyota Tacoma (sotto), mentre Hyundai ha presentato il concept Santa Cruz (nella foto sotto al titolo) che vuole ingolosire i giovani. Insomma, la popolarità dei pick-up è più forte che mai.

Auto & moto
Salone di Detroit 2015, dopo la crisi gli americani riscoprono i pick-up
l veicolo americano per eccellenza, quello che da sessant'anni è tanto vicino al cuore degli Stati Uniti quanto lontano dalle mode delle metropoli, è tornato in testa alle classifiche di vendita. Nel 2014 si sono venduti più pick-up che automobili e i costruttori cavalcano l'onda proponendo modelli per tutti i gusti
Quali sono le auto più popolari negli Stati Uniti? Se conoscete un po’ gli Usa la domanda è banale, in caso contrario potreste essere tratti in inganno da qualche serie televisiva o da uno dei tantissimi film ambientati a New York, Los Angeles o San Francisco. I pick-up, è la risposta corretta. Non le Toyota Prius da “fighetto” californiano, non le Mustang dei teenager in cerca di sensazioni forti, giammai le berline a tre volumi dei pensionati e nemmeno le compatte giapponesi di tutti quelli che cercano il “value for money” e comprano l’auto come fosse un frigorifero. L’americano vero, quello che fa il barbecue nel giardino dietro casa, che guarda il football al pub ingozzandosi di birra e che gioca al tiro a segno nel bosco sparando alle lattine di Coca-Cola, ha il pick-up. Perché vive in campagna, in montagna, sulle rive del lago o lontano dal primo centro abitato, perché necessita di un cassone dove caricare qualsiasi cosa e di un mezzo a quattro ruote motrici che sia anche adatto al traino.
Nell’ultimo lustro le case automobilistiche lo hanno un po’ snobbato, impegnate come erano nel seguire l’ultima tendenza “green” del mercato automobilistico. Anche il Governo americano ha fatto la sua parte, prima con Bush e poi con Obama, prestando alle case automobilistiche oltre 80 miliardi di dollari ma pretendendo in cambio l’introduzione di nuove tecnologie, la riduzioni dei consumi e la produzione di veicoli più piccoli. Tre linee guida che sono l’esatto contrario di tutto ciò che un pick-up è e rappresenta. Nati alla fine degli anni Quaranta, come veicoli commerciali (light-truck) civilizzati, si sono evoluti molto lentamente, mantenendo inalterati i principi tecnici basilari. Telaio a longheroni, sospensioni semplici ma solide, equipaggiamenti spartani e motori potenti, a benzina. Si, perché la maggior parte di questi “bestioni” – difficilmente sono più corti di 5 metri – hanno sotto il cofano motori V6 o V8, con cilindrate che vanno da 3 litri fino a più di 6. I consumi è meglio lasciarli perdere. Quei pochi che se ne interessano optano per la motorizzazione diesel Cummins, una sorta di “centrale termica” da 5/6 litri e 700/800 Nm di coppia massima.
Ad ogni modo, anche negli anni della crisi più nera, l’auto più venduta in Usa è stata la Ford F-150, ovvero il pick-up storico della Casa di Dearborn. Nel 2007, ultimo anno prima della crisi, gli americani ne hanno acquistate 690.589. Due anni dopo, invece, è stato toccato il limite minimo di 413.625 unità. Poi la risalita e il recupero, con gli ultimi due anni chiusi a oltre 750.000 unità. Dal 2010, poi, lo Chevrolet Silverado suo concorrente principale, si è issato al secondo posto scalzando la berlina Toyota Camry. Nel 2013, infine, è rientrato nella “top five” anche il Dodge Ram, che ha chiuso il 2014 al terzo posto. Un podio a forma di pick-up, dunque, segno che terminata la crisi e tornato a livelli umani il prezzo della benzina, gli americani hanno abbandonato ogni remora di natura economica e hanno ricominciato ad acquistare i modelli che amano di più. La somma totale dei “light truck” venduti, infatti, ha superato quella delle automobili.
Le case automobilistiche, ovviamente, se ne sono accorte e al Salone di Detroit hanno mostrato di voler sfruttare questo “ritorno alle origini” con un’offensiva di nuovi modelli, anche perché su questo tipo di veicoli hanno ottimi margini di guadagno. Ram ha presentato il 1500 Rebel (seconda foto dall’alto) anche con un 3 litri turbodiesel che è parente di quello delle limousine Maserati e fa quasi 12 km con un litro, Chevrolet il Colorado Crew Cab a 5 posti e Ford l’F-150 Raptor (terza foto) alleggerito con il cambio automatico a 10 marce. Anche i giapponesi si sono dati da fare, con il Nissan Titan (qui sopra) e la Toyota Tacoma (sotto), mentre Hyundai ha presentato il concept Santa Cruz (nella foto sotto al titolo) che vuole ingolosire i giovani. Insomma, la popolarità dei pick-up è più forte che mai.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Pasquale Laurito ha seguito con passione e competenza la politica italiana per decenni, diventando un importante punto di riferimento per il giornalismo parlamentare. Con il suo lavoro e la sua dedizione ha raccontato la vita delle istituzioni con grandissima profondità. Le mie condoglianze e quelle del Senato della Repubblica ai suoi cari e a chi ha condiviso con lui questo lungo percorso". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "La chimica ha fatto la differenza nel nostro sistema Paese e soprattutto nella rivoluzione economica del nostro paese. La chimica ha fatto il boom economico, la chimica ci ha dato un premio Nobel, la chimica fa la differenza, la chimica è il futuro, la chimica è la qualità del nostro futuro, la chimica ha inquinato, la chimica renderà tutto più sostenibile. Grazie dunque ad Antonio Tajani per saper fare sistema, anzi, 'ecosistema', che significa mettere insieme tutte le forze per proporre un prodotto - abbiamo prodotti di assoluta innovatività - dalla ricerca, all'evoluzione applicata all'industria, alla distribuzione". Lo ha detto il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, intervenendo all'evento, a Villa Madama, 'Innovazione chimica come moltiplicatore di internalizzazione e competitività'.
Accanto a 'ecosistema', la Bernini cita l'importanza di un altro termine, quello di 'multidisciplinarietà': "Direi che la chimica - afferma - è uno dei luoghi della formazione multidisciplinare, dove maggiormente si manifesta l'esigenza di contaminazione culturale. Le università si sono sicuramente strutturate per dare alla chimica uno sfondo multidisciplinare. Ci sono 125 corsi di laurea nelle università italiane dedicate alla chimica, e non sono solo chimica e o scienze chimiche, ma chimica del materiale, chimica della manufacturing, perché la chimica è materiale, voi tutti lo sapete. Il materiale che ci interessa di più in assoluto in questo momento è un materiale in cui noi siamo fortissimi e inimitabili: è la materia grigia, che caratterizza la forza dei nostri ricercatori. C'è la chimica applicata all'industria e all'ambiente, la chimica dell'ambiente, la chimica della sostenibilità, la chimica dell'industria, dell'estetica e della cosmetica, la chimica forense, la chimica nei laboratori, la chimica dello sport, la chimica applicata all'intelligenza artificiale. Tutto questo per dire che la forza del nostro sistema formativo anche quello di avere profonde, strutturatissime radici nel nostro passato, che sono il presupposto del nostro futuro, hanno nella chimica la massima espressione".
Riguardo il mondo dell'università, la ministra sottolinea come adesso, a dispetto del passato, "l'interdisciplinarietà sia essenziale, anzi la' transdisciplinarietà, che deve essere verticale e orizzontale. Bisogna saper lavorare insieme: università, enti di ricerca, imprese, territori, terzo settore, associazionismo, professionisti. Questo è il senso delle infrastrutture di ricerca. Noi abbiamo investito 11 miliardi per creare infrastrutture di ricerca che facciano ancora 'ecosistema'. Cioè che lavorino tutti insieme. Un tempo si diceva che l'università era l'uomo della speculazione, l'impresa l'uomo dell'attuazione. Non è più così. Deve esistere un lavoro e un collegamento immediato tra chi si fa le domande, chi dà le risposte e chi rende queste risposte concrete. E naturalmente oggetto di una distribuzione il più possibile internazionalizzante. Io credo che la parola 'internazionalizzazione' sia molto importante oggi. Proprio perché nessuno può prescindere da una dimensione internazionale. Che non significa destrutturare la natura delle nostre piccole e medie imprese".
"Bisogna dare alle nostre piccole e medie imprese una cifra scientifica di ricerca - conclude la Bernini - perché è importantissimo il collegamento con gli enti di ricerca e soprattutto una struttura Paese che li sappia sopportare. Questo è, secondo me, il luogo giusto per esprimere le proprie potenzialità e soprattutto per consentire quell'interoperabilità, non solamente del capitale tecnologico, ma anche soprattutto del capitale umano, cioè far andare e tornare ricercatori, perché i cervelli non si fermano con le barriere, si fanno tornare con le infrastrutture di ricerca".
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "Quanto sta accadendo oggi ha dell'incredibile! L'unico assessore che ha avuto il coraggio di criticare l'operato della sinistra al governo della città viene fatto fuori dai responsabili della disfatta urbanistica meneghina, il sindaco Sala con la sua amministrazione comunale, che si guardano bene dal presentare le dovute dimissioni". Lo afferma Samuele Piscina, Consigliere comunale di Milano e segretario provinciale della Lega, in merito alle dimissioni di Guido Bardelli, assessore milanese alla Casa. Dimissioni che arrivano dopo il terremoto giudiziario sull'urbanistica.
"Le responsabilità della sinistra comunale, che per più di un decennio ha dettato le regole sull'urbanistica, sono evidenti ormai a tutti e ricadono sulle famiglie che hanno acquistato casa, sui lavoratori e su tutti i milanesi a causa del prezzo delle case in città che schizzerà sempre più alle stelle. Fare di Bardelli, in Giunta da pochi mesi, un capro espiatorio solo perché ha osato criticare l'imperatore Beppe, non risolverà la situazione" aggiunge in una nota.
"A gran voce la Lega continua a chiedere all'amministrazione comunale di fare in passo indietro nell'interesse dei milanesi. Il sistema Milano, inteso come apparato amministrativo di gestione evidentemente incompetente della questione urbanistica, è evidente che non abbia retto e presenti troppi buchi grigi, per nulla trasparenti. Serve cambiamento e a prescindere un commissariamento dell'amministrazione sulla materia urbanistica", conclude Piscina.